Pertini respinge le dimissioni Zilletti deciso a ripresentarle di Sandra Bonsanti

Pertini respinge le dimissioni Zilletti deciso a ripresentarle Pertini respinge le dimissioni Zilletti deciso a ripresentarle La mediazione del Capo dello Stato ha portato i giudici all'unanimità - Il vicepresidente del Csm comunicherà forse oggi l'intenzione di rinunciare all'incarico Tesa riunione del Consiglio della magistratura ROMA — Con un documento breve e abbastanza freddo il Consiglio Superiore della Magistratura ha respinto all'unanimità le dimissioni dalla carica presentate dal vicepresidente Zilletti. Raggiunto nei giorni scorsi da una comunicazione giudiziaria per la vicenda Calvi. Zilletti ha risposto con una dichiarazione più breve ancora, riservandosi di «comunicare al Presidente e al Consiglio» le sue «definitive determinazioni con dolorosa sollecitudine». Sembra confermato l'orientamento del professore fiorentino a rinunciare al suo posto. E un annuncio di questo senso potrebbe venire già stamani, nel corso della nuova seduta del Csm. Ha vinto dunque quella soluzione «politica» che veniva data per scontata già alla vigilia del dibattito. Chiamato, per la prima volta nella sua storia a decidere su una scelta di questo tipo, piena di rischi, tormentata anche per i risvolti poco chiari che facevano da sfondo alla vicenda, il Consiglio ha ritrovato una linea comune solo dopo sei ore di una discussione accesa, con il pericolo incombente di spaccature, dopo «contatti diretti e riservati di Pertini con diversi consiglieri, e dopo un suo appello all'unità, pronunciato in tono pacato ma fermo». Il comunicato finale, su cui è stato possibile trovare un'intesa fra una sinistra che temeva la votazione perché in netta minoranza e un centrodestra che voleva evitarla soprattutto per salvaguardare l'unità del Consiglio, è suddiviso in tre punti che costituiscono la «motivazione» in base alla quale è stato deciso di respingere le dimissioni. Dice il comunicalo che preso atto delle dimissioni offerte da Zilletti «considerato che non sussistono, allo stato, ragioni di carattere processuale che gli impediscano di esercitare le sue funzioni, in quanto la comunicazione giudiziaria è atto esclusivamente finalizzato a garantire i diritti della difesa; ribaditi i principi costituzionali dell'autonomia e indipendenza dell'Ordine giudiziario e nell'auspicio che l'autorità procedente possa al più presto fare chiarezza sui fatti; constatato che dal dibattito odierno è emerso unanime l'apprezzamento per la sensibilità istituzionale manifestata dal prof. Zilletti attraverso il gesto spontaneamente compiuto», il Csm respinge le dimissioni. Decisivo, secondo quanto hanno riferito i due consiglieri Marzachi e Scotti incaricati di dare di tanto in tanto informazioni ai giornalisti, sarebbe stato l'intervento del professor Giovanni Conso. L'esperto di diritto costituzionale aveva insistito infatti sulla «lacuna legislativa» in seguito alla quale un membro del Consiglio non ha le stesse «garanzie» che hanno altri appartenenti ad altre istituzioni, parlamentari o membri di governo: c'e cosi il rischio di rimanere esposti alle manovre di un cittadino qualsiasi. Conso si sarebbe poi domandato con insistenza se una semplice comunicazione giudiziaria possa mettere in crisi tutto il Consiglio, e avrebbe quindi aperto la strada alla soluzione, poi accolla, del rifiuto delle dimissioni, accompagnato da una motivazione che si preoccupasse di tutelare adeguatamente l'istituzione e anche l'uomo coinvolto. Su questa proposta si è inserito il professor Federico Mancini, chiedendo a Pertini che se ne facesse «mediatore». Pertini ha accettato e ha cominciato un gire di «contaiti» in seguito ai quali è stata redalta una prima «bozza» di documento successivamente modificata per dare maggior spazio a una richiesta della sinistra che voleva insistere in modo specifico su un riconoscimento dell'operato dei magistrati di Brescia e. soprattutto, sull'inserimento nel comunicato, di valutazioni di opportunità politico-istituzionali. La stesura del documento finale è stata dunque «più laboriosa del previsto». Quasi tutti i membri del Consiglio sono nuovamente intervenuti. Alla fine è stata concordata anche quella espressione «allo stato», che è una cautela nei confronti di prossimi sviluppi dell'inchiesta. E' stalo Pertini stesso ad andare a prendere Zilletti nel suo studio al primo piano e ad accompagnarlo nell'aula dove gli è stato letto il documento. Stamane il Consiglio si riunisce alle nove in seduta ordinaria, presieduta dal consigliere «decano». Secondo le previsioni, a una certa ora dovrebbero arrivare Zilletti e Pertini. Zilletti comunicherebbe al Consiglio la sua decisione di confermare le dimissioni. A quel punto la seduta si trasformerebbe da «ordinaria» in «plenaria», presieduta nuovamente da Pertini. E i consiglieri sarebbero chiamati a eleggere, fra i membri nominati dal Parlamento, il successore di Zilletti. Continuano intanto a girare le voci sui tre ministri dell'attuale governo che risulterebbero iscritti alla «P2». Ieri un quotidiano della sera ne ha fatto i nomi. E a questo fatto è stato collegato un incontro fra il ministro Sarti (citato dal quotidiano come membro della «P2») e il presidente del Consiglio Forlani. Sarti è rimasto sconcertato quando si è accorto che i giornalisti erano al corrente del colloquio. Sono state date spiegazioni ufficiali, è stato detto che Sarti e Forlani hanno parlato del problema delle carceri. Altri invece sostengono che il ministro di Grazia e Giustizia avrebbe spiegato a Forlani la sua vera posizione nella vicenda. I radicali, intanto, hanno preannunciato che alla riapertura dei lavori parlamentari chiederanno una commissione d'inchiesta sulla «P2» e. sin d'ora, chiedono che i magistrati di Milano rendano nota la lista degli appartenenti alla loggia Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Brescia, Milano, Roma