Dentro il prisma Mirafìori di Renato Rizzo

Dentro il prisma Mirafìori Documento sulle contraddizioni di un quartiere Dentro il prisma Mirafìori Provocatorio invito della Comunità San Remigio: «Venite a sporcarvi le mani tra noi» I nodi cruciali: ambiente, famiglia, giovani - Più stimoli e maggiore responsabilità «/ poveri non esistono solo per far buoni i ricchi; non serve denunciare o compatire: occorre, esaminando se stessi, comprendere che, prima di tutto, è necessario cambiare il proprio modo di pensare e di agire»: sono parole volutamente provocatorie dette da chi invita a «sporcarsi le mani» per operare in difesa dei più deboli e dei più indifesi: e il filo conduttore d'un impegno assunto, anni fa dalla Comunità di S. Remigio, che lavora a Mirafiori Sud. sforzandosi di ascoltare le sofferenze e le contraddizioni d'un quartiere difficile. E sono parole che fanno da premessa ad un documento inserito tra le proposte inviate al Comune per la realizzazione del «Programma straordinario per tre quartieri: ina Artom, E6 ed E15 alle Vallette». Lo stesso dossier che comprende lo sconsolante quadro della situazione delle prime classi redatto dagli insegnanti delle elementari Fratelli Cervi e Di Nanni, di cui La Stampa ha ampiame. .ue parlato. La comunità di S. Remigio (diretta da don Franco Bosco, che prima di dedicarsi al sacerdozio era operaio alla Fiat), intende «farsi voce di chi non ha voce», pur senza sostituirsi «a chi è incaricato in modo specifico della soluzione di questi problemi». Desidera soltanto collaborare con chi s'impegna senza secondi fini: «Se veramente il compito della politica è rendere dignitosa e responsabile la vita dell'uomo». Tre sono gli aspetti carichi d'ombre d'un quartiere disag¬ gregato: l'ambiente, la famiglia, i giovani. Nodi cruciali, pieni di contraddizioni che. a volte, producono violenza, malcontento ed emarginazione. Per affrontare il primo problema i membri della comunità fanno proposte concrete: alloggi a riscatto nelle case comunali per stimolare la responsabilità delle famiglie: impegno per la «normalità esteriore»: pulizia dei cortili e delle scale, migliore illuminazione, citofoni («da noi campanelli e citofoni ci sono sola¬ mente qualche volta»). Ed ancora: sforzo per evitare che nel quartiere siano mandate famiglie con situazioni difficili («cosa die avviene sovente») perché non verrebbero certo aiutate a superare i loro problemi: un adeguato numero di vigili, che non svolgano compiti di polizia giudiziaria, ma diventino punto di riferimento per la popolazione. «Inoltre — aggiungono i membri della S. Remigio — occorrerebbero altre assistenti sociali a tempo pieno e che già conoscono e condividono la l'ita della nostra zona». Accanto a queste richieste, un invito al Comune a trovare tre alloggi per ospitare comunità laiche e religiose «qualificate». Il «nodo-famiglia» è riassunto in due soli punti che. però, sottintendono una dolente ragnatela: trovare alloggi più grandi ai nuclei numerosi ed evitare una promiscuità che può originare drammatiche conseguenze occupandosi dei disagi della convivenza di più famiglie nello stesso appartamento. E si arriva ad una delle facce più buie e disperanti del «prisma-Mira fiori»: quella che riguarda i giovani. Filo teso tra l'attuale realtà disgregata e l'ipotetica e migliore realtà di domani, i giovani devono essere protagonisti e parte viva d'ogni programma che non intenda partire sconfitto. Che cosa occorre, in questo quartiere, a parte l'impegno più vasto nel «cambiare il nostro cuore e passare da un modo di vivere individuale egoistico e solitario ad uno di gruppo, di amicizia e di comunità», per aggredire e vincere il problema dell'emarginazione giovanile? Il consiglio pastorale di S. Remigio individua alcune proposte «chiave»: elementari, medie e materne in un unico edificio per favorire l'amicizia e l'aggregazione e superare certo razzismo: ritorno d'una scuola professionale a tempo pieno nella zona di via Artom; cooperative agricole e stagionali, convenzioni per piccolissimi gruppi impegnati nella pulizia di strade e scale: privilegiare l'apprendistato presso artigiani: favorire le domande di lavoro dei giovani della zona; rafforzare la pratica sportiva, aiutando le associazioni che non si propongono fini di lucro: comunità alloggio, fuori del quartiere per il recupero sociale di elementi disadattati. «Chi è in grado di intervenire (Comune. Chiesa torinese, singoli cittadini! lo faccia — invitano i responsabili della comunità — impiegando gli strumenti adatti e non solo facendo analisi e progetti. Chi promette deve mantenere perché la delusione genera rabbia. La miseria, ricordiamocelo, non è solo mancanza di soldi: è mancanza di istruzione, di capacità di stare insieme, di idealU' Renato Rizzo

Persone citate: Artom, Di Nanni