Addio alla zootecnia?

Addio alla zootecnia? Preoccupanti dati alla rassegna di Reggio Emilia Addio alla zootecnia? Le importazioni si fanno più incalzanti, soprattutto nel settore suinicolo - La prova che i nostri agricoltori investono meno: nell'80 il consumo di mangimi è diminuito di 8 milioni di quintali, e di 12 milioni quello dei fertilizzanti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO EMILIA — Nella patria del suino si teme di non essere più capaci a reggere la concorrenza dei maiali olandesi, danesi, belgi. A vedere i bellissimi esemplari esposti alla Rassegna internazionale di Reggio Emilia (resterà aperta fino a stasera), non si direbbe: 700 suini nazionali iscritti, in rappresentanza di tredici province. Però se, aggirandosi tra i capannoni, si cercano i nomi delle razze, si leggono solo parole straniere: Large White, Landrace, Hampshire, Duroc, Spott, Piétrain. Evidentemente i lavori di selezione sono stati fatti all'estero, e i nostri suinicoltori devono ammettere, che questo lavoro di selezione è servito anche a loro, perché hanno potuto disporre di razze migliori. Diciamo questo senza per nulla sminuire il lavoro dei nostri suinicoltori, ma perché ci sono giunte voci, parlando con alcuni espositori stranieri, che gli allevatori italiani vorrebbero limitare la partecipazione estera alla rassegna, per non doversi confrontare con quella concorrenza. In sostanza, si tratterebbe di questo: introdurre nei regolamenti al concorso internazionale dei vincoli per subordinare all'invio in rassegna anche di soggetti che, per età e taglia, non siano vendi¬ bili: questo costringerebbe gli allevatori stranieri a riportare indietro gli animali, una volta esposti, cioè a trasportarli solo per il concorso, mentre essi vogliono anche venderli. Questo significherebbe costringere gli allevatori stranieri a non partecipare alla rassegna. Detto questo, a Reggio Emilia si sono sentite le solite lamentele che durano da anni: si importano troppi suini e troppa carne di maiale (4 milioni 450 mila quintali nell'80. il 22 per cento più del '79, con un esborso di quasi mille miliardi di lire). Come il nostro governo in¬ tende aUitare questo importante settore zootecnico? Lo ha detto il sottosegretario all'Agricoltura, Anselmo Martoni. «Occorre — ha detto Martoni — una politica economica che blocchi l'inflazione (non è una novità, n.d.r.), in sede comunitaria, poi. si dovranno richiedere con estrema fermezza adeguate misure che mettano i suinicoltori italiani in condizioni di parità produttiva. Della suinicoltura si è anche parlato in una conferenza organizzata dal Cimaco (Consorzio nazionale zootecnico delle cooperative bianche), una struttura con 20 mila so¬ ci, '274 miliardi di fatturato. Il presidente del Cimaco. Remo Bedogni, ha criticato la scarsa attenzione dedicata dalla classe politica all'agricoltura. Non dobbiamo meravigliarci — ha aggiunto Bedogni — se l'agricoltura e la zootecnia in particolare regrediscono: nel solo 1980 sono stati venduti 8 milioni di quintali di mangimi e 12 milioni di quintali di concimi in meno: d'altronde i recenti aumenti dei primi fino a 2 mila lire il quintale e dei secondi da 3 a 5 mila lire non incoraggiano certo lo sviluppo dell'agricoltura. Livio Durato

Persone citate: Anselmo Martoni, Bedogni, Martoni

Luoghi citati: Reggio Emilia