«Nessun problema, siamo inglesi» di Mario Ciriello

«Nessun problema, siamo inglesi» COSA RIVELA UN SONDAGGIO DELI/OPINIONE PUBBLICA BRITANNICA «Nessun problema, siamo inglesi» La Gran Bretagna è nella morsa di una recessione crudele - Eppure 1*81 per cento della popolazione è «relativamente contento della sua vita» - L'essere un abitante deir«Iso!a benedetta» è ancora considerato un privilegio - Ma il Paese è divenuto meno tollerante: i politici sono bersaglio di giudizi «all'italiana», gli immigrati di colore guardati con ostilità DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Tra te molte maschere che popolano quella che Shakespeare e altri chiamano la -commedia della t'ita». l'occhio scorge una figura altera ma comica, brillante ma patetica: l'anglomane. La figura di colui che. non essendo britannico, tenta d'imitare i figli di quest'isola. Non sono pochi questi plagiari, neppure il declino, la scemata influenza di questa nasione. ne hanno rarefatto le file. Ed è uno spettacolo malinconico, perché, con sforzo maggiore o minore, un individuo può far propria l'indole di uno straniero, sempreché tale straniero non sia un inglese. Come domandava un vecchio libro, un best-seller: «Gli Inglesi, sono essi umani?». Non sono pensieri né nuovi né originali, ina si ridestano in questi giorni alla lettura di uno dei più importanti studi della pubblica opinione da molti anni a questa parte. Lo ha compiuto l'Henley Centre for Forecasting (il Centro di Henley per le previsioni! nel quadro di un programma permanente che mira a seguire e valutare le ..pressioni dirette a conseguire trasformazioni sociali... Un'analisi dei risultati rivela l'inglese di oggi meglio di ogni cronaca giornalistica o ogni testo letterario: e conferma che. anche in un mondo sempre più uniforme. Hiomo britannicus resta un atollo singolare e sorprendente. Un esempio, forse il più vivida, il più significatila. Mentre la stampa inglese è un canto funebre e lugubre, mentre i 2 milioni e messo di disoccupati stanno per divenire tre, mentre il Paese è nella morsa di una recessione crudele, il Centro di Henley pone questa domanda: -E' relativamente contento lei della sua vita?». E ben l'Sl per cento risponde: «Yes». Se si pensa all'eterna nevrastenia italiana e alle ansiose insofferense dei tedeschi, dei francesi, degli americani, questa serenità britannica dopo anni di dolorosi sacrifici gher- misce l'attenzione come un fenomeno portentoso. Poniamo adesso sotto il microscopio un altro aspetto dell'animo inglese. ..Sente il bisogno di possedere di più?... domandano i sociologi di Henley. Sorpresa, sorpresa: ^'acquisitive society, la società avida, ghiotta, sembra al tramonto. Soltanto il 39 per cento esprime il desiderio di avere un'altra auto, un'altra casa, un'altra meraviglia elettronica, altri beni o soldi: la maggioranza, quasi il fìO percento, risponde: ..No. grazie, mi basta quello che ho... Neppure i giovani, quelli tra i 16 e i 24 anni, tendono smaniosi le braccia verso nuove conquiste materiali. Soltanto il 55 per cento, una smilza maggioranza, vuole di più. A questo punto, il lettore intelligente avrà già capito che tra fare l'inglese ed esserlo veramente c'è non soltanto il mare, ma un intero oceano. Non basta. A differenza dell'italiano, i cui umori sono intensamente influenzati dalla vita politico-amministrativa dell'intero Paese, l'inglese è -contento- pur non avendo né fiducia né rispetto verso i partiti, verso il governo, verso i sindacati, verso quasi tutto /'establishment. Soltanto il 25 per cento dei britannici considera l'isola in buone mani. Anche due figure -classiche- come il poliziotto e il magistrato non godono più il prestigio di un tempo, poggiano su piedistalli corrosi, incrinati. E' un bene o un male? Come tutte le cose di questo mondo, anche questa natura britannica ha i pregi dei suoi difetti e viceversa. E' un male, perché induce alla pigrizia, alla staticità, a un certo -oblomovismo-, non dissimile talvolta da quello slavo, incarnato dal sonnolento ma romantico eroe di Ivan Goncharov. Molte voci, da quella di Orwell a quella di Bevan. hanno