La «guaritrice del compagno Breznev» divide scienziati e giornali sovietici di Fabio Galvano

La «guaritrice del compagno Breznev» divide scienziati e giornali sovietici Dzhuna Davitashvili rilancia tra consensi e critiche le sue «teorie» La «guaritrice del compagno Breznev» divide scienziati e giornali sovietici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Sarà una coincidenza, ma ogni volta che si rivede un Breznev energico e ringiovanito si riparla di lei. Dzhuna Davitashvili. la guaritrice georgiana poco più che trentenne alla quale la voce del popolo attribuisce il merito d'aver curato il capo del Cremlino. Le smentite, a questo proposito, non sono mai state ufficiali; al contrario tutti ricordano le parole di un giornale sovietico dell'anno scorso — un lapsus? — secondo il quale la donna aveva -curato persone sconosciute e anche altre che tutti conoscono-. Il Breznev che porta i suoi 74 anni molto più disinvoltamente di quanto tre anni fa ne portasse 71, la ripresa fisica di un uomo che pareva finito e della cui malattia non s'è mai saputo nulla di preciso, potrebbero essere il miglior biglietto da visita per questa giovane donna con occhi e capelli corvini, se solo le fosse concesso di sfruttarlo ai fini più che personali della carriera. Di fatto si parla molto di lei. Non sempre, però, in termini d'encomio. Quello dei guaritori non è, nel paese del realismo, un capitolo che il mondo scientifico sia disposto ad accettare senza contestazione: anche la «tavola rotonda» che in questi giorni ha riproposto la Davitashvili all'attenzione del pubblico, dalle pagine del mensile Ogonek, ha trattato non tanto dei successi di questa guaritrice e dei suoi 200 colleghi moscoviti, quanto della ricerca scientifica nel campo dei poteri extrasensoriali, dei dubbi che essi sollevano. L'estate scorsa la guaritrice georgiana fu strenuamente difesa dalla Komsomolskaja Pravda. Disse il giornale dei giovani comunisti: -Le sue cure non sono in contrasto con la medicina ufficiale, ma in piena armonia con essa-. Sostenne la presenza di un -campo biologico- che emanava dalla donna e concluse parlando di -impulsi acustici e ottici-. Provvide la Literaturnaja Gazeta, qualche tempo dopo, a ridimensionare la credibilità della guaritrice. Il -campo biologico-, scrisse il giornale, non esiste: «Certe affermazioni sono insostenibili-. Riparti all'attacco la Komsomolskaja Pravda, in uno dei pochi battibecchi che si siano mai visti fra giornali sovietici, tutti rigorosamente della stessa parrocchia. Nella «tavola rotonda» di Ogonek, pubblicata proprio mentre i russi vedevano alla televisione le immagini di un Breznev in gran forma per la visita di Gheddafi. la Davitashvili ha cercato di dare una spiegazione dei propri poteri, ed è quella che qualsiasi guaritore potrebbe dare, in ogni parte del mondo. Ha ripresentato la teoria del -campo biologico-: «Ogni malattia — ha detto — provoca una diver¬ sa sensazione nelle mie mani. Sento come una puntura, o caldo, o freddo, o altre sensazioni che non riesco a descrivere-. Altri partecipanti — medici veri, alla Davitashvili si rimprovera di non essere neppure infermiera — hanno espresso scetticismo: -Attenzione all'uso di questi metodi — ha detto lo scienziato Jurij Nikolaev — devono ancora essere studiati-. E una dottoressa: «Si sono osservati effetti positivi di queste cure sul sistema nervoso periferico-. Ciarlatana, come disse Sovietskaja Kultura in una sua dura critica ai medici-stregoni, o guaritrice di predio? Fabio Galvano

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