Tutto ok sul bus spaziale ma il rientro sarà difficile

Tutto ok sul bus spaziale ma il rientro sarà difficile Perfetto il lancio della Columbia, in orbita dalle 14,15 di ieri Tutto ok sul bus spazialema il rientro sarà difficile L'atterraggio in California previsto per le 22 di domani - Lo «space-Shuttle» scenderà come un aliante; al contatto con l'atmosfera, la superficie esterna si riscalderà fino a 1500 gradi - Qualcuna delle trentamila tegole protettive si è staccata e non può essere sostituita NEW YORK — Al secondo tentativo, l'America ha realizzato il più spettacolare lancio spaziale della storia. Dalle 14,15 circa di ieri, ora italiana, la «Columbia» è in orbita intorno alla Terra. Per l'umanità si apre un capitolo nuovo: quello della colonizzazione del cosmo, che vedrà operare stazioni orbitanti e lunari, e partire da esse missioni verso gli altri pianeti. A vent'anni esatti dal primo volo dell'uomo in orbita, quello del sovietico Gagàrin, il mondo assiste ad un'impresa ancora più importante dello sbarco sulla Luna. Tutto a bordo della navetta procede regolarmente. Ieri i due astronauti John Young e Robert Crippen hanno compiuto sotto l'occhio delle telecamere le prime manovre: l'apertura e chiusura automatiche del tetto per consentire il raffreddamento dell'interno dell' « Orbi ter» e la depurazione dei tre fantastici motori, i più avanzati mai costruiti, ciascuno dei quali è in grado di garantire da solo il loro ritorno a Terra. Delle 32 mila piastrelle isolanti che consentiranno l'attraversamento dell'atmosfera a temperature altissime, poche si sono staccate, nessuna dalle ali, la parte più delicata. Con orgoglio, al Centro spaziale Johnson di Houston, il direttore del volo John McLaish ha dichiarato: -La "Columbia" funziona con la precisione di un orologio svissero». I cinque computers di bordo, la cui disfunzione venerdì scorso aveva causato il rinvio del lancio, governano lo «Shuttle» con superba efficienza. Un ritardo di un venticinquesimo di secondo nella trasmissione di due istruzioni dai quattro computers principali, il cosiddetto «comitato», al computer di riserva, aveva indotto la Nasa ad abbandonare il conto alla rovescia. Ma ieri gli elaboratori, i più complessi mai ideati, hanno assorbito senza un errore le prime migliaia dei 500 mila comandi necessari alla missione. Con fiducia, si attende perciò che la «Columbia» finisca le sue 36 orbite e mezzo in 54-55 ore. e atterri domani alle 14.15 circa in California (ore 22,15 italiane). Unico motivo di preoccupazione, fino a questo momento, sono le piastrelle isolanti sul ventre dello «Shuttle», che gli astronauti non riescono ad esaminare con le telecamere di bordo. Se ne mancassero alcune nell'area dei motori, il rientro nell'atmosfera con una temperatura in superficie di 1600" — potrebbe diventare pericoloso. Toccherà al Pentagono, con le sue telecamere elettroniche, piazzate a Terra e in orbita, fotografare le piastrelle che sono di appena nove per cinque centimetri. In ogni caso, nessuna riparazione è attuabile. La «Columbia» è la prima navicella con uomini a bordo che parte senza mai essere stata precedentemente collaudata nello spazio. La Nasa potrebbe solo predisporre una manovra di rientro che danneggiasse \'«Orbiter» il meno possibile. La cronaca di ieri, una giornata che ha riproposto la supremazia americana nella sfida spaziale con l'Urss, sembra appartenere ad un libro di fantascienza. Il sole si è levato sul Centro Kennedy con Young, un veterano alla sua quinta missione, e Crippen, un neofita, già nella cabina di pilotaggio. I due astronauti si erano svegliati alle 2.05. le 9.05 in Italia, avevano consumato una robusta colazione, indossato le iute gialle, e due ore e mezzo più tardi erano entrati nella «Columbia». C'è stata un'interruzione del conto alla rovescia, programmata per una rapida verifica, a 9 minuti dal via. Poi l'altoparlante ha cominciato a scandire i minuti. Ha detto Cernan che neppure la partenza degli «Apollo» era stata cosi impressionante. L'Sts, o Sistema di trasporto