Confessioni, paure, ripensamenti in quei posti vuoti nelle gabbie di Luciano Curino

Confessioni, paure, ripensamenti in quei posti vuoti nelle gabbie Sono molti, oltre a Peci, i brigatisti che hanno deciso di collaborare Confessioni, paure, ripensamenti in quei posti vuoti nelle gabbie TORINO — Non soltanto Patrizio Peci, sono parecchi (un -numero imponente-, si legge nell'ordinanza di rinvio a giudizio) quelli che hanno parlato, si sono difesi, hanno ammesso, hanno in qualche modo aiutato i magistrati nella difficile inchiesta. Quelli che vengono definiti «pentiti». Pentiti perché? E' sempre difficile leggere dentro un uomo, capirlo. Certe scelte sono drammatiche. Uno degli arrestati ha detto durante l'interrogatorio: -Sono tra l'incudine e il martello. Se non parlo sono massacrato da una parte; se parlo sono massacrato dall'altra I giudici affermano che pentiti sono quelli che hanno riconosciuto la -fragilità delle analisi che in passato li avevano spinti ad accettare la pratica del terrorismo, con la conseguenza che essi si sono dissociati dal "partito armato" e hanno assunto un atteggiamento processuale di ammissione degli addebiti contestati: In un loro documento, invece, un gruppo di imputati ha affermato che il «pentimento» è un aspetto del «dei>iazionismo piccolo borghese- e «i traditori sappiano che la sentenza è già stata emessa-. Una minaccia, ma c'è stato anche il documento di un altro gruppo tendente a «recuperare» chi -ha avuto momenti di cedimento-. Vi erano ieri molti posti vuoti nelle gabbie, al processo contro le Br a Torino, e si è pensato che mancassero i pentiti e i semi pentiti, avendo preferito re^ stare in carcere. Mancavano Peci e altri quattordici. Non c'era, per esempio, Giampaolo Babuder, che ha ammesso di avere incendiato due auto per -provare se stesso- ma poi, si legge nell'istruttoria, si era reso conto che non poteva spingersi oltre -anche per una questione morale, per l'avversione alla violenza contro le persone-. Mancava quasi tutto il gruppo biellese. Quindi, assente Mario Bondcsan (la sua casa era frequentata da Peci, da Mario Moretti, da Barbara Balzarani e sembra anche dai capi storici Franceschini e Semeria) che ha sempre negato, finché gli sono stati fatti presenti i -benefici di legge ricollegabili al comportamento processuale-. Allora ha chiesto e ottenuto un breve colloquio con la moglie e -subito dopo modificava sostanzialmente quanto da lui detto». Ha ricordato, ha ammesso, ha precisato. Ha dichiarato di essere stato '■attratto dal discorso generale portato avanti dalle Br anche a mezzo di azioni armate, dirette contro strutture materiali e non principalmente ed immediatamente contro persone fisiche-. Dopo che le Br avevano cominciato a uccidere e ferire -aveva modificato il suo atteggiamento nei confronti dell'organizzazione, ma non ne era uscito ed anzi aveva continuato la sua "collaborazione"-. Non c'erano, ieri. Edoardo Liburno e la moglie Loredana. Erano alla prima udienza, ma lui era stato quasi strango¬ lato dà Pietro De Rosa. La moglie negli interrogatori ha insistito su un punto: la partecipazione degli elementi biellesi alle Br fu sempre limitata, non incondizionata. -Vi fu sempre un generalizzato rifiuto a partecipare ad azioni armate-. Affermano i giudici che Loredana Casetti Liburno ha svolto un ruolo rilevante nella rete biellese. ha elaborato schedature, ha contribuito al rifornimento del deposito logistico. Ma dopo l'arresto, ha dichiarato che -già da tempo lei e il marito manifestavano stanchezza, perplessità, intenzione di lasciare le Br-. Edoardo Liburno, dopo l'arresto, ha cercato dapprima di minimizzare, dicendo di avere avuto un ruolo marginale nell'organizzazione, da «mezza calzetta», per usare le sue parole. Ma poi ha raccontato dei viaggi a Mestre per ritirare armi, ha fornito notizie, precisazioni. E' vero, ha detto, che aveva prodotto della tela rosa per falsificare patenti: era riuscita bene, ne erano stati prodotti alcuni metri. Vero anche che sua moglie -fece delle "bandiere Br", ma senza accontentare il Fiore (capocolonna) che voleva, oltre alla stella a cinque punte, anche l'intera dicitura "Brigate rosse", e non la semplice sigla "Br", come invece ci si era limitati a fare-. Ne mancavano altri, ieri, e il motivo si comprendeva quando si leggeva l'istruttoria, quelle pagine dove si dice del loro pentimento e confessione. Luciano Curino

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