Con l'incubo di Caligari il cinema diventò espressionista di Gianni Rondolino

Con l'incubo di Caligari il cinema diventò espressionista Ritorna il saggio di Kurtz Con l'incubo di Caligari il cinema diventò espressionista TUTTI noi ricordiamo Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene. il film tedesco del 1920 che. diffusosi a macchia d'olio fuori dai confini della Germania, diede origine a quello che fu definito il «caligarismo» o più in generale l'«espressionismo» cinematografico. Un film dell'orrore, dell'angoscia, un mondo allucinato e allucinante di pazzi dominato dal potere e dalla volontà omicida di un pazzo, che ancor oggi si ricorda per le scenografie sghembe, la recitazione antinaturalistica di Werner Krauss e Conrad Veidt. il taglio radente delle luci sugli sfondi ombrosi d'una città fantastica, la delirante storia d'amore e di morte che coinvolge e travolge i personaggi. Sono immagini e ricordi che ci trasciniamo dietro da anni e ricompaiono con prepotenza ogniqualvolta ripercorriamo la storia della Germania di Weimar o del cinema tedesco di quegli anni, o di quella che in¬ dichiamo come la «cultura dell'espressionismo». Sono immagini e ricordi che sottendono anche questo libro esemplare. L'espressionismo e il film, scritto da Rudolf Kurtz nel 1926 e ottimamente presentato nell'edizione italiana di Longanesi da Pier Giorgio Tone. che vi ha premesso un'ampia introduzione e ha corredato il testo di utili note e indici. Il libro infatti, che è il primo consuntivo, «a caldo», dell'esperienza cinematografica dell'espressionismo, si articola e sviluppa proprio attorno al capolavoro di Wiene, considerato a ragione il punto di partenza ma anche, per certi aspetti, il punto d'arrivo (paradossalmente) del cinema cosiddetto espressionista. Nel senso che Caligari, per la sua intrinseca originalità formale e per il successo di pubblico e di critica che ebbe, creò un nuovo genere filmico, un nuovo stile, ma al tempo stesso risultò insuperabile, un modello irripetibile, de- stinato a essere usato come termine di riferimento obbligato per i film che seguirono, tutti — qual più qual meno — inferiori all'originale. Il fatto è che. nella prospettiva estetica e critica di Kurtz, il cinema, per la sua natura spettacolare e popolare, non poteva risolvere totalmente sul piano della forma le molteplici esigenze innovatrici e rivoluzionarie nate dal movimento espressionista, cosi come si erano manifestate nella pittura, nella letteratura, nella musica. La violenta contrapposizione all'impressionismo, cioè all'arte della sensazione epidermica, del momento fuggitivo del reale quotidiano, fece dell'espressionismo il nuovo modello di un'arte chiusa nella sua totale autonomia estetica, ma al tempo stesso aperta alle più diverse esigenze della creatività e dell'espressione genuina. Quasi un misto di razionalità e di istintualità che si esprimeva in forme d'un rigore assoluto. In questa prospettiva il cinema doveva fare i conti con la spettacolarizzazione del razionale e dell'istintivo, con la sua natura eminentemente riproduttiva d'una realtà preesistente. Il Caligari fu come una scommessa, vincente, contro le leggi stesse del cinema, accentuandone l'irrealismo. l'artificio, il «trucco». E apri la strada ai film «espressionisti», che spesso si contentarono di contrabbandare drammi tradizionali sotto le spoglie d'uno stile inconsueto, di immagini deformate. Per questo Kurtz preferisce soffermarsi su quello che fu definito «film assoluto», sulle opere astratte o sperimentali di Eggeling. Richter, Ruttmann, Léger. Picabia. che negavano radicalmente ogni «spettacolarità» e «narratività», affidandosi unicamente alle peculiarità del cinema. E le considera, in questa nuova luce, espressioniste. per quella sintesi di razionalità e istintualità di cui s'è detto. Col rischio, ovviamente, di fare d'ogni erba un fascio. Ma l'analisi che egli fa dei caratteri peculiari dell'espressionismo e le considerazioni che sviluppa sulla natura del cinema e sui modi della sua configurazione come arte espressionista, fanno del suo libro un testo ancora oggi fondamentale. Gianni Rondolino R. Kurtz, L'espressionismo e il film. A cura di P. G. Tone. Longanesi, LXII-190 pagine, 14.000 lire. Un fotogramma de «Il gabinetto del dottor Caligari»

Luoghi citati: Germania, Weimar