spaziale co- me lo chiamano alla Nasa, formato dallo «Shuttle», dal colossale serbatoio di carburante, e dai due vettori, si è stagliato contro il cielo, più alto della Statua della Libertà. A meno 5 secondi, i motori della navetta che consumano idrogeno e ossigeno liquidi e quelli dei due razzi a propellente solido, si sono accesi. Ad una velocità assai superiore a quella dei supermissili «Saturno» l'intera struttura, pesante oltre duemila tonnellate, è «esplosa» verso il cielo in un mare di fuoco. Dalla torre di controllo si è sentito gridare « Vola, vola come un'aquila!» e poi «Andate ragazzi, andate!». Un applauso fragoroso si è alzato da Capo Canaveral e da Houston mentre le voci concitate di Young e Crippen riferivano i dati dei computers. L'Sts si è voltato sulla schiena salendo nel cielo ad oltre 5 mila chilometri all'ora e lasciandosi alle spalle una fantastica coda di fuoco. Al primo minuto di volo, la tremenda accelerazione sugli astronauti si è allentata. Al secondo, la torre di controllo ha comunicato il distacco dei due vettori dalla «Columbia»: si sono visti i loro paracadute aprirsi, per la caduta nell'Atlantico a 250 chilometri circa dalla costa. Al quarto minuto è giunto l'annuncio che. in caso d'emergenza, la navetta non poteva più tornare indietro. I motori dell'« Orbiter» si sono spenti all'ottavo minuto, poco prima che si separasse da esso anche il colossale serbatoio, bruciandosi attraverso l'atmosfera per piombare in pezzi nell'Oceano Indiano. In quell'istante, i due piloti sono passati da una forza di gravità tre volte superiore al normale allo zero assoluto. Le loro pulsazioni, misurate a distanza dai medici, hanno raggiunto il massimo: 110 al minuto per l'esperto Young: 130. quasi tante quanto Armstrong allo sbarco sulla Luna, per l'esordiente Crippen. La «Columbia» è entrata in una zona chiusa alle comunicazioni qualche attimo prima dell'inserimento in orbita. A quel punto, la torre di controllo del Centro Johnson è subentrata a quella del Centro Kennedy. Con una manovra in due tempi, ad una velocità di 28 mila chilometri orari, poggiando su uno dei motori, la «Columbia» si è portata prima in una traiettoria ellittica poi in una quasi circolare ad un'altezza di 277 chilometri. Quasi nello stesso momento, avvicinandosi ai vettori che galleggiavano nell'Atlantico, le navi da guerra americane allontanavano, scortandolo per alcune miglia, un mercantile-spia sovietico che era stato nei paraggi da almeno due o tre giorni. L'apertura e chiusura automatiche del tetto della «Columbia» sono state ese- suite dai due astronauti tra la fine della prima orbita e l'inizio della seconda, sorvolando gli Stati Uniti. Esse hanno consentito la prima trasmissione televisiva diretta da bordo dell'»Orbiter». Si sono scorti l'interno bianco della fusoliera, e alcuni particolari dell'esterno, e i contorni della Terra sullo sfondo. L'enorme sportello di destra ha funzionato senza intoppi, quello di sinistra solo al secondo tentativo. Se non si fosse mosso. Crippen sarebbe uscito nello spazio per aprirlo manualmente. Il tetto contiene i radiatori per il raffreddamento interno, che esposti al vuoto scaricano l'eccesso di calore accumulato. All'inizio della terza orbita, passate le 17. McLaish ha dato il via libera al proseguimento della missione che è entrata cosi nella routine. «Ragazzi», ha detto scherzando «ve la siete cavata tanto bene che vi faremo stare per aria almeno un paio di giorni». «E pensare che volevamo tornare indietro subito!», ha ribattuto Young sullo stesso tono. «Devono verificare le condizioni di tutti gli strumenti di bordo», ha detto il portavoce Harris. Gli astronauti sono riusciti a mangiare appena a mezzanotte. Il riposo era previsto per le 3 di stamane, ora italiana Ennio Caretto • Altri servizi a pag. 10 • Cape Canaveral. L'affascinante spettacolo della partenza dello «Shuttle», ieri alle 14: una strìscia di fuoco e di fumo nel cielo terso (Telefoto)

Persone citate: Armstrong, Cape, Cernan, Ennio Caretto, John Young, Johnson, Robert Crippen