Nelle canzoni Anni 30 l'Italia che rideva su Crapa pelada di Roberto Leydi

Nelle canzoni Anni 30 l'Italia che rideva su Crapa pelada La musica leggera «dei ricordi» Nelle canzoni Anni 30 l'Italia che rideva su Crapa pelada UNO dei dischi («ballabili» come si diceva allora) più intelligenti, piacevoli e musicalmente interessanti pubblicati in Italia negli Anni Trenta è certo Crapa pelada. Non quello, divenuto celebre, del Quartetto Cetra, bensì quello, precedente, dell'Orchestra «Circolo Ambasciata» di Milano. E' un'esecuzione jazzistica spiritosa che presenta alcuni musicisti di qualità, come Nino Impallomeni, Luigi Mojetta, Aldo Rossi, Libero Massara, Romero Alvaro, Gorni Kramer, Virgilio Marzorati, Luciano Zuccheri, Ubaldo Beduschi e «Pinun» Ruggeri. I versi nonsense della filastrocca milanese emergono tra i piacevolissimi assoli in un'esecuzione «scat», all'americana certo, ma anche con un sottile gusto di presa in giro. E a cantare sono alcuni degli stessi suonatori. Più Vittorio Belleli. Questo Crapa pelada è del 1936. Due anni più tardi per Vittorio Belleli, il più «americano» dei cantanti italiani di quegli anni, incominceranno giorni difficili. Perché Belleli era ebreo e soltanto fino alla guerra la protezione di certi giovani della Torino elegante che spendevano anche il nome del Principe di Piemonte riuscirà a garantirgli il lavoro. E, nel 1943, Vittorio Belleli dovrà addirittura fuggire, come altri, in Svizzera. Ho ricordato Vittorio Belleli riascoltandone la voce nei primi dischi della serie Le camoni dei ricordi che la Cetra, attingendo ai suoi archivi, va pubblican- •do (sono usciti finora già venti album). Un'impresa, questa delle Cansoni dei ricordi, che continua l'altra importante iniziativa, sempre della Cetra, cioè la serie II fonografo italiano. Se II fonografo italiano ci ripropone una scelta delle canzoni italiane dall'inizio del secolo agli Anni Quaranta. Le camoni dei ricordi vogliono coprire il decennio seguente, lungo gli anni dolorosi e difficili della guerra e i giorni di speranza all'indomani della Liberazione. E' una sfilata di motivi noti (almeno ai non giovani) e di motivi dimenticati che possono certo offrirsi a considerazioni di gusto e di costume, ma che anche potrebbero esser utili per un discorso serio (finalmente) sulla musica leggera italiana. Certo non è tutto splendore e meraviglia, musicalmente e poeticamente, ciò che le due serie della Cetra ci ripropongono (o, per moltissimi, propongono), ma le pagine belle, intense, intelligenti. soprattutto professionali non mancano. E' curioso che proprio la nuova serie. Le camoni dei ricordi, attingendo a un materiale assai meno archeologico rispetto a quello che alimenta II fonografo italiano, e offrendosi al pubblico più con seduzione di nostalgia che di documentazione, sviluppi, nelle copertine boccasiliane delle Grandi firme di Pitigrilli. un discorso più serio, più informato, meno svagato e supponente di quello delle copertine del Fonografo. I curatori (Ettore Mino- retti e B.G. Lingua) si muovono con affetto tra queste matrici di ieri e senza vergogna dedicano la loro attenzione a ricordarci le vicende di Cinico Angelini o di Alberto Rabagliati. di Lina Termini e di Dea Garbaccio, di Alfredo Clerici e di Nella Colombo, consapevoli senza ostentazione che anche fra questi ballabili e queste canzoni è passata un po' di storia e un po' di musica. E cosi, se nei commenti al Fonografo italiano s'avverte la preoccupazione dell'intellettuale che vuol render chiaro a tutti che si occupa di queste cosette lo fa in una specie di vacanza (e il risultato, con qualche eccezione, è il ricorso al luogo comune dello pseudo intellettualismo), in queste pagine che accompagnano l'ascolto delle canzoni degli Anni Quaranta c'è la solida modestia di chi ci dà notizie e avvia, persino, un discorso critico. Viene da chiedersi, naturalmente, quale sia il pubblico di queste due serie discografiche tanto preziose. Signori di una certa età che. finalmente, scoprono che i discografici hanno deciso di occuparsi anche di loro (e non soltanto dei «giovani»)? Archivisti ansiosi di ricomporre anche con le facili canzoni il panorama del nostro passato? Giovani che scoprono (credo con sorpresa) che il paradiso della canzone non l'hanno inaugurato i Beatles? L'augurio è che un pubblico questi dischi l'abbiano, per premiare l'intelligenza e il coraggio della Cetra che ritrova, anche con queste iniziative, la sua funzione di casa discografica pubblica, con doveri e compiti di formazione e di cultura. E per tornare a quel ricordo di Crapa pelada (che nei dischi la Cetra ci ripropone nella versione del Quartetto Cetra e non. purtroppo, in quella dell'Orchestra «Circolo dell'Ambasciata», anche perché a suo tempo pubblicato dalla Columbia), vai forse la pena di ricordare che per molti (ed erano gli anni del fascismo morente) l'associazione con l'altro più illustre e temibile crapa pelada (cioè Mussolini) era immediata. Un piccolissimo, insignificante, ma non inutile, modo di proiettare nel grottesco e nel ridicolo un simbolo. Roberto Leydi II trio Lescano

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