«La Cee si è smarrita» di Paolo Garimberti

«La Cee si è smarrita» PARLA IL MINISTRO DEGLI ESTERI COLOMBO «La Cee si è smarrita» L'Europa, afferma il titolare della Farnesina, ha perso il suo slancio ed è diventata terreno di fragili compromessi -1 rapporti tra Est e Ovest: «La situazione internazionale è instabile, vi sono molti pericoli» EUROPA — I rapporti Est-Ovest sono al livello più basso dal tempo dell'invasione della Cecoslovacchia, tredici anni fa. Signor ministro, siamo nuovamente in una fase di guerra fredda? COLOMBO — E' sempre difficile definire un periodo della nostra storia con le stesse espressioni con cui sono stati definiti i periodi precedenti. Non penso che, al punto in cui siamo oggi, si possa parlare di nuovo di guerra fredda. Stiamo vivendo, piuttosto, una situazione internazionale instabile, perciò vi sono molti pericoli. EUROPA — Come si può uscirne? COLOMBO — Indubbiamente l'unico mezzo, che dobbiamo cercare di utilizzare, è il dialogo. Un dialogo che sostituisca questa fase di instabilità con una stabilizzazione dei rapporti Est-Ovest. E ciò richiede un atteggiamento di moderazione e di senso di responsabilità da parte di tutti. In questo periodo è apparso chiaro a tutti che la distensione era intesa dall'Unione Sovietica in senso unilaterale. Mentre l'Occidente, secondo Mosca, doveva restare immobile, rispettoso dei patti, all'Urss erano consentite iniziative dirette a modificare gli equilibri esistenti. EUROPA — Però i sovietici hanno sempre detto, sin dai tempi del primo incontro Breznev-Nixon, nel 1972, che distensione non significa «fine della competizione ideologica». La politica di espansione dell'Urss non è dunque una sorpresa, semmai è cambiata la percezione dell'Occidente. Perché? COLOMBO — Perché da allora sono cambiate due cose. Innanzitutto sulla «competizione ideologica» si sono innestati interventi di sostegno esterno a singoli Paesi, con carattere militare. Certo, il caso più evidente è l'Afghanistan. Ma non è il solo se si pensa agli interventi diretti o indiretti, attraverso la «longa manus» dei cubani, in Africa o alle minacce che continuamente vengono fatte pesare sulla Polonia. Non credo che tutto questo sia riconducibile al puro e semplice dato delia «competizione ideologica». Secondariamente, il mondo occidentale, vivendo appunto una fase di distensione, si è preoccupato meno che nel passato di garantire un equilibrio delle forze, soprattutto delle forze militari, oltre che un equilibrio dell'influenza nel globo. EUROPA — A proposito dell'equilibrio delle forze, ritiene accetta¬ bile la proposta del presidente sovietico Leonid Breznev di una moratoria dell'installazione delle forze nucleari di stanza in Europa? COLOMBO — La moratoria proposta oggi da Breznev è molto diversa da quella proposta dieci mesi fa dal cancelliere Schmidt. La proposta sovietica mira a sancire una condizione di sostanziale disparità che, al di là del rapporto Est-Ovest nel suo insieme, tocca in modo particolare l'Europa. Ora, le proposte di Breznev hanno una validità in quanto esprimono l'aspirazione, il desiderio a discutere e a negoziare. Ma in sé non sono accettabili. E' importante che il dialogo sia condotto subasi ragionevoli ed eque. EUROPA — Signor Ministro, lei è stato il primo uomo di Stato europeo ad incontrarsi col presidente Reagan e il Segretario di Stato Haig. Poi ha avuto vari colloqui con tutti i suoi colleghi europei. L'analisi che la nuova amministrazione americana fa della situazione internazionale è da voi condivisa? Esiste una comune posizione europea? COLOMBO — Si. abbiamo le stesse valutazioni e consideriamo positiva la posizione di fermezza assoluta dagli Stati Uniti. E' chiaro che è una fermezza che noi valutiamo, a buon fondamento, orientata al dialogo, ma un dialogo che si apra su posizioni di assoluto equilibrio. EUROPA — L'Italia è particolarmente colpita dal terrorismo. Lei condivide anche l'analisi di Haig quando dice che l'Urss è la «madrina» del terrorismo nel mondo? COLOMBO — Credo che l'analisi americana vada al di là del fenomeno del terrorismo come l'intendiamo noi in Italia e anche in Europa. Essa tocca fenomeni di diversa estrazione, in modo particolare i movimenti rivoluzionari all'interno di singoli Paesi sostenuti da interventi esterni. E' un'interpretazione molto più estensiva del concetto stesso di terrorismo. EUROPA — E' certo difficile, allo stato attuale, tradurre in concreto, cioè in azioni diplomatiche, la necessità e la volontà di dialogo cui lei ha accennato più volte. Ma, all'atto pratico, che cosa si può fare oggi? COLOMBO — Si può. intanto, inviare all'Urss segnali molto chiari per far capire che la distensione sarebbe irrimediabilmente compromessa se: 1) accadessero altri fatti tendenti a modificare gli equilibri esistenti; 2) si chiedesse di accettare come un fatto compiuto situazioni come quella dell'Afghanistan e non si cercassero soluzioni politiche. Mi pare che questo atteggiamento sarebbe già molto importante. D'altra parte, io credo che il mondo occidentale debba ripristinare gli equilibri che sono stati alterati. EUROPA — Nasce qui il problema di come e in quale sede l'Occidente deve concentrare le sue azioni. Ci sono state recenti polemiche a proposito dell'ipotesi, poi rientrata, di un vertice ristretto a Martinica. C'è stato un rapporto di quattro istituti di relazioni internazionali, che formula varie proposte per la gestione delle crisi e sottolinea un ruolo speciale per le cosiddette «nazioni principali», dalle quali l'Italia è esclusa. Qual è la sua opinione in proposito? COLOMBO — Nel rapporto ci sono una serie di valutazioni sulla politica occidentale sulle quali si può largamente concordare. Vi è poi una ricerca delle sedi di elabora- Paolo Garimberti (Continua a pag. Il in quarta colonna) Crisi della distensione, ricerca di un nuovo equilibrio tra dialogo e fermezza verso l'Unione Sovietica, condanna dei vertici occidentali secondo il «modello Guadalupa» e di qualsiasi forma di «direttorio» in Europa, rilancio della Comunità europea che ha smarrito le ragioni ideali per le quali era nata: sono questi i nodi cruciali del momento internazionale esaminati in una intervista a EUROPA dal ministro degli Esteri Emilio Colombo, uno dei politici italiani dotati di maggiore pratica di governo ed esperienza internazionale. In oltre venticinque anni di attività politica, Colombo, che avrà 61 anni tra qualche giorno, è stato ministro dell'Agricoltura, del Commercio Estero, dell'Industria, del Tesoro, delle Finanze e dei Rapporti con l'Orni (un ministero oggi abolito). E' stato Primo ministro dal 1970 al 1972, Presidente del Parlamento europeo dal 1977 al 1980, prima di diventare capo della diplomazia italiana nel secondo governo Cossiga, il 4 aprile 1980.

Persone citate: Breznev, Cossiga, Emilio Colombo, Haig, Leonid Breznev, Nixon, Schmidt