Torino: oggi parleranno i «pentiti» i br in aula minacciano disordini di Claudio Cerasuolo

Torino: oggi parleranno i «pentiti» i br in aula minacciano disordini Torino: oggi parleranno i «pentiti» i br in aula minacciano disordini Verrà interrogato il giovane che aveva nell'orto, a Biella, l'arsenale del gruppo terroristico - Atteso, ma nessuno sa per quando, Patrizio Peci - La misteriosa vicenda di un ex terrorista tedesco, che accusò Spazzali TORINO — Seconda udienza del processo d'assise che si celebra nell'aula A del nuovo carcere delle Vallette, contro i 73 appartenenti alla colonna torinese delle Br. La Corte ha respinto le uniche due eccezioni di nullità presentate dal difensore dell'avvocato Sergio Spazzali, uno degli imputati detenuti. Sgombrato il campo dalle questioni preliminari, poco dopo le 13 e 30, il presidente Barbaro ha pronunciato la rituale • formula: «Dichiaro aperto il dibattimento-. Nel primo processo Br, quello celebrato nella primavera del '78 nell'ex caserma Lamarmora contro i capi storici dell'organizzazione, furono necessarie nove udienze e due settimane per raggiungere lo stesso traguardo. La cronaca della mattinata registra un altro fatto importante. Gli imputati hanno fatto le loro scelte: 47 hanno firmato il comunicato n. 1 letto da Nicola D'Amore o il documento di autocritica di Serafina Nigro (per quelli che avevano confessato ma oggi rinnegano), schierandosi cosi dalla parte dei «duri». I «pentiti» sono una quindicina, compreso ovviamente il grande accusatore Patrizio Peci, Oggi, alla terza udienza, dovrebbero essere interrogati il commercialista Franco Sanna, che ha firmato il comunicato n. 1 e uno dei pentiti, Mario Curinga, nell'orto della cui abitazione a Biella era custodito l'arsenale delle Br. Da oggi il processo entrerà nella fase «calda». E' facile prevedere che i «duri» non gradiranno la presenza di uno dei pentiti. Prima di esaurire la lista dei 15 il presidente Barbaro farà venire in aula Peci. Sarà il momento più drammatico di tutto il processo. Ma veniamo alla cronaca della seconda udienza. Si comincia poco dopo le 9 e 30, con mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia fissata da Barbaro che sta spingendo a fondo l'acceleratore per non perdere tempo. Nelle gabbie ci sono 43 detenuti, tutti firmatari dei documenti letti in aula. Mancano Edoardo Liburne aggredito nella prima udienza da Pietro Rosa che voleva strangolano, e la moglie Loredana Casetti Liburno. Barbaro legge un'ordinanza, che si riferisce al tentato omicidio di Liburno: «Per garantire l'incolumità di tutti gli imputati detenuti, per evitare altre violenze, tenuto conto delle incompatibilità di certe posizioni processuali (i "duri" e i "pentiti"), si ordina che tutti gli imputati firmatari dei comunicati siano riuniti nelle prime quattro gabbie*. Le altre due resteranno a disposizione, dei pentiti. Il detenuto Nicola D'Amore si attacca al microfono. Annuncia che è stata formata una commissione di sei persone per decidere le composizioni delle gabbie. Barbaro autorizza gli spostamenti. Da questo momento i detenuti voltano le spalle all'aula, chiacchierano tra loro, utilizzano le gabbie come un loro spazio privato. Il processo è una grossa occasione per ritrovare la compagna o l'amico, non più visti dal momento della cattura. L'avvocato Gilberto Vitale di Milano, difensore di Spazzali, presenta due eccezioni di nullità dell'ordinanza di rinvio a giudizio che riguardano il suo assistito. La prima introduce in aula un personaggio equivoco, un ex terrorista tedesco, Volker Speitel, membro della Raf - Rote Armaee Fraktion). Sostiene Vitale: -Nell'aprile del 75 Speitel partecipa all'assalto all'ambasciata tedesca a Stoccolma. Bilancio dell'operazione: tre morti, una decina di feriti gravi, trenta feriti leggeri. Con questo brillante passato, a soli cinque anni di distanza, ritro¬ viamo Speitel a Città del Messico. La polizia tedesca avverte l'Ucigos di Roma che Speitel vuole parlare con il nostro console in Messico, che 4 giorni dopo raccoglie le sue confidenze. "Quando venni in Italia come membro della Raf, racconta Speitel, mi indicaro¬ no Spazzali come l'uomo giusto per entrare in contatto con le Br". Una affermazione palesemente falsa — afferma l'avvocato Vitale — perché lo stesso Peci ha detto che era Mario Moretti (l'ultimo brigatista catturato) a tenere i collegamenti tra Raf e Br. La ro¬ gatoria di Speitel in Messico doveva essere fatta da un magistrato e non dal nostro console. Nulla quindi l'ordinanza di rinvio a giudizio-, aggiunge Vitale. La seconda eccezione del legale riguarda gli atti del processo subito da Spazzali per detenzione d'armi a Varese, attualmente in corte d'appello a Milano. Replicano l'avvocato Bestente, parte civile per il ministro dell'Interno e il pubblico ministero Miletto. -Non fu possibile assumere il verbale di Speitel con rogatoria — dice Bestente — perché 4 giorni dopo la segnalazione dell'Ucigos di Roma il terrorista tedesco aveva già fatto le sue confidenze al console italiano-. -Le prove contro Spazzali sono ben altre-, aggiunge Miletto. alludendo alle accuse di Patrizio Peci. Nell'intervallo d'udienza Nicola D'Amore dalla sua gabbia scambia alcune battute con i giornalisti. Denuncia le condizioni di detenzione nel carcere di Possombrone. parla di -gente massacrata che dorme per terra- e -di un litro d'acqua al giorno da dividere in tre per cella-. Sul tentato omicidio di Liburno da parte di De Rosa commenta: « Tra noi non ci strangoliamo. Gli infami invece si meritano quella fine-. Dopo due ore di camera di consiglio la Corte respinge le eccezioni di nullità, ma dichiara inutilizzabile la lettura degli atti del processo di Varese. Il verbale di Speitel. che non ha il valore di una testimonianza, sarà valutato dalla Corte. In sostanza una vittoria ai punti per Spazzali perché questi documenti non potranno essere letti in aula. Comincia l'interrogatorio degli imputati. Dieci detenuti replicano: -Non intendo rispondere-. Giuseppe Di Cecco, ironizza pesantemente: «Cirillo (l'assessore regionale de ostaggio delle br) risponde per me-. Barbaro chiude l'udienza e rinvia a stamani. Claudio Cerasuolo Torino. Un'imputata, la professoressa Adriana Garìzio, a colloquio con la figlia (A. Bosio)