A Bologna un agritoltore dovrà pagare 410 milioni

A Bologna un agritoltore dovrà pagare 410 milioni In testa ai debitori numerosi petrolieri A Bologna un agritoltore dovrà pagare 410 milioni Nel '74 aveva dichiarato un reddito zero - Scoperti nella provincia 1700 presunti evasori - Sotto accusa anche il driver di trotto Baldi BOLOGNA — Molti costruttori, alcuni dei quali lavorano anche nel settore pubblico; un gruppetto di petrolieri; molti commercianti all'ingrosso e al minuto; alcuni titolari di aziende agricole; personaggi del mondo dello sport; pochi professionisti (secondo una linea di tendenza, che si rivela sempre più marcata in ogni angolo d'Italia); gente conosciuta, il cui nome non mancherà di suscitare clamore; gente sconosciuta, che ha saputo defilarsi e operare nell'ombra e che ora il gran «libro rosso» di Reviglio obbliga a una notorietà mai desiderata. Ecco, in sintesi estrema, le note caratteristiche, che si riscontrano scorrendo l'elenco dei presunti evasori bolognesi, individuati dal ministero delle Finanze. Sono oltre 1700, dei quali 234 non hanno presentato denuncia, o hanno dichiarato di aver percepito reddito zero o addirittura di aver chiuso in passivo, come quell'ambulante, Walter Rossi da Portomaggiore, che ha sostenuto, non si sa in base a quali argomentazioni, di aver perso in un anno 737 milioni, mentre i funzionari affermano che un reddito ancorché modesto lo ha ottenuto (e ora gli è stata accollata una maggior imposta di un milione). Il nostro calcio tribolato è sempre al centro dell'atten¬ zione, anche quando c'è di mezzo il fisco. Tra i presunti evasori bolognesi spiccano infatti i nomi di Tommaso Fabbretti, 46 anni, attuale presidente della società rossoblu e di Luciano Conti, cinquantanovenne, che sino a tre anni fa resse le sorti dello stesso sodalizio. Stando alle sue dichiarazioni, nel 1974 Fabbretti avrebbe ricavato poco o nulla dalla sua principale attività: le assicurazioni. Secondo il «libro rosso», invece il reddito percepito quell'anno supera il mezzo miliardo per l'Irpef e i 600 milioni per l'Ilor, ragion per cui è stata accertata nei suoi confronti una e o o o r à ' 1 o e i1 i ' i è e e n n e1 e o : , maggior imposta complessiva di 448 milioni. Luciano Conti fa il commerciante all'ingrosso, è il proprietario del «Guerin sportivo», di «Autosprint» e di «Motosprint». Nel 1974 dichiarò un reddito di 91 milioni, il fisco sostiene che la sua attività fu ben più remunerativa: 234 milioni assoggettabili all'Irpef, 253 milioni all'Ilor per una maggior imposta di 111 milioni. Anche Giancarlo Baldi, 48 anni, ottimo guidatore di trotto con cavalli tipo «Timothy-T», «Costa Azzurra», «Carosio» sarebbe un evasore. Nel 1974, anno in cui s'impose nel premio «Lotteria» di Napoli, corsa prestigiosa, unica al mondo, dichiarò un reddito di appena 6 milioni; per il ministro i milioni di Baldi da sottoporre all'Irpef sono invece 50 e quelli che interessano l'Ilor 42 (maggior imposta accertata di 26 milioni). Scorriamo ancora l'elenco. Un posto notevole, come si è detto, è rappresentato dagli imprenditori addetti alle costruzioni e alle opere pubbliche. C'è Fortunato Cappelli con una maggior imposta accertata di 480 milioni; c'è Gianni Fantoni, che dovrebbe versare, secondo gli accertamenti, altri 560 milioni; ci sono Ernesto e Franco Frabboni, padre e figlio, che dovrebbero versarne complessivamente altri 235; c'è Angelo Lamberti ni (11 milioni dichiarati, 119 accertati per l'Irpef e 519 per l'Ilor, 219 dovuti); c'è Enrico Sarti, che ha un debito nei confronti del fisco di 612 milioni. Anche la «Buton» non è sfuggita al controllo del ministero. Il suo presidente, Achille Sassoli de Bianchì, 76 anni, ha dichiarato nel 1974 un imponibile di circa 46 milioni, secondo i funzionari il reddito da sottoporre all'Irpef è di 200 milioni per una maggior imposta di 97 milioni; il fratello del presidente della Buton, Bernardino, è ancora più colpito: secondo gli accertamenti deve versare 117 milioni. E sono obbligati per oltre 230 milioni altri tre componenti della famiglia Sassoli de Bianchi: Felice di 60 anni. Giovanni di 48 e Filippo di 47. Giancarlo Monti apre l'elenco dei petrolieri con una maggior imposta di mezzo miliardo, seguito da Vincenzo Catania con un debito di 329 milioni nel '74, e di 154 nel '75. Tra gli agricoltori, Giuseppe Garda nel '74 dichiarò reddito zero, secondo il ministero invece la sua attività fu florida: 500 milioni per l'Irpef, 494 per l'Ilor con una maggior imposta di 410 milioni. Nell'ambito dei professionisti, infine, spicca il nome dell'ortopedico Oscar Scaglietti. molto conosciuto in città. Secondo Reviglio deve versare all'erario altri 114 milioni. L'esame dell'elenco non mette in rilievo dunque le punte elevatissime di debito, che si riscontrano per esempio a Roma, ma coloro che non hanno pagato le imposte per somme che oscillano dai 20 ai 100 milioni sono numerosi. Il che è indice di un benessere economico abbastanza diffuso, ancorché occultato per parecchio tempo.

Luoghi citati: Bologna, Italia, Napoli, Portomaggiore, Roma