Reagan: l'embargo era ingiusto verso gli agricoltori americani

Reagan: l'embargo era ingiusto verso gli agricoltori americani «Nessun indebolimento nei confronti dell'Unione Sovietica» Reagan: l'embargo era ingiusto verso gli agricoltori americani La decisione è stata presa dopo una riunione del governo, la prima dall'attentato - Vana l'opposizione del segretario Haig NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE NEW YORK — Il presidente americano Reagan ha annunciato ieri a Washington la revoca dell'embargo sulle vendite di grano all'Unione Sovietica. La Casa Bianca ha precisato che la decisione vuole porre riparo a un atto di discriminazione verso gli agricoltori americani e non deve essere interpretata dall'Urss come un «indebolimento» dell'opposizione americana alla politica estera di Mosca. La decisione è stata presa da Reagan al termine di una riunione di gabinetto — la prima dal giorno dell'attentato — durata un'ora e preceduta da una consultazione fra i membri del Consiglio per la sicurezza nazionale. Il comunicato della Casa Bianca precisa che Washington aveva informalo in precedenza i governi alleati. Reagan ha fatto osservare che la revoca costituisce l'adempimento di una promessa elettorale fatta agli agricoltori americani, che erano stali «ingiustamente scelti per portare il fardello di una politica nazionale inefficiente». Se una decisione non venne presa nei primi tempi del suo mandato, ha detto, «è perché vi era allora il pericolo che essa venisse male interpretata». «Ho ritenuto che la decisione dovesse essere presa solo quando fosse chiaro che i sovietici e altre nazioni non avrebbero erroneamente pensato che indicasse un indebolimento del nostro atteggiamento — ha dichiarato il presidente americano —. Ho giudicato che ora il nostro atteggiamento non può essere malinteso: gli Stati Uniti, come la grande maggioranza delle nazioni, hanno condannato e restano contrari all'occupazione sovietica dell'Afghanistan e ad altri atti d'aggressione nel mondo. Reagiremo con energia agli atti di aggressione dovunque abbiano luogo. Questa decisione non sarà mai indebolita». Il generale Haig. un deciso avversario di ogni mossa conciliatoria verso l'Unione Sovietica, «almeno fino a che dura l'attuale minaccia alla Polonia», era stato convocato ieri mattina alla Casa Bianca insieme al segretario all'Agricoltura John Block, che era un «farmer» prima di entrare nel governo, ed era un sostenitore appassionato della fine dell'embargo. I due ministri hanno avuto una lunga riunione con il consigliere di Reagan, Meese. Alla fine l'opinione di Haig, secondo fonti della Casa Bianca, è rimasta immutata. Nei giorni scorsi il generale Haig aveva inviato un telegramma a Gaston Thorn. presidente della Commissione esecutiva Cee. in cui si preannunciava che «la fine dell'embargo del grano all'Unione Sovietica può essere possibile e imminente». Edwin Meese. in un incontro con gli editori di giornali americani, giovedì, rispondendo a una domanda sul blocco del grano aveva detto testualmente: Non so immaginare come si possa graduare la fine di un embargo. Se si toglie, non si può che fare in modo definito e completo». A Bruxelles si fa notare che l'abolizione dell'embargo americano avrà effetti sulla politica della Comunità in questo campo. Dopo la decisione del presidente Carter, la Cee si era infatti impegnata a non sostituirsi agli Stati Uniti sul mercato sovietico per quel che riguarda i cereali e. in genere, a rispettare le proprie linee tradizionali di scambio di prodotti alimentari con l'Urss. r. s.