Un grande «ombrello» per Modena di Franco Minelli

Un grande «ombrello» per Modena Una gigantesca opera idraulica costata sette anni di lavoro Un grande «ombrello» per Modena Con una festa popolare s'inaugura sabato 2 maggio la gigantesca cassa d'espansione destinata ad accogliere le acque di piena del fiume Secchia in caso di alluvione - La sua capacità è di quindici milioni di metri cubi MODENA — Sabato 2 e domenica 3 maggio: una grande festa popolare saluterà, sugli argini del Secchia a Campogalliano e a Rubiera. il completamento della cassa d'espansione destinata ad accogliere le acque di piena del fiume in caso di alluvione, un'opera costata sette anni di lavoro e circa sei miliardi. Sulla sponda del fiume si allestiranno mostre sulla difesa del fiume e sui problemi dell'ambiente, si svolgeranno gare di fotografia e di pittura, e una corroborante camminata popolare lungo un percorso di sei chilometri. Sono anche in programma uno spettacolo di varietà e un concerto bandistico, un raduno di pesca per ragazzi. In stand allestiti da sodalizi sportivi e ricreativi si potranno degustare i piatti più ghiotti e i vini tipici di questa terra. E' un modo per niente ufficiale e retorico di inaugurare la grande opera idraulica che. per ora. non ha confronti nel nostro Paese, e forse, secondo i tecnici, neppure in Europa. Il Secchia e il Panaro, i fiumi che scorrono su due lati della città, a pochi chilometri dal centro storico, attraversando l'intera provincia, sono stati, si può dire, per secoli, addirittura una maledizione e un incubo. Le alluvioni subite da generazioni e generazioni e di cui resta memoria a volte terribile in documenti e cronache del passato, sono innumerevoli. Nel VI Secolo, l'abitato di Modena fu travolto dalle acque e la popolazione dovette rifugiarsi in un nuovo agglomerato urbano, a sei-sette chilometri, in un luogo che da allora prende il nome di Cittanova. In tempi più vicini, dal 1952 al 1973. sono state dieci le alluvioni che hanno sferzato i quartieri periferici, le campagne e i paesi intorno, con perdite materiali nell'ordine di decine di miliardi. Con l'opera realizzata si pensa di avere finalmente decapitato l'idra di questa sventura ricorrente. Le casse d'espansione sono state interamente progettate dagli uffici del Genio Civile di Modena e Reggio Emilia, che prima di procedere all'esecuzione, hanno studiato ogni problema servendosi di un modello su scala costruito in zona fluviale. Intanto veniva approvata dal Parlamento la legge speciale che destinava ad opere idrauliche straordinarie e urgenti a salvaguardia della città di Modena e della sua provincia, uno stanziamento complessivo di dieci miliardi. In questi giorni la Commissione per le dighe del ministero dei Lavori Pubblici ha dato l'autorizzazione all'impiego dei rimanenti quattro miliardi di questo stanziamento per l'avvio immediato del primo stralcio dei lavori della seconda cassa d'espansione che dovrà imbrigliare le acque di piena del Panaro. Le opere preliminari e di sterro e adeguamento del terreno sono iniziate da tempo nella zona a monte del ponte di Sant'Ambrogio, sulla via Emilia, in direzione di Bologna. L'invaso del ponte di Sant'Ambrogio avrà una capacità di dieci milioni di metri cubi d'acqua: quello che verrà inauguralo sabato e domenica a Rubiera può contenere quindici-sedici milioni di metri cubi d'acqua. Si potrà in tal modo contare su delle riserve idriche assai preziose per usi plurimi. Colpisce soprattutto di queste grandi opere idrauliche la semplicità concettuale della progettazione. Il sistema già realizzato a Rubiera è imperniato su uno sbarramento in cemento alto una decina di metri che attraversa il letto del fiume. In periodo di magra il deflusso ha luogo attraverso quattro ampie feritoie, mentre in caso di piena, l'acqua viene trattenuta per essere convogliata, prima di tracimare, mediante uno ...sfioratore» laterale situato ad una quota più bassa, nell'invaso della cassa d'espansione. Integrano il complesso uno sbarramento a valle che ha la funzione di evitare rischi di scalzamento per l'opera principale, e una briglia a pettine, selettiva a monte, per trattenere i materiali galleggianti. Tutta la zona è stata munita di alte arginature lungo un perimetro di otto chilometri. Si tratta di un'area di duecento ettari che si è dell'idea di vincolare a parco naturale in accordo e con la collaborazione delle associazioni e delle leghe che operano in campo ecologico e per le attività del tempo libero. Franco Minelli

Persone citate: Panaro