Nel Vietnam, i cattolici divisi sui rapporti col «regime rosso»
Nel Vietnam, i cattolici divisi sui rapporti col «regime rosso» Nelle ultime settimane sono stati arrestati cinque gesuiti Nel Vietnam, i cattolici divisi sui rapporti col «regime rosso» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE HO-CHI-MINH-VILLE — Almeno cinque gesuiti, tra cui il provinciale dell'Ordine, sono stati arrestati a Ho-Chi-Minh-Ville (l'ex Saigon) nelle ultime settimane. Esercitavano un'influenza troppo forte sui giovani e sugli intellettuali? E' questa, in ogni caso, la spiegazione avanzata da alcuni ambienti cattolici in mancanza di spiegazioni ufficiali. Nella resistenza passiva che la gente del Sud oppone al nuovo stile di vita socialista, alcuni cattolici, è vero, non sono tra le persone più tranquille. Anche se le autorità di Ho-Chi-Minh sottolineano che «i cristiani hanno un ottimo atteggiamento nei confronti della rivoluzione», continuano a rimproverare ad alcuni di loro di favorire le fughe dal Vietnam. Sei anni dopo la «liberazione» del Sud, la Chiesa rimane divisa sulla posizione da adottare verso un regime di cui conosce le motivazioni profonde. Se «lo Stato... difende i valori culturali e spirituali della nazione, assimila la quintessenza della cultura mondiale», è scritto nella nuova Costituzione, che pure precisa che «il marxismo-leninismo è l'ideologia che presiede allo sviluppo della società vietnamita». La gerarchia, nella sua grande maggioranza, sembra adottare un atteggiamento di benevola neutralità. Per questo monsignor Ngyen Van Binh. arcivescovo di Ho-Chi-Minh. ha appoggiato la creazione, all'inizio dell'anno, di un «comitato d'azione dei cat- tolici della città per l'edificazione e la difesa della patria». Anche se lui si è tenuto in disparte, ha ritenuto l'iniziativa «non irragionevole» e ha invitato i fedeli ad aderirvi. Alcuni preti e religiosi hanno scelto di servire il regime senza apparenti secondi fini. «Certo, ci sono contraddizioni insormontabili tra cattolicesimo e marxismo — riconosce monsignor Ly Chan Trung. filosofo cattolico e deputato —. Malgrado tutto, c'è modo di collaborare alla nascita di una società più giusta rimanendo se stessi». Del resto, si scoprono nel socialismo «valori reali» come la solidarietà, lo scambio, la spartizione. «Se si riflette sulla vera missione della Chiesa, all'essenza della fede — nota padre Vuong Dinh Bich, responsabile della Confraternita della Vergine dei poveri — ci si deve rallegrare della limpidezza della nostra Chiesa. Siamo dwentati una comunità di fede senza potere». Nessuno contesta il bisogno di un ritorno alle origini a una Chiesa che in passato ha avuto relazioni troppo strette con i governi, soprattutto al tempo del presidente Ngo Dinh Diem. « Ma, per esistere a ogni costo, bisogna infeudarsi col nuovo regime?», si chiedono i cattolici ribelli. «A che serve staccarsi da un potere per poi attaccarsi a un altro?». Questi cattolici vogliono resistere a ogni tentativo di recupero e inserimento. Secondo loro, la collaborazione è pericolosa. Lo sarebbe anche un eventuale riconoscimento dei seminari come facoltà statali. «La difficoltà è che un atteggiamento di neutralità verso il regime è considerato un segno di ostilità», dicono. «Se non si è con loro, si è contro di loro». Buona parte dei cattolici del Sud non intendono riconoscere la buona fede delle autorità; al contrario, ritengono che la loro comunità sia sottoposta a ogni genere di umiliazioni, e vessazioni: funzioni accorciate o disturbate, chiese chiuse nei villaggi lontani dalle strade più battute, arresti arbitrari testimoniano i veri sentimenti del regime nei loro confronti. .1. De Ballili ( op\ri^hi l.t' Mondi' e por l'haliti I j Stampa
Persone citate: Bich, Diem, Dinh, Ly Chan Trung, Ngyen Van Binh
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