Nell'elenco dei 200 mila presunti evasori c'è chi deve miliardi e chi solo mille lire

Nell'elenco dei 200 mila presunti evasori c'è chi deve miliardi e chi solo mille lire Nell'elenco dei 200 mila presunti evasori c'è chi deve miliardi e chi solo mille lire La lista è aperta da Giulia Maria Crespi: nel '74 denunciò 8 milioni di reddito, secondo il fisco deve pagare 12 miliardi - Tra personaggi noti e sconosciuti sono citati per centinaia di milioni anche studenti e impiegati Il gran libro rosso di Reviglio con l'esercito dei duecentomila presunti evasori fiscali e con i trecentomila accertamenti eseguiti è soltanto uno scampolo poiché l'inchiesta, al suo secondo anno di vita, si è indirizzata verso gruppi ridotti di contribuenti. Quando le indagini ministeriali, sulla base delle esperienze acquisite, saranno condotte con metodi più perfezionati, efficienti e puntuali di quelli oggi consentiti, sarà possibile avere un'immagine più fedele dell'Italia che ruba e nello stesso temponon saranno sprecati tempo ed energie preziosi nei confronti di contribuenti che risultano evasori d'imposte per valori insignificanti. Nel libro rosso quest'anno accanto ai generali, ai principi dell'evasione, che sono chiamati a versare miliardi allo Stato, troviamo anche molti modestissimi fanti, citati per mille lire. L'elenco dei presunti grandi evasori si apre con il nome della signora Giulia Maria Crespi la quale nel 1974 abbandonò ogni attività editoriale (imponibile dichiarato nel '74: 8 milioni 374 mila: maggior imposta accertata: 12 miliardi 271 milioni) e che ha precisato ieri che il ministro delle Finanze è incorso in un errore ritenendo tassabili valori patrimoniali, e si chiude con i vari Agata Sapienza di Napoli. Anna Fabrini di Montepulciano. Claudio Bergomi di Aosta. Giovanni Policardo di Pantelleria. Giovanni Fabbri di Piombino, eccetera, eccetera, inquisiti dallo Stato per ben «mille lire di maggior imposta dovuta». Occupiamoci delle trentun persone accusate di aver occultato somme dal miliardo in su. Dopo la Crespi, ecco un avvocato di Reggio Emilia. Ermanno Pernici. 66 anni, amministratore delegato di una decina di società emiliane specializzate in oggetti di ceramica, ottimo penalista. ottimo civilista, ora patrocinatore in Cassazione. Dal '74 al '77 denunciò complessivamente poco più di 60 milioni, lo Stato gli chiede ora 9 miliardi e mezzo. Pietro Mazza, di 31 anni, è il terzo. Una sorta di Cameade dell'evasione. Viene da Simericrichi. provincia di Catanzaro. Da sette anni vive a Roma, motivo ufficiale: gli studi universitari. Che cosa faccia in realtà non è noto. Il libro rosso inserisce il suo lavoro tra i «servizi non classificati». Deve essere in ogni caso un lavoro lucrosissimo, se lo Stato presenta al giovane calabrese un conto di 8 miliardi e mezzo di maggior imposta. A Simericrichi. dove Mazza si fa vedere soltanto d'estate, mostrano meraviglia. C'è qualcuno disposto a giurare che si tratti di un errore. Ma i funzionari sono sicuri del fatto loro. Una vicenda con un pizzico di mistero, come quella che riguarda Girolamo Bigliardi di Parma (22" dell'elenco; 1.4 miliardi al fisco), noto in città come semplice lavoratore dipendente, ma probabilmente impegnato in attività societarie a Genova, o quella di Marisa Profilo di Lecce, ventunesima dell'elenco, che a molti risulta essere semplice casalinga, sicché suscita meraviglia il miliardo e 400 milioni dovuti al fisco (ma il marito della Profilo fa il commerciante e c'è chi sostiene che l'evasione potrebbe riguardare proprio quest'attività). Ecco i nomi di altri grandi presunti evasori: Mario Genchini (Roma, costruttore. 7 miliardi di maggior imposta); Camillo Crociani (scandalo Lockheed, Roma. 5.8 miliardi): Andrea Cazzaniga (Varese, attività non rilevata, 5 miliardi); Otello di Pasquantonio (Teramo, costruttore, 4 miliardi): Silvio Brunello (scandalo petroli. Treviso. 5 miliardi); Duilio Della Francesca (Treviso, grossista. 4 miliardi); Giuseppe Cei (Novi Ligure, grossista. 3.8 miliardi): Luigi Volpara (Torino, petroliere. 3.7 miliardi): Giampiero Bellami (Busto Arsizio. avvocato. 2.5 miliardi): Giancarlo Speroni (avvocato, Busto Arsizio, 2,5 miliardi). E ancora: Alfio Marchini (Roma, costruttore, 2.3 miliardi): Carlo Aloisi (Roma, costruttore. 2.1 miliardi); Alberto Pongiglione (Genova, costruttore. 2 miliardi): Cesare Andreuzzi (Roma, costruttore. 1.7 miliardi): Francesco Caltagirone (Roma, costruttore. 1.2 miliardi): Sandro Parnasi (Roma, costruttore. 1.2 miliardi); Bianca Salvi (Genova, costruttore, 1.8 miliardi): Mauro Pontremolesi (La Spezia, commercio. 1.3 miliardi): Pietro Fenotti (Brescia, miniere. 2 miliardi): Alfredo Danelli (Lodi, grossista. 1 miliardo): Steno Marcegaglia (Mantova, minerali. 1.5 miliardi): Attilio Monti (Milano, petroliere: 1.2 miliardi): Daniela Rutar (Avigliana. attività non rilevata. 1.3 miliardi): Massimo Berti (Livorno, petroliere. 900 milioni): Roberto Meazzini (Livorno, grossista. 1 miliardo): Zoroaide Celleghin (Cittadella, commerciante. 1.3 miliardi); il bancarottiere Michele Sindona (900 milioni). E poi giù giù sino alle misere retroguardie, separate da un abisso dai primattori della frode fiscale. C'è anche una donna di Susa. Carla Carrà. già titolare di un esercizio pubblico. Morì cinquantaseienne lo scorso anno a causa di un'embolia. Ma la burocrazia non l'ha dimenticata. Non dimenticherà neppure di bussare alla porta del marito. Bruno, per riscuotere il debito d'imposta: mille lire. Siamo convinti, e l'abbiamo ripetuto più volte, che lo Stato deve combattere inesorabilmente l'evasione fiscale, dovunque si annidi. Ci domandiamo tuttavia se vai la pena impegnare le poche forze di cui dispone per accertare anche infrazioni di mille lire, come nel caso della donna di Susa. o di tremila per un altro caso a Genova. Quando è evidente che si tratta di errori più che veniali, non c'è né dolo da parte del denunciarne né interesse da parte dello Stato a spendere molto di più per incassare le imposte relative a un errore di mille o tremila lire.