Needham, un vecchio saggio che rivela ai cinesi la storia della loro scienza

Needham, un vecchio saggio che rivela ai cinesi la storia della loro scienza Incontro con l'ottantenne sinologo inglese Needham, un vecchio saggio che rivela ai cinesi la storia della loro scienza Il primo volume della sua opera sta per uscire in Italia. Dice lo storico: «Gli occidentali sanno soltanto che la Cina ha inventato la stampa, la polvere da sparo e gli occhiali» CAMBRIDGE — Il suo nome qui è rispettato come al Vaticano quello del Papa. In Who's Wìio. l'«enciclopedia» degli «importanti», la lista delle sue attività e pubblicazioni è più lunga di quella di Graham Greene. Eppure non lo vede mai nessuno, non perché sia un recluso, tutt'altro: il prof. Joseph Needham lavora, lavora tutto il giorno, lavora alla libreria della storia delle scienze dell'Asia dell'Est (East Asian History of Science Library), istituto da lui fondato nel '76, «quando venni liberato dal Caius College» : fino allora Needham era stato magnifico rettore di quel collegio. Alto, i capelli bianchi, folti e lisci, gli occhi azzurro-grigio, un basco blu in testa, agile al volante della propria macchina, difficile da tener dietro quando sale le scale, informatissimo. coltissimo, arguto, preciso, il più stimato sinologo del mondo è un ottuagenario (è nato nel 1900). Needham è l'autore della «Storia della scienza in Cina» — undici tomi pubblicati, ai quali ancora mancano una decina di volumi che sono «in lavorazione». Ne esce circa uno all'anno e la formidabile opera è pubblicata dalla Cambridge University Press, la più stimata casa editrice inglese che ha dato «carta bianca» a Needham e ai suoi collaboratori. Sta per uscire da Einaudi il primo volume dell'edizione italiana. «Sono molto contento perché potrò raggiungere un pubblico nuovo. Quest'opera è tradotta in cinese, in due versioni: una a Taiwan e una a Pechino. Spesso mi chiedono quale sia la migliore delle due traduzioni: quella di Taiwan è molto corretta e precisa. Ma quella di Pechino è tradotta in stile migliore, più ispirato. Ogni tanto salta un paragrafo o due, non per ragioni politiche, ma perché il traduttore si è stufato, e questo è tipicamente cinese». La gigantesca opera è anche tradotta in giapponese. L'attività di Needham non si arresta a questo sforzo: ultimamente, assieme alla sua collaboratrice dr. Lu Gwei-Djen ha pubblicato uno studio sull'agopuntura («Celestial lancets». Cambridge University Press. L. 45) «con molte illustrazioni. Come vede, in Cina l'agopuntura veniva anche usata in campo veterinario. Vi esaminiamo anche l'influenza che l'agopuntura ha avuto in Occidente. E. nonostante il prezzo, il libro si vende bene.'». Needham mi porta a visitare il suo istituto, «/'unico al mondo, a parte Pechino» . una casetta vittoriana con un ciuffo di bambù presso la scala d'entrata, che dà un tono orientale allo stile Charles Addams dell'isolato. Questo istituto dipende dal collegio Robinson. «Ci leniamo in stretto contatto con i colleghi cinesi. Ultimamente le cose sono molto cambiate — anche troppo! Una volta ricevevamo una lettera ogni tre mesi, oggi tre alla settimana!». L'istituto, nel quale lavo- rano una ventina di collaboratori, e in modo specifico la dottoressa Lu Gwei-Djen (libri cinesi antichi, moderni, volumi enciclopedici, archivi, periodici) ha ogni stanza dedicata a un soggetto: botanica, zoologia, farmaceutica, alchimia, fisica, chimica antica ecc. La maggioranza dei libri è in cinese. «E' una collezione preziosa che per fortuna ho cominciato molti anni fa. Quasi tutti questi libri sono introvabili perché in Cina, anche se ristampano un testo in 100.000 copie, viene esaurito subito e un mese più tardi non si trova più. Le biblioteche pubbliche cinesi comprano tutto e ormai sono ottime». Mi porta nel suo studio: «Ecco, le faccio vedere quello che sto facendo: sto redigendo un libro sulla polvere da sparo che, come lei sa, fu inventata in Cina: un soggetto molto interessante». Il piano del volume è redatto in modo preciso, scientifico. E' vero, chiedo, che i Cinesi per molti anni non usarono la polvere da sparo per scopi bellici? «Questa è una delle tante leggende che circolano in Cina. Già nel 919 la usavano in guerra e nel 1000 era già molto comune. Nel 1280 arrii'a in