Così, tra crisi e delinquenza si incrina il boom di Abidjan di Livio Zanotti

Così, tra crisi e delinquenza si incrina il boom di Abidjan Viaggio in Costa d'Avorio, la «Svizzera d'Africa» Così, tra crisi e delinquenza si incrina il boom di Abidjan DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ABIDJAN — Al di là dei cinque piani verde-azzurri delle palazzine «tropical» prospicienti il porto, dove l'affollata Treichville diventa metà bazar e metà falansterio, che Abidjan scopre le sue inquietudini. Se ne avvertono i palpiti irregolari nel sovreccitato vociare dei piccoli commerci, in certe rapide occhiate diffidenti, nell'ostilità manifesta di alcuni luoghi, caffeucci e cortili. Nel quartiere una volta preferito dai colonizzatori francesi i problemi attuali della Costa d'Avorio si sommano e precipitano in una esasperata concentrazione. Qui la capitale cosmopolita diventa città africana, i volti neri di ivoriani, senegalesi, ghaniani, mossi e bobo dell'Alto Volta quasi cancellano nel loro moltiplicarsi quelli bianchi, di europei e americani; i grattacieli vetro-cemento della City firmati da Nervi e Akirara, sul plateau oltre il braccio di laguna, di qui non si riesce più a vederli e neppure a immaginarli. Dal tramonto in poi è sconsigliato venire a passeggiare da queste parti. La vita, di notte, può divenirvi violenta, rovescio improvviso della tradizionale gentilezza del Paese. Prima ancora che il governo le confermasse rendendole pubbliche, a Treichville hanno cominciato a circolare le voci sull'atroce tragedia di Agban. Nel posto di polizia alla periferia Ovest della città, in una cella di pochi metri quadrati con una minuscola bocca di lupo per l'aria, durante la notte tra il 6 e il 7 marzo passato sono morte asfissiate 46 persone. Erano in grande maggioranza gha- niani, trattenuti nel corso di un vasto rastrellamento. Molti di loro erano sospettati di trafficare droga e denaro falso tra Treichville e le bidonvilles della cintura. L'episodio ha turbato la popolazione e dato luogo ad incidenti diplomatici tra i governi di Abidjan e di Accra. Felix Houphouet-Boigny, il settantacinquenne capo dello Stato e del partito unico, il pdci, ha convocato ministri e Ufficio Politico. «Esigiamo l'assoluto rispetto della nostra sovranità», ha titolato sull'intera prima pagina, all'indomani, il quotidiano di Abidjan Fraternité Matin. La polemica, punta ai Paesi vicini, dai quali arrivano centinaia di migliaia di emigranti. Ma il Presidente ha ordinato un'inchiesta. La gendarmeria, appoggiata dall'esercito, continua però la lotta alla malavita, e ancora a Treichville ha arrestato nei giorni scorsi una folta banda di rapinatori, ai quali mercanti d'armi noleggiavano pistole automatiche per 400 mila lire ciascuna ogni 24 ore. Negli ultimi 5 anni, i dati ufficiali indicano che sono raddoppiati i furti con destrezza o con scasso e più che quintuplicate le rapine a mano armata. Passata in un decennio da 360 mila ad un milione e mezzo di abitanti, ora che l'economia non tira più come in passato Abidjan stenta a mantenere l'equilibrio. E' accaduto tutto in pochi anni e adesso la Svizzera del Continente Nero, il membro più quieto e benestante della Comunità Finanziaria Africana predisposta dai francesi, sente alitare sul collo il fiato pesante di rischi fino a ieri sconosciuti. Crescita economica e tranquillità sociale avevano camminato a braccetto durante tre lustri, dall'agosto dell'Indipendenza, proclamata nel 1960 con la parola d'ordine «Unione, Disciplina, Lavoro». Soprattutto grazie alla coraggiosa moderazione, all'acuto realismo di Houphouet-Boigny, uno dei pochi politici africani cresciuti nella Parigi della Quarta Repubblica, fino a diventare ministro con Mollet. Pflimlin. De Gaulle. All'espandersi delle colture nell'interno penetrato e bonificato da veloci autostrade, ne ha fatto da contrappunto il sorgere dell'Abidjan verticale. Una «Cassa nazionale di compensazione», finanziata con l'imposta sull'esportazione, rendeva uguali per tutti i produttori i costi di trasporto fino agli imbarchi sull'Atlantico. Centinaia di società prendevano alloggio nei moderni edifici del plateau, a cavallo tra la foresta e il golfo di Guinea. Per quasi due decenni il prodotto nazionale lordo è aumentato del 7 per cento l'anno: il reddito pro-capite ha oltrepassato i 500 dollari, sebbene la popolazione sia nel frattempo raddoppiata, supe¬ rando gli 8 milioni e mezzo di abitanti. Sullo scadere degli Anni Settanta, il progetto ivoriano si è però inceppato. L'aumento progressivo dei prezzi degli idrocarburi affaticava da tempo l'economia: con il crollo dei prezzi internazionali del caffè e del cacao è piovuto sul bagnato. Inflazione e debito estero bloccavano intanto l'edilizia, lasciando senza lavoro una moltitudine di immigrali, esposti cosi all'emarginazione. Se al «plateau» chiudono è Treichville che cresce, dicono ad Abidjan. La speranza è nel petrolio. Agip e americani della Phillips l'hanno trovato tra l'Atlantico e la laguna. Livio Zanotti

Persone citate: Boigny, De Gaulle, Mollet, Pflimlin, Phillips

Luoghi citati: Abidjan, Accra, Africa, Costa D'avorio, Guinea, Parigi, Svizzera