«Stiracchiava» la scienza per farle dire ciò che lui voleva

«Stiracchiava» la scienza per farle dire ciò che lui voleva «Stiracchiava» la scienza per farle dire ciò che lui voleva SULL'OPERA di Pierre Teilhard de Chardin condivido il severo giudizio espresso da due tra i massimi biologi del nostro tempo: Sir Peter Medawar. ne «L'arte del solubile., e Jacques Monod. ne «Il caso e la necessità.. La grandiosa sintesi tentata dal gesuita francese tra leggi evoluzionistiche e tradizione rivelata si fonda su premesse errate e l'intera sua costruzione, fissurata da ogni lato, mi appare contraria al senso attuale delle scienze della vita e. per quanto qui possa benissimo sbagliarmi poiché esula dalle mie preoccupazioni, anche al senso attuale di tutta una nuova, interessante teologia cristiana. Punti di contatto più solidi e proficui mi sembra sussistano, invece, tra la lezione della biologia moderna e la lezione di una teologia, come quella di Eugen Fink, centrata sul «gioco come simbolo del mondo... cioè sulla «gratuità» e la contingenza del creato. Verso Teilhard de Chardin ho quella diffidenza che. senza eccezione, provo per tutti coloro che pretendono di «umanizzare» la scienza, o di estetizzare le leggi scientifiche, quasi che la scienza fosse, presa alla lettera, non abbastanza umana o non abbastanza degna. Questa «sensiblerie». a torto considerata umanistica, mena, talvolta, all'anti-razionalismo e. sempre, a una rimpolpettatura di scienza a mezza cottura .e di filosofia estetizzante. Su altro, autorevolissimo versante, si ricorderanno i caustici versi di Eugenio Montale «a un gesuita moderno»: «Ti dirò che la pelle mi si aggriccia > quando ti ascolto.. Teilhard viene incaritatevolmente bollato come

Persone citate: Chardin, Eugen Fink, Eugenio Montale, Jacques Monod, Peter Medawar