La diga sul Musone piena di polemiche di Ermete Grifoni

La diga sul Musone piena di polemiche Il progetto interessa 13 Comuni marchigiani La diga sul Musone piena di polemiche CINGOLI — Una nuova rovente polemica sta agitando l'entroterra marchigiano. Argomento: la gigantesca diga sul Musone che dovrebbe essere costruita per iniziativa del Consorzio di bonifica dei Bassi bacini del Olienti. Potenza e Musone, presso Castreccioni di Cingoli, in una remota vallata tra le colline del Maceratese. Alta 60 metri, lunga circa 300. questa fortezza di calcestruzzo che verrà a costare più di una trentina di miliardi, dovrebbe sbarrare nel breve giro di tre anni, l'alto corso del fiume Musone, trasformando una decina di ettari di terreno in un colossale catino capace di contenere 42 milioni di metri cubi d'acqua, da utilizzare per l'irrigazione di circa 10 mila ettari di media collina e, in parte, per uso potabile nei centri rivieraschi dell'Anconetano. In pratica, una delle più grosse opere che interessano più o meno direttamente 13 Comuni marchigiani di cui 6 in provincia di Macerata (Cingoli, Apiro, Poggio San Vicino, Recanati, Porto Recanati e Montefano) e 7 in provincia di Ancona (Staf folo, Iesi, Pilotrano. Osimo. Castelfidardo, Numana. Loreto). Dopo anni di studi e progetti i lavori, finanziati e appaltati nello scorso febbraio, sarebbero dovuti partire in questi giorni quando, come fuochi artificiali, sono scoppiate le contestazioni da parte di un comitato di difesa dell'Alta Valle del Musone il quale, con le batterie delle associazioni naturalistiche regionali, come «Italia Nostra», Wwf, Archeo Club. Lega per l'ambiente Arci, e vari gruppi di ricerca ecologica, ha cominciato a sparare a zero contro il progetto, definito inutile e dannoso. Dall'altra parte ha risposto il Comune di Cingoli, con un ordine del giorno del Consiglio, unanime, in cui si deplorano intralci pretestuosi e si auspica la prosecuzione dei lavori «certi della validità e dell'importanza che l'opera riveste — dice il documento — ai fini dell'utilizzazione irrigua, idrogeologica, turistica e forse anche di produzione di energia elettrica». Immediata la controreplica del comitato, che dopo aver messo in dubbio che l'argomento sia stato discusso e il documento realmente votato nell'aula del Consiglio comunale (ma si tratterebbe in questo caso, addirittura di un piccolo giallo consigliare) hanno annunciato in una riunione ad Ancona raffiche di proteste a Roma presso vari ministeri e un esposto a Pertini. «Non vogliamo, e lo dimostreremo in tutti i modi — dicono i protezionisti al Presidente della Repubblica — che la diga diventi una seconda Gioia Tauro». Per quanto possa apparire piuttosto tardiva, in quanto partita dopo l'appalto dei lavori, la campagna antidiga ha sollevato un polverone notevole, che vede coinvolti anche gli abitanti di alcuni piccoli paesi adiacenti al progettato invaso, già perplessi dal fatto di trovarsi i poderi allagati e tagliati fuori dalle tradizionali vie di comunicazione. In pratica, che cosa sostengono i naturalisti? Che il lago non è stato chiesto né dalle popolazioni a valle, né da quelle a monte in quanto la zona del Musone, notoriamente fertile da secoli, non ha mai avuto bisogno di un supplemento di irrigazione. Affermano inoltre che la diga non potrà affatto servire a fini idroelettrici, che manca un piano di utilizzazione delle acque a scopo irriguo e che in definitiva con l'invaso, peraltro non previsto dal piano regolatore del territorio di Cingoli, si produrrà un generale impatto negativo sull'ambiente. Tra l'altro — affermano — il Musone finirà per essere prosciugato e le falde freatiche della parte inferiore del fiume non saranno più in grado di alimentare i pozzi con gravi ripercussioni per l'agricoltura locale mentre, in definitiva, con lo stesso invaso si vorrebbe aiutare l'irrigazione. Si verrebbero inoltre a modificare le caratteristiche del clima della zona con correnti di aria umida in discesa verso la costa, con formazioni di nebbie e freddi tardivi, letali per le colture agricole. Quindi — dicono i naturalisti — una diga non solo inutile ma anche dannosa. Tra le bordate prò e contro la diga, nessuno per ora può prevedere l'esito della vicenda che vede, tra l'altro, spet¬ tatrice la Regione, la quale chiamata in causa per aver rilasciato il nulla osta senza una valutazione globale del problema, non ha fatto conoscere il suo punto di vista. L'impressione generale che si ricava da questa, come da altre polemiche sorte sull'opportunità di creare dighe e bacini artificiali nelle zone montane delle Marche, è che la ricerca dell'acqua, sempre più scarsa per uso potabile e irriguo, stia diventando come la classica coperta stretta, e che certe opere — se utili — debbano essere prima ampiamente studiate, pubblicizzate e dibattute. Si rischia altrimenti di sollevare i paesi come nel Par West. Ermete Grifoni

Persone citate: Archeo Club, Musone, Pertini