Bonn, licenza di licenziare di Tito Sansa
Bonn, licenza di licenziare OSSERVATORIO Bonn, licenza di licenziare 1 lavoratori dipendenti in Germania sono praticamente impotenti contro i datori di lavoro che intendono licenziarli: le probabilità di mantenere il posto perduto sono minime, di poco superiori a 1,3 su mille. La sensazionale rivelazione è stata fatta dall'Istituto Max Planck per il diritto privato internazionale a conclusione di un'inchiesta compiuta su incarico del Ministero del Lavoro di Bonn per accertare se le lamentele sulla scarsa efficacia della legge per la difesa dai licenziamenti (varata nel 1951 e riveduta nel 1969 e nel 1976) fossero giustificate o no. Le lamentele sono più che giustificate, rivelano gli studiosi dell'Istituto Max Planck, che hanno raccolto i risultati della loro inchiesta in una voluminosa documentazione di oltre mille pagine dopo aver interrogato 612 imprese, 740 consigli di fabbrica, 880 lavoratori licenziati e più di mille magistrati. La legge per la difesa dai licenziamenti, il cui obiettivo è di mantenere il posto ai lavoratori, in realtà non serve quasi a nulla. Dei circa 16 milioni di lavoratori dipendenti della Germania Federale (esclusi i pubblici dipendenti che per legge non possono venire licenziati fino all'età della pensione) durante l'anno 1978 preso in esame, ne è stato licenziato il 7,4 per cento, circa 1 milione e 200 mila persone. Tra costoro, la quasi totalità ha accettato in silenzio il provvedimento; sol¬ tanto 1' 1,8 per cento (circa 96 mila persone) ha presentato ricorso ai tribunali del lavoro. Questi a loro volta hanno respinto quasi tutte le denunce, accogliendone solo 1' 1.7 per cento, sicché in tutto e per tutto soltanto 1640 lavoratori su un milione e 200 mila licenziati hanno potuto mantenere il posto. Interessanti sono le motivazioni del milione e più di licenziamenti annuali: il 65 per cento viene ordinato per «scarso rendimento», il 35 per cento per «assenze ingiustificate», il 30 per cento per «frequenti malattie», il 15 per cento (180 mila) per «abuso di alcolici». Le percentuali sono superiori a cento — fanno notare gli studiosi — perché molti lavoratori sono stati allontanati perché avevano cumulato più dì uno di questi motivi di licenziamento. Lo studio rileva che vengono licenziati più operai che impiegati, più donne che uomini, più giovani che anziani, più stranieri che tedeschi, e che un lavoratore che abbia tutte le caratteristiche «negative» (operaia straniera e giovane) ha probabilità pressoché nulle di mantenere il posto se non è gradito all'imprenditore. E' curioso anche che mentre quasi tutti i licenziati tedeschi accettano senza proteste il provvedimento, il numero dei ricorsi da parte degli stranieri è eccezionalmente alto. Le rivelazioni dello studio dell'Istituto Max Planck, che hanno colto di sopresa non soltanto l'opinione pubblica tedesca, ma anche i sindacati e il ministero del Lavoro, offrono ora lo spunto per due constatazioni: da una parte si osserva che se il 92 per cento dei licenziati accetta senza proteste la perdita del posto di lavoro (nel 66 per cento dei casi con l'avallo delle commissioni interne) «deve pure esserci qualcosa di vero» sui motivi del provvedimento disciplinare: dall'altra si chiede al governo socialdemocratico-liberale di Bonn di riformare —semplificandola — la legge per la difesa dai licenziamenti. Così com'è non serve a difende¬ re nessuno. Tito Sansa
Luoghi citati: Bonn, Germania, Germania Federale
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