Dietro l'affare Calvi-Rizzoli di Marco Borsa

Dietro l'affare Calvi-Rizzoli Molti gli interrogativi aperti sul rapporto banche-giornale Dietro l'affare Calvi-Rizzoli L'operazione costerà al Banco Ambrosiano 135 miliardi, ma non si conoscono i principali azionisti dell'istituto di credito - Ancora sconosciuti i patti sociali e i progetti di risanamento del gruppo editoriale MILANO — Il 40 per cento della Rizzoli è costato già 75 miliardi alla Centrale, la finanziaria del Banco Ambrosiano, e altri 60 miliardi costerà l'aumento di capitale. E' il più grosso investimento mai fatto da una banca nell'industria editoriale anche se non è la prima volta che un istituto di credito si avventura nel settore della stampa quotidiana. Il precedente più consistente è stato il Banco di Napoli, proprietario sia del Mattino che della Gazzetta del Mezzogiorno, due testate che fu sollecitato a vendere dalla Banca d'Italia che mal tollerava, ai tempi di Paolo Baffi, che una banca pubblica profondesse le proprie risorse nei bilanci di due quotidiani. Sarebbe una ben curiosa ironia se alla fine dei conti la Banca d'Italia avesse spinto il Banco di Napoli a vendere il Mattino al gruppo Rizzoli per poi ritrovarsi non solo il Mattino ma addirittura il Corriere della Sera, il maggior quotidiano italiano, nelle mani di un'altra banca, sia pure privata invece che pubblica. L'operazione con cui il Banco Ambrosiano, guidato da Rtoberto Calvi, è entrato, attraverso la Centrale, nella Rizzoli - Editoriale Corriere della Sera suscita altri interrogativi delicati, oltre quello di come conciliare l'attività creditizia con quella editoriale, sotto l'occhio vigile della Banca d'Italia. Il più importante riguarda la proprietà. Il Corriere della Sera, che da ieri è entrato in Borsa via La Centrale, è condizionato da un gruppo di cui non si conoscono i principali azionisti. Chi controlla il Banco Ambrosiano? Se sono società, chi sono i volti die ne tirano le fila? Non sono domande oziose. La Consob si è mossa da qualche mese chiedendo la lista dei dieci maggiori azionisti di ogni società. Ma non c'è solo la Consob di mezzo. La nuova legge sull'editoria, in procinto di essere approvata, cerca di rendere esplicite le proprietà dei giornali escludendo società fiduciarie, società anonime di cui non siano noti i soci. Il Banco Ambrosiano per esempio ha importanti ramificazioni estere e. come un qualsiasi istituto privato, potrebbe avere anche consistenti interessi stranieri nella propria compagine azionaria. Se cosi fosse, però, sarebbe opportuno rendere espliciti e palesi quali sono gli interessi che indirettamente possono condi- zionare il maggiore quotidiano italiano. Un altro grosso interrogativo riguarda il futuro dell'investimento fatto dall'Ambrosiano. Se, come molti sostengono, i 153 miliardi di aumento di capitale non fossero sufficienti a risanare il gruppo Rizzoli, cosa farebbe il Banco? Investirebbe altri fondi provenienti dai mezzi propri del gruppo? L'Ambrosiano ha messo a punto una serie di aumenti di capitale (Banco Ambrosiano. Cattolica del Veneto. La Centrale. Credito Varesino) per un totale di 385 miliardi, la più grossa raccolta di mezzi liquidi sul mercato da parte di un gruppo bancario. Servono forse, in parte almeno, a finanziare l'operazione Rizzoli? Questo connubio bancagiornale assume tuttavia una luce diversa se si considera che il Banco Ambrosiano era in realtà già da tempo il socio occulto del gruppo Rizzoli a cui aveva elargito abbondanti crediti di sempre più difficile rientro. I rapporti Calvi-Rizzoli avevano addiritura contemplato un prestito personale ad Angelo Rizzoli di 20 miliardi, rimborsabile in cinque anni ai tassi di mercato, che non risulta sia stato restituito. Con questa operazione quindi il gruppo Ambrosiano in realtà passa dalla condizione di socio occulto a quella di socio palese, un primo passo indispensabile sulla strada della chiarezza. Solo cosi potranno essere discussi piani di risanamento finanziario con eventuale consolidamento dei debiti come è stato fatto per altri gruppi industriali in difficoltà. Solo cosi potranno venir presentati progetti credibili di riorganizzazione manageriale che riportino il gruppo editoriale sulla via dell'efficienza e della prudenza finanziaria. I patti sociali clie accompagnano l'operazione non sono evidentemente noti ma potrebbero contemplare già ora profondi mutamenti non solo nella compagine azionaria ma anche negli indirizzi gestionali. Il problema è di vedere se nel percorso appena iniziato è prevista la sostituzione del Banco Ambrosiano con altri azionisti meno scomodi di una banca e che non abbiano con il passato alcun vincolo in modo da portare davvero nel gruppo un'aria nuova. Marco Borsa

Persone citate: Angelo Rizzoli, Paolo Baffi

Luoghi citati: Cattolica, Napoli, Veneto