Moretti e Femi tutti e due armati non hanno avuto il tempo di sparare

Moretti e Femi tutti e due armati non hanno avuto il tempo di sparare Dopo la cattura dei br a Milano, perquisizioni in molte città Moretti e Femi tutti e due armati non hanno avuto il tempo di sparare Ricostruito il movimentato arresto sulla soglia del «covo» - Un'agenda zeppa di indirizzi 1 Barbara Balzarani - Nella rete della Digos sono caduti inoltre due terroristi definiti di - Smentito il fermo di Senzani e «minori», di cui si tace il nome MILANO — L'arresto di Mario Moretti ed Enrico Femi, compiuto dalla polizia sabato pomeriggio a Milano, ha una doppia importanza perché se da un lato mette fine al mito dell'inafferrabile terrorista dopo quasi dieci anni di latitanza, dall'altro viene a troncare i legami del gruppo eversivo che il brigatista stava ricucendo nel capoluogo lombardo valendosi del suo prestigio di ultimo capo «carismatico» e delle sue indubbie capacità di organizzatore. Il compito di Moretti era difficile: si è trovato davanti una -colonna» divisa da profonde spaccature anche ideologiche. Se fosse fallita una riunificazione, forse avrebbe tentato di mettere in piedi una struttura alternativa alla milanese -colonna Walter Alasia», un nucleo più attento alle disposizioni della direzione strategica, le cui linee sono precisate in un opuscolo sinora inedito trottato di recente all'interno dello stabilimento Alfa Romeo di Arese. E' per questo che la polizia ha subito frugato tra le carte di Moretti e Fenzi alla ricerca di nomi e indirizzi -caldi», in collegamento con i due negli ultimi tempi. Così mentre gli agenti erano ancora appostati all'interno dell'alloggio al primo piano di via Cavalcanti 4 nella speranza che qualcuno si presentasse in quella base non ritenendola ancora -bruciata», scattavano perquisizioni in tutta Italia. Si è parlato di Torino, Firenze, Bari, Roma, Genova e Treviso oltre Milano. Sull'esito non si sa nulla. All'esame degli esperti c'è anche la documentazione trovata nell'appartamento definito dalla polizia non un vero e proprio covo, ma una base logistica attrezzata anche con due lettini. Più che altro un posto per riunioni, è stato detto. Gli incartamenti recuperati si riferiscono all'ala non milanese delle -Brigate rosse». Per potenziare questa Moretti veniva spessissimo a Milano, dove però non sembra risiedesse. Le ipotesi di lavoro, come del resto le prime segnalazioni che hanno dato il via all'operazione, vengono direttamente dal ministero dell'Interno, e alla questura di Milano sembra premere più di ogni altra cosa sgombrare il campo dal dubbio che l'arresto di sabato sia stato la conseguenza delle confidenze di qualche -pentito». Negata anche la collaborazione iniziale con altre questure. «E' tutta nostra», dice e sembra quasi stizzito un sottufficiale. Su come siano arrivati a individuare i due -capi» e i gregari naturalmente si tace, ma c'è qualche dettaglio in più per ricostruire l'ultima mezz'ora di latitanza del -capo storico». Moretti sarebbe giunto, probabilmente in metropolitana, in piazza Caiazzo e di lì si sarebbe diretto a piedi, compiendo un giro appena più lungo del necessario, verso via Cavalcanti, dove nell'alloggio del numero 4 doveva avere un appuntamento con i due, un uomo e una donna, di cui si tiene celata l'identità e che vengono indicati come personaggi di secondo piano e comunque non ricercati. Com'è ovvio la trappola è scattata prima per i -pesci più grossi». Moretti e Fenzi, entrambi armati, sono stati affrontati con decisione. La polizia dice che non c'è stata resistenza, ma non dev'essere completamente vero. Moretti ha cercato di tirare fuori la pistola che teneva sotto l'ascella sinistra, ma non ne ha avuto il tempo: gli agenti 10 hanno gettato a terra e lo hanno tenuto sotto tiro mentre lo stesso facevano con Fenzi. Il terrorista ha capito che non c'era nulla da fare e ha rivelato subito la propria vera identità, dicendo anche agli agenti: -Sono armato e ho un caricatore nella tasca della giacca». Addosso aveva anche una patente e due carte d'identità con nomi falsi. La provenienza di questi documenti non è ancora stata accertata. Poi si è dichiarato prigioniero politico, mentre 11 suo compagno non ha aperto bocca neppure per rivelare il proprio nome. Quasi nello stesso tempo in ina Cavalcanti, a poche decine di metri, altri agenti di polizia fermavano, con una violenta colluttazione i due cosiddetti -pesci piccoli», sui quali si mantiene ancora il più stretto riserbo per non compromettere ulteriori sviluppi. Resta ancora in dubbio il ruolo di una delle due persone che hanno affittato qualche settimana fa le due stanze (con quattro letti! nello stabile di via Cavalcanti. Se ne conoscono i nomi, uno si è già presentato alla polizia per chiarire la propria posizione. L'altro è stato fermato a Roma e viene ora trasportato sotto scorta a Milano. Alla padrona di casa hanno detto di essere due avventizi al vicino palazzo delle Poste Marzio Fabbri Milano. La foto di Mario Moretti rilasciata dalla Digos dopo l'arresto e quella che aveva sul documento di identità che gli è stata trovata nel portafogli (Telefoto Ansa)