Uccise (un colpo al cuore) l'uomo che cercava di calmare i banditi

Uccise (un colpo al cuore) l'uomo che cercava di calmare i banditi Processo d'appello per la tragica rapina di corso Vercelli Uccise (un colpo al cuore) l'uomo che cercava di calmare i banditi Confermato l'ergastolo per Luciano Munari, l'assassino - Ridotte le pene ai due complici: dal carcere a vita a 24 anni per Natale Caruso (latitante), da 18 a 14 anni per Innocenzo Sepede Ridotte in appello le pene per i rapinatori che il 15 aprile '76 uccisero Alessandro Castelli, impiegato della «Ansaldi e Barbero» di corso Vercelli. Dopo tre ore di camera di consiglio, i giudici hanno confermato il carcere a vita per Luciano Munari, 41 anni, autore materiale dell'omicidio, e condannato Natale Caruso a 24 anni di carcere (in primo grado aveva l'ergastolo) e Innocenzo Sepede a 14 anni (18 in assise). Assolto come in primo grado Riccardo Leonetti, semplice comparsa nella vicenda. Il pg Bracco aveva chiesto l'ergastolo per Munari. Caruso e Sepede. 21 anni di carcere per Leonetti. Alla lettura della sentenza Munari non ha battuto ciglio. Sepede si é nascosto il volto tra le mani poi ha sorriso verso il pubblico di parenti e amici. Assente perché latitante da sempre il Caruso. L'assalto in corso Vercelli 269. E' il 15 aprile, giorno di paga per i dipendenti. Poco dopo le 16.30 due individui armati entrano negli uffici, vogliono le «buste», ma le paghe non sono ancora arrivate. I rapinatori minacciano, urlano. Dietro il bancone, gli impiegati osservano terrorizzati. C'è. tra gli altri. Alessandro Castelli, che cerca di far ragionare i banditi e di tener calmi i compagni. I due intimano alle vittime di dar loro i portafogli, sembra che si accontentino degli spiccioli. Poi. all'improvviso, la tragedia. Un rapinatore (sarà poi individuato per Caruso) esce, l'altro, il Munari si ferma sulla porta. Parte un colpo. Castelli è raggiunto al cuore. Aveva 45 anni, sposato, due figli, casa e lavoro e un chiodo fisso: la laurea in medicina. Perché l'assassinio? A ucciderlo e un uomo sradicato (il passato di Munari è intervallato da ricoveri in case di cura) che. ad un certo punto tentò di farsi frate trappista, poi fu infermiere per un anno al Cottolengo. La perizia psichiatrica lo ha definito «impulsivo». Ha sostenuto Munari (difeso dall'avv. Mittone): «Jlcolpo è partito per disgrazia, qualcuno mi ha toccato il braccio». Un teste lo ha smentito secca¬ mente: «Non è stato spinto, aveva la pistola puntata». Ma chi c'era con lui durante la rapina? Munari: «Uno die non conosco, non era Caruso, non c'era neppure Sepede. come dite voi, a far da autista». Sulla presenza dei due complici i giudici non hanno avuto dubbi. Hanno accolto però la lesi dell'avv. Albanese difensore di Caruso: «L'imputato era lì per la rapina, non poteva prevedere l'omicidio commesso dall'amico». E per Caruso si è allontanato lo spettro del carcere a vita. La corte d'assise d'appello (pres. Ricca Barberis) ha poi diminuito di 4 anni la pena per Sepede (difeso dall'avv. Auberti) riconoscendogli una minore partecipazione nella vicenda. Del tutto estraneo al fatto è stato giudicato (come in primo grado) Riccardo Leonetti colpevole di essere stato contattato dagli altri per una rapina, mai avvenuta. La richiesta del pg di 21 anni di carcere aveva stupito i difensori Guidetti Serra e Longhi. «L'accusa Ita preso una svista», hanno commentato. Assoluzione per la moglie di Sepede e condanna lieve per la sorella entrambe difese dall'avv. Balestra. A Bianca Civilli. 84 anni, via Sassi 1. è stata trovata cadavere nel letto della propria abitazione l'altra sera, dopo un intervento degli agenti del commissariato San Donato. it Improvvisa morte di un'anziana donna ieri mattina al Centro Traumatologico: verso le 9 Giuseppina Orecchia, frazione Monfallito di Castello d'Annone, attendeva al 14" piano di essere ricoverata quando, probabilmente per un malore, s'è accasciata sul pavimento priva di vita. Innocenzo Sepede e Luciano Munari durante il primo processo