«Negoziare, negoziare sempre» di Alfredo Venturi

«Negoziare, negoziare sempre» «Negoziare, negoziare sempre» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — Accolto dalla rituale ovazione. Bettino Craxi chiede silenzio e attacca la prima delle sue cento cartelle. Gli applausi lo interromperanno più volte, per arrivare a pagina cento gli ci vorranno più di tre ore. Che cosa dice Craxi ai trecentocinquanta delegati del 42" congresso, alle folte delegazioni di partiti italiani e stranieri, alle migliaia di persone che affollano il padiglione della Fiera del Mediterraneo? Prima di tutto parla di continuità: continuità tra il «progetto» e le tesi, continuità tra Torino e Palermo, continuità insomma di questo partito socialista che la gestione craxiana ha rivestito di garofani. Nessuna «svolta di Palermo», dunque: questa è una relazione di consolidamento, è la consacrazione di una linea che il segretario ha saputo far condividere da oltre i due terzi del partito, e che ora offre al Paese come ricetta per i suoi mali. Il discorso di Craxi è ritualmente articolato per temi. Governo. «Non abbiamo da cambiare nulla alla nostra linea generale della governabilità*. Ma ciò non significa né difendere un governo ad ogni costo, né rinunciare alla ricerca di soluzioni diverse, né infine «rivolgersi deliberatamente contro qualcuno». Quindi, «noi abbiamo sostenuto e sosteniamo con lealtà il governo presieduto dall'on. Forlani»: anche se la collaborazione con la de al centro non va necessariamente riprodotta in periferia. I comunisti chiedono la crisi di governo (e qui Craxi ignora l'analoga richiesta della sinistra socialista): ma una crisi di governo non é accettabile senza che una proposta alternativa sia stata discussa e resa praticabile. E' l'insistito «no alla crisi al buio» : perché una crisi al buio, dice implicitamente Craxi. è l'esatto opposto della governabilità. Del resto il pei. insiste il segretario, deve rendersi accettabile col compimento di «una revisione ideologica e strutturale-. Quanto alla collaborazione con la de. essa «rischierebbe d'isterilirsi sulla base di un semplice ragionamento di necessità-. Craxi esalta poi la collaborazione psi-psdi. rileva alcune nubi nel rapporto col pri. denuncia «un eccesso di ottimismo» nei passati rapporti con i radicali, parla di «dialogo aperto» con i liberali. Economia. Craxi si difende dalle accuse di ottimismo che gli sono state rivolte, a proposito dell'analisi della situazione. Erano le cifre, dice, che denunciavano segni non tutti negativi. Certo, i problemi sono gravi, tutti sfocianti nell'inflazione. «Un'inflazione al di sopra del 20 per cento è già un male grave... un'inflazione che superasse il 30 per cento sarebbe capace di mangiarsi anche la democrazia». E non si tratta di sola fatalità: un fenomeno di questa portata «ha molte radici e molti irresponsabili die Io alimentano». Necessario dunque uno sforzo nazionale, necessario evitare, com'è accaduto, che il governo viva «aspetti di divisione e accenti incoerenti die ne hanno indebolito l'autorevolezza di cui ha invece bisopno». Sindacato. Siamo stati il Paese dei troppi scioperi, dice Craxi: «Poi è intervenuta una fase di maggior riflessione, più contenuta, più responsabile». Contro gli «eccessi negli scioperi.,, pericolosi per la democrazia soprattutto in presenza di «sindacalismo selvaggio impastato di corporativismi e microconflittualità dilaganti», è necessaria la regolamentazione, «in primo luogo nei pubblici servisi'. Il segretario attacca la prassi dello sciopero politico generale, che ha «incidenza traumatica» sulla società, e di cui non c'è affatto bisogno: il sindacato infatti «ha ben altre vie e occasioni per esprimere e far valere con efficacia il suo punto di vista». Regolamentazione del diritto di sciopero, dunque, ma anche ricerca di una «maggioredemocrazia industriale», all'insegna della partecipazione. Terrorismo. Craxi difende il partito, e se stesso, dalle accuse di cedimento, e lo fa citando truculente minacce brigatiste: difende al tempo stesso la tensione umanitaria che. durante il «caso Moro» e in altre occasioni, ha indotto il partito a battersi per evitare spargimenti di sangue. Poi parla del «grande vecchio»: «Quando ne ho parlato ho scelto una metafora — precisa Craxi — volevo riferirmi a un Iwello superiore politico e ideologico capace di imprimere impulsi, direttive: Esprime poi fiducia sulle prospettive: «Tutto ciò cui ancora assistiamo è lotta di retroguardia: è una lotta che deve essere vintae che sarà vinta». Politica estera. Craxi cita Nenni: «Negoziare, negoziare sempre». Sugli euromissili: dopo lo squilibrio determinato dagli «SS 20». la «modernizzazione del sistema difensivo nucleare sul teatro europeo era inevitabile». Ma l'obiettivo finale resta il negoziato: l'Italia si dia da fare per la conferenza europea sul disarmo. Medio Oriente: Camp David è un processo parziale, non c'è soluzione possibile che ignori il problema palestinese. Poi Craxi esalta il «dialogo euro-arabo-africano». denuncia la persistenza di razzismo. discriminazione, sfruttamento in Africa, e le scorribande di «mini-potenze imperialistiche», trasparente accenno al ruolo africano di Cuba. Poi apre verso l'Est europeo: «L'Italia ha sviluppato una sua naturale vocazione ai rapporti verso l'Est dove la Alfredo Venturi (Continua a pagina 2 in ottava colonna) Palermo. Craxi durante il discorso d'apertura del congresso

Luoghi citati: Africa, Cuba, Italia, Medio Oriente, Palermo, Torino