Il Vangelo in edizione straordinaria

Il Vangelo in edizione straordinaria COMPIE 250 ANNI LA RECITA DELLA «PASSIONE» A ROMAGNANO SESIA Il Vangelo in edizione straordinaria DAL NOSTRO INVIATO ROMAGNANO SESIA — Gesù è un operaio delle cartiere Burgo, Giuda è un vigile del fuoco «volontario». Con altri trecento personaggi scelti fra contadini e professionisti recitano, a Romagnano Sesia, la Passione di Cristo. Usanza antica. Questo piccolo paese di 4500 anime, già Valsesia ma ancora in provincia di Novara, conserva da secoli la tradizione di recitare in piazza un copione tradotto, pari pari, dal Vangelo. Attori improvvisati, che non riescono a cancellare il retaggio di una pronuncia dialettale, si spostano da una parte all'altra del Comune per raggiungere palcoscenici ricavati sfruttando scenari naturali. Gli spettatori seguono i personaggi in una sorta di processione improvvisata. E' tutto un muoversi di masse, attori e comparse, pubblico di forestieri che, seguendo i protagonisti fin quasi sulle scene, finiscono per fare parte dello spettacolo. Il «teatro» dura tre giorni. Comincia il giovedì sera con «l'ultima cena degli apostoli» e «il tradimento di Giuda» e finisce il sabato con «la resurrezione». Quest'anno ci sarà anche una replica il giorno di Pasquetta. Edizione straordinaria: il «Venerdì Santo» di Romagnano compie 250 anni. La prima volta che venne celebrato fu nel 1731, quando fu costituita una congregazione spagnolesca detta «confraternita del santo entierro» (entierro, in castigliano. significa sepoltura) la quale organizzò una manifestazione che avrebbe dovuto rinnovare i fasti delle antiche processioni andaluse. A quell'epoca Romagnano Sesia faceva parte del ducato di Milano, sottoposto al dominio spagnolo. I romagnanesi, per la verità, campanilisti a oltranza, sostengono che la manifestazione ebbe origini anche più antiche. Forse dalle sacre rappresentazioni umbre, visto che due famiglie del paese arrivarono a Romagnano da Gubbio. Forse dal- le drammatizzazioni liturgiche care ai francescani che a pochi chilometri di distanza, a Varallo. «inventarono» il Sacro Monte popolato da centinaia di statue di terracotta che recitano la storia del Vecchio e del Nuovo Testamento. Supposizioni. Certo è che il Venerdì Santo ebbe uno statuto ufficiale verso la metà del '700. Ma come tutte le cose vive la sacra rappresentazione ha conosciuto alti e bassi nella sua tradizione plurisecolare. Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 lo spettacolo, pur non perdendo nulla in autenticità, aveva ceduto parecchio in decoro. Delle armature di casa Tornielli che un tempo facevano parte del corredo dei legionari erano rimasti soltanto un paio di elmi malconci e qualche pettorale di corazza arrugginito. Chi voleva partecipare alla recita se la cavava riesumando la divisa del passato servizio militare. E allora i bersaglieri andavano a disporsi accanto alla statua della Madonna Addolorata. mentre gli zappatori del Genio facevano da scorta al catafalco di Gesù morto. I contadini si presentavano in sella ai loro ronzini che. abituati a essere tolti dalla stalla per trascinare le bigonce nei vigneti, vivevano poche ore di gloria di un'anonima esistenza. Per il resto un paio di mutandoni bianchi, una scatola di cartapesta tagliuzzata in modo da sembrare un copricapo o un bastone aguzzo da un lato, appoggiato alla spalla, servivano a caratterizzare questo o quel personaggio. Solo Giuseppe d'Arimatea e Giovantii Nicodemo conservavano un abito con qualche pretesa di verosimiglianza storica: si trattava di un costume di proprietà di due famiglie del paese che se lo tramandavano di padre in figlio. E di padre in figlio veniva passato il diritto di ricoprire alcune parti nella recita del Venerdì Santo. II «clou» della manifestazione, all'inizio del secolo, consisteva in uno spettacolo che si svolgeva in chiesa. Su un palco improvvisato ac- maggiore ì canto all'altare due giudei che tenevano legato il Cristo si giocavano ai dadi la veste di Gesù. La vittoria andava a chi faceva tredici punti ma la gara era spesso combattuta a tal punto che non era difficile sentire i due contendenti bestemmiare «grasso» e insultarsi senza tanti complimenti. Fuori dalla chiesa scorrevano fiumi di vino. Da ogni cantina uscivano boccali per gli «attori». Il Venerdì Santo diventava l'occasione per una baldoria collettiva: una specie di carnevale fuori tempo. Gli effetti dei ripetuti brindisi sono stati descritti nel 1911 da Giovanni De Simoni giornalista di «Lettura» il quale, trovandosi per caso a Romagnano. ebbe modo di assistere alla manifestazione. Scriveva: « Le conseguenze di tanto allegro indulgere ad abbondanti libazioni si vede nelle processioni pomeridiane: le bande sono più sfiatate, i personaggi più rubizzi, le coorti dei soldati e i legio¬ nari più espansivi e clamorosi, persino i giudei e il tetro re Erode sono meno burberi mentre i portatori del simulacro del Cristo e dell'Addolorata sono meno fermi sulle gambe e occorre sostituirli più di frequente che al mattino». Non sono mancati i tentativi delle autorità religiose per sopprimere una manifestazione che «andava ognor più tralignando». Ma il desiderio di farla finita con una rappresentazione che di «sacro» aveva conservato soltanto il nome, aveva trovato «insormontabile ostacolo nella popolazione che, per quanto non in odore di santità, essendo per lo più ascritta al partito socialista» non voleva per nessuna ragione rinunciare alle sue antiche usanze. Un anno il curato del paese che aveva annunciato di non permettere la riedizione del Venerdì Santo ha rischiato di vedersi bruciare la canonica dalla folla inferocita che riteneva . inammissibile il «veto» dei preti. E' storia di ieri. I romagnanesi hanno tenuto duro: hanno conservato la processione cui tengono tanto e sono rimasti politicamente di sinistra con un municipio che. ad eccezione della parentesi di una sola legislatura, è sempre stato amministrato da sindaci comunisti. C'è uno spirito di celebrazione che supera le barriere ideologiche. Il Venerdì Santo per Romagnano è un impegno di campanile che coinvolge il primo cittadino comunista e il parroco, i negozianti che fanno colletta per coprire le spese dell'organizzazione e gli attori che si mettono in ferie per potersi imparare il copione. La gente del paese sostiene che la Passione della «settimana santa» è la dimostrazione che. insieme, si può custodire qualche cosa che vale la pena mostrare ai forestieri e tramandare ai figli. E più invecchia, questo spettacolo, più sembra diventare buono: quasi come il vino che matura nei tini antichi dei ricetti di Romagnano. Lorenzo Del Baca ( risto tra i giudei: una scena della Passione a Romagnano

Persone citate: Arimatea, Erode, Giovanni De Simoni, Romagnano, Tornielli

Luoghi citati: Gubbio, Milano, Novara, Romagnano Sesia, Varallo