Europa. Ecco, guardi, questa è una storia ufficiale, scritta nel primo millennio avanti Cristo, guardi com'è bella. La lingua cinese è cambiata pochissimo perché è ideografica: non importa come si pronuncia, il concetto è quello». L'incontro di Needham con la Cina avvenne nei laboratori biochimici a Cambridge nel '37. Figlio di un notissimo fisico. Needham era diventato biologo con una passione per la storia e in quell'epoca aveva già pubblicato undici libri sul soggetto, inclusa una famosa Storia dell'embriologia, in tre volumi. Della Cina non sapeva molto. «Ma nei laboratori di Cambridge venivano scienziati cinesi ed io imparai la lingua, per piacere. Durante la guerra il governo britannico aveva bisogno di mandare uno scienziato in Cina per mantenere i contatti con la scienza cinese, ed io ero disponibile. Così passai quattro anni viaggiando per quella parte della Cina che non era occupata dai giapponesi e fu straordinario per me. perché venni orientato dai colleghi cinesi. Senza quegli anni non sarei dove sono ora». Needham torna spesso in Cina. Il Paese è molto cambiato, dopo la caduta di Chiang Ching. «Quella della rivoluzione culturale — che non era che il culto dell'ignoranza — è stata una fase pericolosa: molti dei nostri colleghi cinesi hanno sofferto profondamente: le attività del "gruppo dei quattro"erano "eretidie"rispetto all'ideologia maoista. Ed è un peccato che Mao non sia morto una decina di anni prima: negli ultimi anni Mao Tse Tung era completamente rimbecillito. Adesso si cerca di scindere l'operato dei quattro da Mao. ma Chiang Ching era sempre sua moglie». Gli chiedo se la Cina abbia avuto una grande influenza su di lui. «Non direi particolarmente, mi piace la cucina cinese, e il pensiero cinese, particolarmente sensibile alle altre persone. La mattina, prima di uscire, mi vesto alla cinese». Come Joan Robinson, la grande economista «cinese», anche lei a Cambridge, anche lei ottuagenaria e vispissima (la si incontra per i "backs" di Cambridge che fa le sue passeggiate di tre o quattro ore). E' dal '47 che Needham lavora sulla «Storia della scienza in Cina», il suo grande, immane progetto: «Da quando tornai dall'Unesco» (dov'era consigliere onorario). «La conoscenza della Cina nei Paesi occidentali è limitata: si sa che hanno inventato la stampa e la polvere da sparo e gli occhiali, ma resta il sospetto che la Cina sia stata incapace di grandi innovazioni tecniche. Per millenni i cinesi considerarono la scienza un sottoprodotto. La poesia, la letteratura erano invece tenute in grande considerazione. E la burocrazia aveva, da sempre, un totale controllo. E' una delle grandi conquiste cinesi quella di aver tenuto la classe militare sottoposta al governo, alla burocrazia. Anche ora, se lei nota, il partito predomina sui militari». Needham mi mostra i volumi già pubblicati della «Storia della scienza in Cina». «Questo secondo è dedicato alla storia del pensiero scientifico. Nel terzo abbiamo le matematiche, l'astronomia, la meteorologia, la scienza della terra: geografia, cartologia. sismologia, mineralogia. Nel sesto volume siamo alla mineralogia e tecnologia biologica. Le note a fondo pagina, come vede, sono quasi sempre in cinese ed i volumi sono bene illustrati». La Cambridge University Press sta anche pubblicando una edizione riassunta (edita da Colin Ronan) della «Scienza e civiltàin Cina». Needham accende il suo sigaro e mi parla degli arcieri-robot che vigilano il tumulo del grande imperatore che unificò la Cina (descritti dallo storico Seuma Ch'ien Shih Chi, nel 90 avanti Cristo), mi parla della lingua cinese {«ogni parola è un cristallo separato, nelle nostre lingue il linguaggio è melmoso. Leggere una pagina cinese è come gettarsi nell'acqua fresca in una giornata torrida»). Mi parla dell'arrivo in Cina dei gesuiti, come Matteo Ricci, che vi portarono la scienza moderna occidentale, da Galileo a Torricelli. E. studioso molto preciso, mi fa vedere l'edizione dei suoi volumi stampata appositamente per lui — una pagina bianca ogni pagina stampata — «per le correzioni, le aggiunte, le note e le osservazioni. Guardi già quante! E' per la seconda edizione, ch'io non vedrò, ma che ci sarà senz'altro» Gaia Servadio Joseph Needham (a sinistra) e un particolare da un'antica stampa cinese