A San Vittore un drogato si impicca due altri detenuti sono accoltellati
A San Vittore un drogato si impicca due altri detenuti sono accoltellati Si aggrava la situazione del carcere deUa violenza A San Vittore un drogato si impicca due altri detenuti sono accoltellati I tossicodipendenti, un quinto della popolazione carceraria, non hanno praticamente alcuna assistenza e cercano la morte nelle crisi di astinenza - Intanto i «boss» della mala continuano a spadroneggiare infliggendo dure «lezioni» a chi sgarra MILANO — Ancora il carcere di San Vittore: ancora violenza, ancora disperazione. Due detenuti. Salvatore Martella. 39 anni ed Egidio Siloperto, 22 anni, entrambi in carcere per reati comuni, sono stati accoltellati. Il primo in modo piuttosto serio: ricoverato in ospedale ne avrà per venti giorni. Silenzio, ovviamente, sulle circostanze e i motivi dell'aggressione. Ma l'episodio più grave riguarda Alessandro Carbone. 32 anni di Roma: tossicodipendente, in attesa di giudizio per furto. E' stato trovato morto impiccato in un gabinetto. Il magistrato che conduce l'inchiesta ne ha ordinato l'autopsia, ma al «99 per cento si tratta di suicidio». Probabilmente una decisione maturata in una di quelle cri¬ si di astinenza che i drogati rinchiusi a San Vittore non hanno nessun modo di superare. Non è la prima volta infatti che tra i tossicodipendenti si registrano casi di suicidi e tentati suicidi: è solo di alcuni giorni fa la notizia di un giovane che ha cercato di tagliarsi le vene. I tossicodipendenti, detenuti per piccolo spaccio o per reati (furti) commessi per procurarsi la droga, sono il 20 per cento di tutta la popolazione carceraria, di cui 130 nel raggio ad essi destinato. Per nessuno viene applicata la cura al metadone, pure prevista negli ospedali della Lombardia: per le loro crisi ci sono solo dosi abbondanti di valium. Non è prevista alcuna assistenza dì tipo socio-educativo e in più spesso sono sottoposti a violenze e pestaggi da parte di altri detenuti. In sostanza la situazione più drammatica del dramma del carcere, ma a San Vittore non c'è solo la disperazione dei drogati: c'è la violenza continua, quotidiana. I «boss» della malavita all'esterno continuano ad esserlo all'interno, con poteri di controllo e di punizione per chi «sgarra». -In realtà — si legge ad esempio in un rapporto redatto da Democrazia proletaria che sulle carceri in Lombardia ha preparato un nutrito dossier — nel carcere non si può parlare della presenza di uno Stato forte e repressivo ma di inesistenza dello Stato e dello Stato di diritto. Si assiste cosi al predominio delle leggi selvagge e barbare dei singoli, delle corporazioni, dei forti». Neppure da parte delle autorità vi è la necessaria «sicurezza legislativa»: a San Vittore manca infatti il regolamento interno previsto della riforma. «Ciò significa — si legge ancora nel rapporto — il libero arbitrio interpretativo delle leggi e dei regolamenti. Sia per quanto riguarda le strutture del carcere, sia per la disciplina». In questo stato di cose a San Vittore prosegue l'agitazione proclamata unitariamente dai detenuti (blocco del centro clinico, ritardi nei rientri dopo «l'aria»). Chiedono migliori condizioni di vita all'interno, un'assistenza sanitaria adeguata, più libertà ai colloqui con i familiari. A questa agitazione finora le autorità hanno risposto solo con una perquisizione. Sono stati trovati un coltello, quattro spranghe, due paia di forbici, ma non si è poi impedito il ripetersi di episodi di violenza, come dimostra l'accoltellamento dei due detenuti. s. mr. MIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIÌ
Persone citate: Alessandro Carbone, Egidio Siloperto, Salvatore Martella
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