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Mosca: alla Nato ha vinto l'Europa sui «falchi» Usa di Fabio Galvano
Mosca: alla Nato ha vinto l'Europa sui «falchi» Usa Reazioni alla riunione di Roma Mosca: alla Nato ha vinto l'Europa sui «falchi» Usa Ma sui termini del negoziato estremo riserbo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Una vittoria della moderazione europea sui «.falchi» americani, e quindi un riconoscimento di fatto per l'offensiva di pace del Cremlino: cosi, nel primo commento «a caldo» sul vertice Nato di Roma, l'agenzia Tass interpreta l'annuncio americano di voler avviare trattative sugli euromissili entro la fine dell'anno. Con il «senno di poi» si potrebbe dire che i sovietici prevedevano questo raggio di luce sui rapporti tra Est e Ovest: la notizia da Roma, infatti, ha raggiunto Mosca poche ore dopo la pubblicazione sulla Pravda dell'articolo di Georgij Arbatov. lo «specialista» Urss di cose americane, nel quale si poteva intravedere lunedi un nuovo atteggiamento di Mosca verso Washington: come se il Cremlino, insomma, si stesse preparando ad accogliere un gesto distensivo dall'altra superpotenza. La voce del Cremlino spiega l'annuncio del segretario di Stato americano Haig come «tentativo di smorzare le proteste dell'Europa Occidentale contro la politica militarista degli Usa». La Tass afferma anzi che Haig era andato a Roma deciso a ottenere l'incondizionato sostegno europeo ai programmi per gli euromissili: le perplessità del Belgio e dell'Olanda, ma anche il «si» tedesco condizionato all'avvio di trattative, lo avrebbero indotto a cambiare registro. La protesta contro gli euromissili, afferma l'agenzia, «soffia su tutta l'Europa». Questo non significa che Mosca si lasci improvvisamente travolgere da espressioni di ammirazione o d'entusiasmo: come sempre, anzi, la cautela è estrema. Non si tace neppure l'ipotesi che l'annuncio di Haig possa finire per rivelarsi unicamente un -bel gesto- per sanare quello che per i sovietici è un contrasto ormai esplicito fra Washington e gli alleati. E ancora la Tass rileva, col chiaro proposito di sottolineare quanto sia ancora inadeguato il passo Nato, che il negoziato dipende per Haig da -certe condizioni», mentre «l'Unione Soinetica si pronuncia per l'avvio immediato della trattativa senza condizioni preliminari». Il vertice di Roma risponde dunque, nella sua conclusione più appariscente, a due linee chiaramente espresse da Mosca in questi ultimi mesi: la priorità data in politica internazionale alla questione degli euromissili (dalla moratoria proposta da Breznev al congresso pcus fino al suo appel¬ lo del 7 aprile a Praga) e il costante impegno per sfaldare il fronte comune dell'Alleanza atlantica, per indurre gli europei a esercitare crescenti pressioni sugli americani, naturalmente in direzione filosovietica. Su questi temi, quali essi sono stati proiettati sul vertice di Roma, pone l'accento la voce monocorde della stampa sovietica: dell'intervento di Forlani si citano le parole più spiccatamente pacifiste e distensive nei confronti di Mosca: di quello del segretario generale Luns (-considerato odiosamente filoamericano pensino dai leaders della Nato», ha scritto la Tass) si dice che -ha preso le mosse dalla propaganda Usa-. Ma non manca, in questo fievole attimo di distensione, la minaccia che Mosca accompagna sempre alle sue offerte di pace. Il Pentagono e la Nato credono davvero che l'Unione Sovietica, in caso di mancato accordo sugli euromissili, non possa adottare contromisure? Niente affatto: i missili sovietici a medio raggio SS-20 (è una sigla data dalla Nato, qui si chiamano -pionieri», anche se i russi non lo dicono e preferiscono usare la terminologia occidentale) «non rappresentano il limite delle possibilità tecniche sovietiche». La Tass, in un commento da Roma, sottolinea anche le «serie difficoltà fra i partners del blocco-, discordi nella stesura del documento finale, e liquida in poche righe tutto ciò che non ha sapore di «resa americana» alla volontà europea. Il comunicato, afferma, -è una ripetizione delle vecchie e assurde denunce della propaganda Nato, a proposito di una "minaccia da Est"oltre che del problema afghano e degli avvenimenti in Polonia-. In ogni caso, conclude l'agenzia, le «condizioni» poste da Washington all'avvio del negoziato non piacciono agli alleati degli Usa. Tanto meno, c'è da immaginare, all'Urss. Fabio Galvano
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