Smentite di ministri e generali La leggia «P2» resta un mistero

Smentite di ministri e generali La leggia «P2» resta un mistero Le presunte rivelazioni sugli aderenti alla massoneria Smentite di ministri e generali La leggia «P2» resta un mistero Sarti, Foschi, Manca e i capi dei servizi segreti sostengono che se i loro nomi compaiono negli elenchi di Gelli è per una congiura - Nessuna inchiesta e riuscita finora a far piena luce su questa setta segreta e sui suoi programmi ROMA — Imbarazzati e indignati, ministri e generali smentiscono: Sarti. Foschi. Manca e i capi dei servizi di sicurezza Grassini e Santovito dichiarano di non esser mai stati nella «P 2». Cosi se i loro nomi compaiono negli elenchi compilati dall'ex Venerabile Maestro Licio Gelli sarà per truffa o per congiura. Certo non sono i primi e non saranno gli ultimi uomini pubblici su cui viene fatta cadere l'ombra di appartenere alla loggia segreta. La «Propaganda 2» è nello stesso tempo un mito, che si è imposto col fascino tenebroso della potenza, e una realtà difficile da scoprire. «Mi dicono che siano intoccabili. Altro che magistrati, qui ci vorrebbe Balzac», diceva in una calda estate di cinque anni fa uno dei primi giudici che si erano messi a indagare sulla «P2». Il giudice era massone, ma anche lui. come la maggior parte dei «fratelli», di quella loggia non aveva che notizie assai vaghe. Oggi, come allora, i massoni italiani nutrono nei confronti della «P2« il risentimento di chi ritiene «traditi» gli ideali della «Società» e anche la paura di non sapere e non capire. Infatti, dal giorno in cui un'equipe di magistrati e un nu¬ golo di agenti della Finanza violarono la bucolica calma di via Santa Maria delle Grazie ad Arezzo (e, si dice, di qualche altro recapito segreto) e Si portarono via l'archivio del Venerabile, sono aumentate le informazioni sulla «P2». ma non le certezze. Chi può dire, con sicurezza, quanti sono coloro che sono stati «iniziati» sulla «punta della spada» o «all'orecchio» (cioè in modo totalmente segreto) e affiliati alla loggia di Gelli? Si dice che, nel suo appartamento all'Excelsior (dopo che le sedi della «P 2» erano state chiuse una dopo l'altra), l'uomo d'affari aretino abbia continuato a ricevere domande di iscrizione, adesioni e a distribuire tessere firmate. E chissà se questo è mito o realtà. Il romanzo segreto della «P2» s'inizia intorno al '66. quando il Gran Maestro Gamberini avocò a sé il fascicolo dell'«apprendista» Licio Gelli dalla Loggia Romagnosi di Roma e lo passò nella Loggia «P2... affidandogli l'organizzazione di un «raggruppamento Gelli P2». una specie di «cellula» della vecchia Loggia «P2». Finirono cosi con Gelli anche vecchi massoni, certamente ignari della «potenza» del nuovo Venerabile e dei suoi affari misteriosi. Le riunioni avvenivano allora nello studio dell'avvocato Roberto Ascarelli in piazza di Spagna. Ma la sede passò poi a via Cosenza e infine a via Condotti, sopra la gioielleria Bulgari. Cos'era, a quel tempo, la «P 2»? Interrogato dal giudice istruttore di Bologna. Vito Zincani. Gelli ha risposto: «/ motivi della dwersità della loggia erano essenzialmente quelli di assicurare particolare copertura ai fratelli investiti da (unsione pubblica... Quanto alla presema nella "P2" di personaggi equivoci, nego che ve ne fossero ed il solo di cui si possa dire qualcosa è l'avvocato Gianantonio Minghelli...». Fu proprio il «caso Minghelli» a portare la «P2» in prima pagina. Minghelli. figlio del generale di pubblica sicurezza Osvaldo, fu arrestato nelle indagini sull'anonima sequestri di Berenguer. Bellicini e Bergamelli. insieme con i quali si era anche fatto fotografare. Minghelli aveva un ruolo importante nella «P2». Fu quello il primo «incidente» capitato alla loggia segreta. Era la primavera del '76 e da quel momento a occuparsene furono soprattutto i magistrati. Si notò anche che il giudice Oc- corsio fu ucciso da «Ordine Nuovo» proprio nel momento in cui aveva cominciato a studiare i legami fra i neofascisti e certi ambienti massonici. Cosi, quando nell'estate di quell'anno anche i giudici di Bologna che indagavano sulla strage «nera» dell'Italicus cominciarono a scavare nella «P 2». poco alla volta vennero fuori i nomi di alcuni «fratelli» di spicco: da Michele Sindona a Vito Miceli, a Carmelo Spagnuolo e altri, molti dei quali, prima o poi. furono al centro di clamorose vicende giudiziarie. Ma quale era il vero obiettivo che il Venerabile Licio Gelli si prefiggeva nel mettere insieme quell'accolita di potenti? E quanti dei «fratelli» da lui iniziati furono messi al corrente dei suoi eventuali scopi «politici»? Gelli ha spiegato più volte che i «capisaldi» del suo pensiero sono essenzialmente due: un'Italia che sia Repubblica presidenziale e un'Italia che guardi un po' meno all'Europa e un po' più all'America Latina. Ma ha anche aggiunto: «Niente autorizza peraltro a ritenere che alla concezione ideologica si sia accompagnata un'attività cospirativa». Sandra Ilonsanti

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