Dialogare con gli occhi e i gesti (non è riservato agli innamorati)

Dialogare con gli occhi e i gesti (non è riservato agli innamorati) A Roma un convegno organizzato dall'Istituto di psicologia Dialogare con gli occhi e i gesti (non è riservato agli innamorati) ROMA — Quando si dice che «gli sguardi parlano» oppure «lo si legge in viso» non si chiedono immagini in prestito alla poesia o alla fantasia. Senza saperlo si anticipa la scienza. Da tempo si dava per scontato che le parole non dicano tutto, e cioè che gli individui riescano ad esprimersi e a comunicare — e forse in modo altrettanto ricco e intenso — con strumenti «non verbali», come ad esempio la direzione dello sguardo, le espressioni facciali, il contatto «occhi negli occhi», le distanze interpersonali, i movimenti del corpo, le intonazioni della voce come arricchimento dell'espressione sonora. Mettere in luce i contenuti nascosti in questi strumenti di comunicazione e individuare le regole che li determinano vuol dire comprendere meglio le comunicazioni dei bambini fra di loro e con gli adulti (e in particolare approfondire il rapporto fra madre e bambino), quelle dei non udenti, l'interazione sociale fra gli adulti, la psicologia clinica e neurologica, l'antropologia. A queste problematiche affascinanti e ricche di prospettive è dedicato il convegno «Recenti tendenze di ricerca sulla comunicazione non verbale in Italia», organizzato dall'Istituto di Psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La sessione antimeridiana é stata dedicata prevalentemente alla comunicazione non verbale nel bambino. «L'impulso a studi sulla comunicazione non verbale, compiuti parallelamente a quelli linguistici, è stato dato inizialmente dagli etologi*, ha detto la prot. Grazia Attili dell'Istituto di Psicologia del Cnr e coordinatrice scientifica del convegno. All'inizio, come ha ricordato nella sua relazione d'apertura il proi. Robert Hinde del Medicai Research Council di Cambridge (Inghilterra) noto studioso del comportamento animale e di quello umano infantile, le metodologie di ricerca etologica già sperimentate sugli animali sono state di grande aiuto nelle indagini sul bambino. Il rapporto madre-figlio viene ormai visto come la base e nello stesso temilo l'origine del successivo sviluppo sociale del bambino. Nascono di qui i legami sociali primari del bambino con i coetanei e con gli adulti. E le ricerche in corso consentono di individuare i segnali non verbali usati per i legami con i coetanei, con gli adulti o con entrambi. Si sta pure cogliendo in quale modo nel bambino si stia sviluppando la capacità di esprimere, nella comunicazione con il partner di gioco, messaggi che spesso si è ritenuto fossero specifici del lin¬ guaggio ed esprimibili solo attraverso questo mezzo. Indagini interessanti mirano ad evidenziare se nel viso del bambino esistono zone preferenzialmente delegate ad esprimere le emozioni. Negli adulti e stato infatti accertato che l'emisfero della faccia specializzato in queste esteriorizzazioni è quello destro. Nel bambino le ricerche in corso hanno invece evidenziato un'asimmetria facciale soltanto dopo i 12 anni. Quando i bambini sono privi di udito l'indagine assume naturalmente un'importanza maggiore. La prima verifica da fare era quella di accertare quali informazioni sulla struttura della personalità possono essere raccolte qualora il soggetto abbia la possibilità di ricorrere al linguaggio dei segni anziché a quello delle parole o comunque vocale. Maria Cristina Caselli e Virginia Volterra. dell'Istituto di Psicologia del Cnr. hanno sostenuto la necessità di rieducare precocemente i bambini sordi, prima dell'età scolare, per favorire il loro inserimento fra gli altri bambini. Poiché non esistono scuole specializzate che insegnino metodi di comunicazione non verbale a questi bambini, si ha un ritardo nell'apprendimento. Bruno (ìhibaudi

Persone citate: Grazia Attili, Maria Cristina Caselli, Robert Hinde, Virginia Volterra

Luoghi citati: Cambridge, Inghilterra, Italia, Roma