Sindona, Ambrosio, Monti guidano il lungo elenco di evasori milanesi

Sindona, Ambrosio, Monti guidano il lungo elenco di evasori milanesi Sindona, Ambrosio, Monti guidano il lungo elenco di evasori milanesi Il banchiere (in carcere a New York) deve pagare 891 milioni per il '74: in quell'anno dichiarò un imponibile zero - Il finanziere e il petroliere citati per più di un miliardo - Hanno omesso la denuncia 740 persone: 81 hanno un debito con lo Stato di oltre 100 milioni - Accertamenti per Bongiorno e Celentano MILANO — Da capitale del lavoro a paradiso fiscale il passo è breve. Milano lo ha dimostrato: con i suoi settemila evasori accertati (quasi tre volte Roma) costituisce indubbiamente la «bestia nera» di Reviglio. Al primo posto fra i «contribuenti ombra», l'ex banchiere Michele Sindona, attualmente detenuto negli Usa per reati valutari. Sette anni fa, dichiarò imponibile zero nella denuncia Ilor, omettendo — secondo i rilievi ministeriali ben 988 milioni. Risultato: per il solo '74 gli viene addebitata una maggiore imposta di 891 milioni. Nei guai anche Franco Ambrosio, il chiacchierato finanziere di San Giuseppe Vesuviano: fra '74 e '75, deve al fisco la ragguardevole somma di un miliardo e 103 milioni. Non è casuale questo primato del mondo speculativo nella classifica dell'evasione: a Milano sono proprio gli uomini spregiudicati nel commercio, gli agenti di borsa, i fiscalisti e mille personaggi dall'attività non rilevata a costituire il piccolo grande esercito dei contribuenti ombra. Una realtà senza punte eclatanti ma estremamente articolata e diffusa in modo capillare. Gli evasori totali, che hanno omesso la denuncia, dichiarato reddito zero o addirittura in perdita sono 740; 81 devono all'erario oltre 100 milioni. E ancora, nella lista dei settemila, quasi un decimo (649) ha un imponibile accertato di oltre 50 milioni. Sempre nell'ambito bancario, da segnalare una evasione di 112 milioni. Autore, nel '74, il defunto presidente Cariplo Giordano dell'Amore, arrestato l'anno scorso per lo scandalo Italcasse, che ne dichiarò «solo» 52. Altro capitolo nero, quello dei petrolieri: Bruno Musselli — secondo il «libro rosso» — frodò ripetutamente lo Stato nel '74, '75, '76, rispettivamente di 132,108 e 136 milioni. Non gli è da meno Michele Graziane che nel '75 omise la denuncia Irpef ed Ilor, mentre gli è stato accertato un reddito imponibile di 135 milioni. La lista è lunga, ma la non invidiabile palma di super-evasore spetta al ravennate Attilio Monti. Per un triennio ('74-76) dovrà pagare circa un miliardo e trecento milioni. Fra gli inquisiti, anche due notissimi «patron» del calcio meneghino: Angelo Moratti e Ivanoe Fraizzoli. Il primo ha un'evasione in calando: la maggiore imposta richiestagli scende da 154 a 86 milioni fra '75 e '77. Addebitati, invece, all'attuale presidente dell'Inter 49 milioni per il solo '74. Se i nerazzurri piangono, i) Milan non ha di che rallegrarsi. L'ex responsabile rossonero Vittorio Duina (siderurgia) sette anni fa dichiarò candidamente un imponibile di 20 milioni: superava i tre cento. Restando all'industria, bal- za agli occhi il caso del noto imprenditore Giorgio Falck: il libro rosso gli imputa, per il '74, un addebito di 150 milioni. Secondo la denuncia Irpef, risultava quasi nullatenente: 2 milioni 689 mila lire. Maxi evasore anche Leopoldo Pi¬ relli: per lo stesso anno dovrà versare un conguaglio di 162 milioni. Infine, un costruttore: la sua categoria è scarsamente rappresentata nell'elenco, ma Angelo Farsura costituisce un caso a sé. Sette anni fa. dichiarò sorprendentemente un reddito in perdita di 67 milioni: la Finanza ora gliene contesta 250 all'attivo. Nutrita anche la schiera dei professionisti. Franco Carrara, presidente del Coni e già candidato a sostituire Nordio (Alitalia), figura come evasore totale. Nel '74 redasse una dichiarazione Irpef azzerata: secondo il «libro rosso» di Reviglio avrebbe dovuto denunciare 200 milioni. Anche l'ex presidente Montedison Eugenio Cefis è finito nell'elenco. «Scoperto» di 70 milioni, dovrà pagarne 50 per chiudere i conti con l'erario. Massiccia, infine, la presenza del mondo editoriale. Capifila, Andrea, Angelo e Alberto Rizzoli, con pendenze di 429, 96 e 62 milioni (anno '74); Livio Garzanti, con 129 e Giorgio Mondadori con 45. Più modesta l'evasione di Ugo Mursia: l'imponibile reale su¬ pera quello dichiarato di «soli» 15 milioni. Fra i «creatori», spicca il nome di Elio Fiorucci, stilista. La sua «moda giovane» ha un fatturato annuo di 53 miliardi, ma nel rapporto figura «commerciante al minuto». Ilor azzerato nel '74: per la Finanza, invece, erano 217 milioni. Grossi calibri, invece, nel | mondo dello spettacolo. Apre l'elenco, alfabeticamente, il maestro Claudio Abbado: nel '74 «tralasciò» di dichiarare 168 milioni come Irpef. Guai anche per Mike Bongiorno —: Michael per l'anagrafe tributaria —: gli viene richiesto un ! saldo di 52 milioni. Fra i contribuenti «allegri» Gino Bramieri e Adriano Celentano: 74 milioni, omessi dal primo nel-1 l'Irpef, gli costano una maggiore imposta di 43. Dose rincarata per il cantante: 137 mi- ; lioni fra '74 e '75. Ma l'elenco è lungo: Caterina Caselli e il marito, l'industriale discografico Piero Sugar, Liliana Cosi, j Dori Ghezzi, Enzo Jannacci, ! Claudia Moroni, Fausto Pa- ! petti. Lina Volonghi, il can- ! tautore Roberto Vecchioni. ! Celentano, 137 milioni

Luoghi citati: Milano, New York, Roma, San Giuseppe Vesuviano, Usa