I Gonzaga sarebbero stupiti dell'asta nel loro palazzo

I Gonzaga sarebbero stupiti dell'asta nel loro palazzo Cominciata la vendita all'incanto a Volta Mantovana I Gonzaga sarebbero stupiti dell'asta nel loro palazzo Mobili, dipinti, libri, tappeti abbracciano un arco di parecchi secoli e ben pochi risalgono agli antichi duchi - Quotazioni milionarie VOLTA MANTOVANA — Mobili e arredi di uno dei palazzi dei Gonzaga vengono dispersi all'asta, in questi giorni, a Volta Mantovana, ridente villeggiatura collinare sulla riva destra del Mincio. E già si parla d'una nuova destinazione dell'edificio che. sorto su un impianto degli inizi del millennio, ai tempi della madre della famosa contessa Matilde di Canossa, potrebbe esser acquistato dal Comune per farne la propria sede. Trattative: sulla base di un miliardo. Dei Gonzaga, il cinquecentesco palazzotto che dal giardino porticato che gli sta di fronte appare caratterizzato da tre alti camini, quasi impudicamente eretti in facciata, non serba, a dire il vero, neppur più il nome. Ma è evidente che la vendita all'incanto non avrebbe ottenuto lo stesso successo se la casa d'aste bresciana che l'ha organizzata avesse dato appuntamento ai clienti di ogni parte d'Italia e stranieri, soprattutto svizzeri, chiamandolo, come fanno le stesse cartoline in circolazione, col nome degli attuali proprietari: i marchesi Cavriani discendenti dei Guerrieri-Gonzaga, che ormai da tempo vivono lontano di qui: si dice, tra Roma e il Sud America. Nella cinquantina di stanze rimaste sino a ieri intatte col loro arredamento, si può dire sia veramente passata la storia con numerosi ospiti illustri anche negli ultimi due secoli. Ricordiamo tra gli altri Napoleone che vi alloggiò alla vigilia della battaglia di Arcole. mentre nel '48 Carlo Alberto vi stabili il suo comando durante la prima guerra d'indipendenza. Dal punto più alto del parco, nel giugno del '59. Francesco Giuseppe potè assistere all'inizio della propria sconfitta, inflittagli dai franco-italiani a Solferino e San Martino. Dopo un soggiorno di Garibaldi nel '63. fra quelle mura tre anni dopo venne accolto il principe Amedeo d'Aosta, ferito sul campo da una fucilata che gli valse la medaglia d'oro al V. M. Fu infine la volta di Vittorio Emanuele III che. accom¬ pagnato dalla regina Elena, nel 1909 vi si stabili per tutta la durata delle grandi manovre. A segnare una svolta nella storia della dimora mantovana è dunque intervenuta quest'asta che in dodici tornate è destinata a disperdere i 2130 lotti del catalogo, che soltanto in parte potrebbero però vantare un'appartenenza gonzaghesca. Non erano, naturalmente, dei Gonzaga, le oreficerie liberty e d'Art Déco di cui. però, non si è venduto che un sessanta per cento dei 350 lotti che figuravano nello speciale catalogo. Pieno successo ha avuto invece l'asta dei libri, di cui è rimasto invenduto un unico numero dei 250 in elenco: un volume stimato 20.000 lire, mentre una copia della celebre Enciclopedia di Diderot e D'Alembert (Livorno 1770) è stala assegnata per 15 milioni. Nei due giorni successivi sono stati «battuti» 520 dei 2130 pezzi del catalogo che dà in genere stime raramente raggiunte o superate dalle offerte. Sarà probabilmente diver- so nei prossimi giorni quando, nelle due tornate quotidiane, verranno alla ribalta i pezzi più significativi, con un pubblico che. favorito anche dalle festività di fine settimana, si presume ben più numeroso e disposto a darsi battaglia. Nessuno degli oggetti offerti è stato «notificato» dal ministero per i Beni Culturali (notificati sono invece palazzo e giardino). Ognuno potrà quindi assicurarsi ciò che vuole: dalla rustica sedia di cucina da poche lire al Nettuno di Francesco de Mura, un'aggiunta illustre, già in Palazzo Reale a Torino, per il quale non si fanno valutazioni, perché potrebbe riservare sorprese, come il S. Sebastiano curato dalle pie donne, di Luca Giordano ch'era nella stanza da letto di Volta Mantovana, tra una luminosa Madonna con Bambino di Biagio d'Antonio (1445-1510) e un teso Ecce Homo del cosiddetto Maestro della Pala Sforzesca, operoso alla fine del Quattrocento. Tra i pezzi di maggior rilievo si conta un buon numero di dipinti: dai quattro piccoli paesaggi ovali d'un Magnasco molto decorativo (valutati 18 milioni l'uno) ad un'animata scena religiosa del Cerano. dall'Allegoria della scultura in cui si riconosce la sciolta eleganza del Giaquinto. napoletano d'educazione, al senso della realtà che caratterizza la Natura morta di Simone del Tintore. Non meno significativa però appare la «portata» di alcuni mobili antichi: come la cassettiera a finissimi intarsi con medaglioni, e motivi geometrici e floreali tipici della bottega di Giuseppe Maggiolini di Parabiago (f ine Settecento) valutata 18 milioni o l'anche più importante trumeau lombardo del XIX secolo, con tre cassetti, e quattro piccoli all'interno, in lastra di radica di noce, bois de rose et bois de violette, con intarsi in acero e decorazioni geometrizzanti. E' un altro di quei «pezzi» destinati all'amatore, come taluni splendidi tappeti caucasici: uno dei settori più ricchi di questa vendita Alicelo Dragone