avvertito che l'eccessiva «carenza di ambizioni... sia pure materiali, di questo uomo della strada è una formidabile barriera psicologica sulla via del dinamismo economico nazionale. D'altra parte, minore è l'irrequietezza maggiore è la stabilità sociale, minore è il nervosismo individuale maggiore è la calma collettiva. Si parla tanto di - flemmainglese, ma si abusa della parola, perché la gente di questa terra è spesso più focosa, più caparbia, più temeraria, più violenta di molte altre. C'è invece una singolare ed eccezionale capacità di mettere le cose in prospettiva, di de-escalarle. di sfiammarle con il balsamo magico dello humour. Anni fa. mentre l'Inghilterra tremava e gelava, semi-paralizzata, sotto nevicate soffocanti, un giornale coronò la sua prima pagina con l'imponente titolo «Don't grumble. Could be worse», non brontolate, potrebbe essere peggio. E' la filosofia del soldato di ogni Paese, quella che gli permette di sopraiwivere alle fatiche e ai pericoli. Non sono stati sempre cosi, tuttavia già nei secoli passati gli inglesi, ricchi e miserabili, consideravano un privilegio essere tali. Le masse cenciose dell'epoca di Shakespeare e prima parlavano con fierezza della loro blessed island. della loro isola benedetta. E' un filone ininterrotto durante tutta la storia di questa nazione, un fenomeno su cui molto si è scritto. La ragione di tale continuità psicologica, quali che fossero i regimi o le circostanze esterne, va cercata nella formazione dell'Inghilterra, uno Stato-isola non creato da una costituzione o un trattato di pace ma letteralmente -cresciuto* come un albero, per oltre un millennio, senza mai veder reciso o distrutto un ramo del passato. Senza questo tessuto connettivo, la Gran Bretagna avrebbe reagito violentemente sia al suo lungo declino economico sia alla ferrea terapia della signora Thatcher. E'aumentata la delinquenza, certe zone della capitale e di altre città sono divenute pericolose: ma né la disoccupazione né le altre traversie hanno sconvolto le piazze, hanno minacciato le istituzioni. C'è anzi chi afferma che questa placidità è stata nocwa all'Inghilterra, che un po'di lampi e tuoni alerebbero smosso le acque, infranto gli anacronismi più perniciosi e stimolato le amministrazioni postbelliche. E'una tesi sostenibile, che comunque non ha messo radici nella realtà. Un'Inghilterra abbastanza contenta nonostante i suoi guai, più scettica che in passato tuttavia non cinica, senza molte illusioni sul futuro tuttavia senza angustie, senza complessi, senza neuropatie. Tale è il ritratto che dipinge l'Henley Centre for Forecasting, un ritratto vivido e fedele. Neppure la consapevolezza del maggior benessere a Sud della Manica scuote, irrita il britannico o accende in lui invidie rabbiose. Una società serena allora? Non del tutto, perché nel frattempo alcuni veleni si sono inseriti in questa nazione. Come conferma il centro di Henley, la Gran Bretagna è divenuta meno-liberale-, nel sensopiù bello della parola, meno tollerante. Gli immigrati di colore sono guardati di mal occhio e le autorità osservano inerti la crescente ostilità. Poca è la simpatia per lo straniero in generale. I politici sono bersaglio di giudizi -all'italiana-: e la stampa stessa, pur non avendo perso lettori, sembra aver perso non poco del loro rispetto. Se offerti a un computer, questi, e altri dati, ci risponderebbero: l'uomo della strada inglese si è lasciato alle spalle il consumismo, è finalmente pronto ad accettare nuove tecnologie per il bene comune, non si lamenta troppo, è convinto però che, tra governi maldestri. Mercato Comune e negri, l'isola faticherà a riprendersi. Quando l'attuale quaresima finirà, quando i sacrifici daranno i frutti sperati, una brezza schiarirà forse l'atmosfera, disperderà molte ragnatele. E allora, oltre a essere solida e flessibile come è sempre stata durante le sue bufere, l'Inghilterra sarebbe altresì cordiale, accogliente e simpatica. Mario Ciriello Londra. Un lunedi mattina alla City, gli impiegati raggiungono ì loro uffici (Foto G. Neri)

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