di Alfredo Chiàppoli

di Alfredo Chiàppoli Nuova serie - Anno VII - Da sinistra: Oscar Wilde, di Beardsley; 'Baudelaire, foto di Carjat , T A felicità è un'idea I j nuova per l'Europa», firmato Saint Just. Era il motto dei .Tre incontri sulla felicità» organizzati la settimana scorsa a Roma dall'Arci, associazione dei giovani della sinistra socialista e comunista, per dibattere (43 relazioni accademiche, molto pubblico deluso, poco sugo) la politica del cuore: pochi giorni prima, a Milano, il convegno sui sentimenti promosso dalle donne comuniste aveva discusso come vivere felici senza ideali in cui sperar; e Nilde Jotti confida ai giornali quand'era invece brutto ai tempisuoi, quando il pei bacchettone non voleva che lei e Togliatti si amassero e intralciava la loro felicità. Agli appuntamenti con le mode frivole, istituzioni pesanti come la sinistra storica e la televisione di Stato arrivano sempre in ritardo. Il teleromanzo breve della prima rete, geniale sintesi di melensaggine giovanilista e irrealtà da tavolino, è intitolato direttamente La felicità; nel revival della cinecommedia degli anni fascisti, l'anziana Elsa Merlini dal sedere piatto canta saltellante «Oh come son felice, felice, felice, il cuore me lo dice»; nella pubblicità Giulietta Masina Disegno di C. Waller freschi e brillanti è necessario alla crescita dell'amore e della felicità»; «Dialogare nudi può aiutare una coppia a una maggiore profondità e lealtà nel rapporto. Nella confortevole privacy della sua casa, la coppia sieda completamente nuda a gambe incrociate, a circa due metri uno dall'altra...». Un po' di facile orientalismo («occorre crescere, condividere, trascendere»), molte ovvietà in capitoletti (fare ginnastica per la felicità, il silenzio risanatore, saper ascoltare, siamo positivi, due metà non fanno un intero, sana sessualità, superiore coscienza, valori universali). Risultato: scemenze. Ottimista della Volontà, Roberto Vacca (autore di Come imparare più cose e vivere meglio, dev'essere lui pure il Giacomo Elliot autore di Come diventare ricchi nel 1981) sa che anche i soldi, anche la conoscenza, anche l'assenza di depressione e disperazione fanno la felicità. Isuoi manuali sono in realtà pretesti d'autobiografia, fonti d'esatta informazione sui meccanismi economici e sociali, strumenti d'educazione al pragmatismo utilissimi in una cultura giuridico-etico-estetica come la nostra. «Sapere di più è meglio che sapere di meno, più cose sappiamo più vantaggi possiamo avere», è l'ovvia e virtuosa idea centrale. La vita quotidiana può risultare semplificata, gli individui possono essere meno dipendenti dagli altri e sentirsi meno insicuri o inetti se. anziché affidarsi agli infiniti esperti e specialisti, acquistano svariate capacità e tentano d'impadronirsi di conoscenze anche pratiche: come funzionano gli elettrodomestici o le previsioni del tempo, cosa dicono le leggi, come s'imparano le lingue straniere e l'esercizio della memoria e la matematica, quali sono le idee politiche essenziali, come diventare abbastanza ricchi giocando in Borsa. Ambizione enciclopedica,, ideale d'individuo autosufficiente, promozione della conoscenza, praticità: interessanti e divertenti da leggere, percorsi da lampi di piacevole eccentricità, i manuali di Vacca corrispondono bene all'aspirazione più contemporanea. Che magari non è tanto d'inseguire l'astrazione precaria della felicità come ersatz delle ideologie in crisi, quanto d'acquisire tecniche e capacità concrete: non di sognare la felicità, ma d'imparare -come si fa» a sopravvivere. Lietta Tornabuoni Harold h. Bloomfield Come trovare l'amore e essere felici, Rizzoli, 207 pagine, 6.500 lire. Roberto Vacca Come Imparare più cose e vivere meglio, Mondadori, 233 pagine, 8.000 lire. Giacomo Elliot Como diventare ricchi nel 1981, SugarCo, 175 pagine, 5.000 lire. della stessa situazione di conflitto che dovrebbe superare. Già Nietzsche aveva osservato che solo il lavoratore della città industriale moderna — operaio o uomo d'affari che sia — può apprezzare come arte certa musica troppo carica di effetti emotivi, o certi drammi troppo pieni di colpi di scena: poiché va al concerto o al teatro solo per riposarsi e «rilassarsi», i prodotti per il suo palato devono essere piuttosto rozzi. Allo stesso modo, l'ideale della felicità come una situazione senza conflitti è l'ideale che vale solo per l'uomo prigioniero dei conflitti... n destino del problema della felicità nella filosofia è, forse, anche il destino che esso ha nell'esperienza individuale. Inizialmente, in certi momenti di rivolta, la felicità si presenta come il recupero di bisogni profondi ingiustamente repressi e colpiti da una sorta di tabù. Ma (e il caso tipico è forse quello della «liberazione sessuale» che abbiamo vissuto negli ultimi anni) una volta che il tabù è caduto, e la felicità è stata riconosciuta come un diritto fondamentale, come un legittimò oggetto di discorso é di indagine, allora essa appare come qualcosa di estremamente variegato, percorso da differenze, inafferrabile, in definitiva di nuovo pieno di conflitti. Il tabù, l'arcano proteggeva la felicità dagli attacchi del discorso critico. Ora che l'abbiamo guardata in faccia, ne abbiamo scoperto il costitutivo carattere problematico. Non è quella condizione di conciliazione suprema che avevamo creduto: o almeno, in questa forma essa non ci interessa poi tanto: e forse in definitiva non è così importante... Gianni Vattimo Numero 266 - Sana'o 18 aprile 1981 di Alfredo Chiàppoli P PS

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