Viaggio fra i Castelli Romani dove la terra trema da un mese di Giuseppe Zaccaria

Viaggio fra i Castelli Romani dove la terra trema da un mese Per un terremoto che (dicono) non distruggerà nulla Viaggio fra i Castelli Romani dove la terra trema da un mese Scosse di 3° e 4° grado a cadenza quasi oraria - La gente di Lanuvio, Nemi e Albano teme una catastrofe malgrado tutti gli appelli degli esperti alla calma ROMA — Questo, dicono gli esperti, è un terremoto che non distruggerà nulla. Qualche vecchia casa, è vero, è lesionata, qualche scuola è stata chiusa, due o tre chiese sono state dichiarate inagibili, ma solo per precauzione. Non c'è da temere, ripete ogni mattina la radio: le scosse che da più di un mese (e da una settimana, con cadenza quasi oraria) fanno tremare l'intera zona dei Castelli Romani, sono solo di assestamento. Terzo, forse quarto grado della scala Mercalli: di che giustificare un po' di spavento, qualche preoccupazione. Ma nulla di più. •Anche noi lo stiamo ripetendo alla gente — conferma Romeo D'Alessio, sindaco comunista di Lanuvio —. Diciamo a tutti che non c'è da temere, che le scosse si stanno attenuando. Ma anch'io qualche sera fa, verso mezzanotte, ho sentito una scossa e per un po' non ho capito più niente...-. A Lanuvio i Vigili del Fuoco hanno rilevato lesioni in una decina di case del centro storico; ieri D'Alessio ha ottenuto dal Provveditore che una scuola elementare, in attesa di controlli alle strutture, chiudesse temporaneamente i battenti. A Monteporzio Catone hanno dichiarato inagibile la chiesa di San Gregorio Magno, ad Ariccia hanno sgomberato un'ala del vecchio ospedale. Abitazioni pericolanti sono state abbandonate a Nemi, Albano, Grottaferrata. Questo perfido terremoto strisciante arriva ogni notte, per molti quasi inavvertibile, torna dopo una. due ore. fa oscillare i lampadari, non compromette la stabilità degli edifici. Le crepe più larghe che finora ha provocato si sono aperte nel modo di vivere della gente. • Ogni notte — dicono dal "Patata", ristoratore di Marino — si va a letto con l'idea che tra poco una scossa ci sveglierà». Ogni sera, sono sempre di più le persone che riescono ad addormentarsi solo coi tranquillanti. Al Comune di Nemi, a chi cerca il sindaco, la centralinista risponde (an- cora spaventata dalla scossa delle 11,10) che il sindaco non c'è, il vicesindaco nemmeno: «Se ne sono andati, sono al mare». Con loro, migliaia di persone dei Castelli migrano ogni notte verso i centri della costa. Il terremoto, se arrivasse davvero, si avvertirebbe anche là, ma almeno, nelle villette del litorale, le probabilità di scamparla sono maggiori. «La vita deve continuare — dice Ugo Galieti, assessore al bilancio del Comune di Genzano — ma la gente è sempre più preoccupata, ormai in casa non si dorme più'. Per allontanare i rischi della catastrofe, ma più ancora per evitare la paura del terrore, tutti i mezzi sono buoni: chi ha una casa al mare o in campagna, ci va. Chi può. chiede ospitalità a parenti o amici. Se non ci sono alternative, si dorme in macchina. Se si resta in casa, si va a letto vestiti. «Da Una settimana — dicono a Velletri. dove i Vigili hanno dichiarato inagibile anche il tribunale — viviamo da provvisori: il gas sempre staccato, l'auto carica e pronta a partire, i vicini che si vedono sempre meno. Ogni notte, questa sembra diventare una città fantasma'. Condannare queste reazioni, è sempre più difficile. Psicosi del terremoto? «In parte — rispondono alla prefettura di Roma, dove da qualche giorno si controlla la situazione, approntando possibili soccorsi — ma le scene del terre¬ moto d'Irpinia sono ancora sotto gli occhi di tutti: come potrebbe, la gente, non allarmarsi?'. Da un paio di giorni ci si è messo anche il tempo, che è peggiorato improvvisamente, addensando nuvoloni neri sui laghi e sui boschi della zona, calando d'improvviso i Castelli in un clima quasi autunnale. In questa cornice, i timori non possono che montare. Ieri perfino la radio ha annunciato, da parte dei sindaci della zona, la richiesta al governo di alcune decine di roulottes. •In realtà — spiegano in prefettura — nessuno ce le ha chieste: comunque stiamo cercando di stabilire, per ogni eventualità, dove trovarle'. Di piani di emergenza non si parla: gli esperti invitano alla calma, la protezione civile (chissà poi quale) è in stato d'allerta. La preoccupazione maggiore, in questo momento, è quella di non provocare maggiore allarme tra la gente dei Castelli. Cosi, se non altro per scaramanzia, nessuno parla degli ordini impartiti a stazioni di carabinieri e commissariati di polizia per un immediato intreccio di contatti radio nel caso in cui i collegamenti telefonici «saltassero». E solo per caso si può apprendere del «piano di emergenza» concordato con la Polizia Stradale per favorire — nell'improbabile caso di scosse più forti — l'evacuazione della zona e un rapido intervento dei soccorritori. Per il momento, sono i Vigili del Fuoco, comandati dall'ingegner Elveno Pastorelli (che ha lanciato un appello alla gente perché rientri nelle case), ad assumersi ancora una volta l'onere dei primi interventi, con quattrocento uomini nella zona, centri mobili, continui contatti radio. Non succederà nulla, certo: ma non si sa mai. Quel che tra qualche tempo sarà interessante stabilire è quanto quel «non si sa mai» avrà influito sul modo di vivere della gente dei Castelli. Giuseppe Zaccaria