La Sip ha perso 538 miliardi

La Sip ha perso 538 miliardi Il 1980 è stato peggiore del previsto per il gruppo telefonico italiano La Sip ha perso 538 miliardi Il deficit scenderà a 408 miliardi se sarà ridotta la tassa sul canone di concessione TORINO — E' stato peggiore del previsto il 1980 per la Sip. Ieri Ottorino Beltrami e il suo staff hanno presentato i conti, che sono pesantissimi: la società telefonica (controllata ormai all'88% dalla Stet, finanziaria del gruppo iri) ha perso lo scorso anno 538 miliardi, 60 in più dell'esercizio precedente. In altre parole, il passivo è ormai un sesto dei ricavi telefonici della Sip. che hanno raggiunto i 3300 miliardi. Il deficit si ridurrà perù a 408 miliardi — dice una nota del consiglio d'amministrazione — se il «canone di concessione, come previsto dalla legge approvata dalla Camera e ora all'esame del Senato, sarà ridotto di 130 miliardi». Sempre nell'80 gli oneri finanziari hanno superato 1.140 miliardi (circa il 28 per cento degli introiti) mentre gli ammortamenti sono stati di 728 miliardi. Particolarmente pepante, infine, è stata la voce del costo del lavoro che ha raggiunto 1400 miliardi. Come se non bastasse sono calati gli introiti dovuti alla teleselezione : 3 miliardi e 275 milioni di conversazioni telefoniche, po¬ co più della metà delle stime fatte a suo tempo dagli esperti che prevedevano ricavi pari al 13% dell'intero fatturato. I debiti a lungo termine, poi. sono balzati al tetto di 6500 miliardi di fronte a investimenti che hanno raggiunto 1951 miliardi mettendo in ginocchio il cosiddetto «indotto telefonico» che ha annunciato una massiccia cassa integrazione per i prossimi mesi, appena stemperata dalle promesse di due ministri (De Michelis e Di Oiesi) di avviare, in tempi strettissimi, un complesso piano di salvataggio per la società telefonica. Un piano, comunque, che è già decollato In parte tre giorni fa aintalcable (Stet) i cui amministratori hanno dato l'okay alla «cassa conguaglio», In pratica al trasferimento di una parte deu'.i utili nelle casse della Sip. Ma la «cassa conguaglio» non è che un tassello del plano di salvataggio. Due settimane fa, Infatti, la Commissione della Camera ha approvato il provvedimento (per 130 miliardi) che riduce dal 4.50 allo 0,50% 11 canone di conces¬ sioni che la società paga allo Stato. Altri 200 miliardi poi dovrebbero essere destinati alla Sip attraverso la «cassa conguaglio», mentre altri 430 miliardi dovrebbero arrivare alla società telefonica sotto forma di aumento delle tariffe. Per aiutare la Sip è infine scesa recentemente in campo la Stet che. pochi giorni fa, ha delineato per bocca del suo amministratore delegato Michele Principe, un piano in tre punti che equivalgono a una vera e propria pioggia di miliardi. Un intervento che. tradotto in cifre secche, vuole, dire questo: 1) la Stet si impegna a versare al più presto nelle casse della Sip i 240 miliardi previsti dalla seconda tranche dell'aumento di capitale varato a gennaio; 2) in attesa di questi soldi, legati al fondo di dotazione dell'Ir!, la Stet si è già impegnata (e lo ha annunciato nei giorni scorsi la Krediet Bank, che guida il consorzio bancario) ad aumentare l'entità del suo primo europrestito da 25 a 30 milioni di Ecu; 3) la Stet. sempre nei giorni scorsi, ha chiesto (e ottenuto) che la Sip d'ora in poi rappresenterà l'«interfaccia unico» con gli utenti italiani per tutti i servizi di telecomunicazione già attivi o di cui è prevista l'attuazione. Un modo elegante per trasferire nelle casse del gruppo miliardi che oggi vengono dirottati all'Italcable. a Radiostampa, o all'Asst. Cesare Roteati

Persone citate: De Michelis, Di Oiesi, Michele Principe, Ottorino Beltrami

Luoghi citati: Torino