Indirà rilancia la sua dinastia

Indirà rilancia la sua dinastia OSSERVATORIO Indirà rilancia la sua dinastia Pare sempre più probabile che sia stato un giudizio avventato considerare distrutto con la morte di Sanjay il sogno d'una dinastia politica dei Gandhi. Quando l'aereo del giovane e ambizioso erede d'Indirà precipitò, nel giugno dello scorso anno, l'attenzione puntata sul fratello maggiore si mostrò presto delusa: Rajiv non aveva né l'attivismo frenetico né l'abilità politica di Sanjay, e soprattutto non si era mai visto interessato ad aggregarsi quei gruppi di sottopotere e d'intrallazzo con cui il fratello aveva formato la rete di sostegno alla sua scalata. Rajiv si fece vedere sempre accanto alla signora Gandhi come un figlio che conforta il dolore aspro del lutto, ma rifiutò qualsiasi coinvolgimento nei progetti che —in modo nient'affatto velato — puntavano a impegnarlo anche sul piano politico. Era un pilota, disse, e voleva continuare ad esserlo. A 37 anni, sposato a una ragazza italiana, alle dipendenze de\VIndiati Airlines e appassionato del suo mestiere, Rajiv non pareva avere né gl'interessi né la psicologia del politicante indiano: che sono, quelli e questa, una mescolanza parassitaria di spregiudicatezza e di manipolazione settaria, dentro uno stile che media le forme eleganti della democrazia all'inglese con l'esclusivismo dinastico e l'insensibilità delle dittature storiche dell'Oriente. Sanjay vi stava dentro con grande naturalezza, Rajiv ne appariva un estraneo. Ma le cose stanno cambiando. Nessuno può affermare ancora che sia nato davvero il nuovo erede politico d'Indirà Gandhi, tuttavia ci sono ormai segni chiari d'un avvicinamento alle regole che dominano il controllo del potere nel grande Stato del subconti¬ nente. Uno dopo l'altro, tutti gli uomini che Sanjay aveva piazzato nei gangli vitali della vita pubblica indiana vengono messi da parte, dai piccoli parlamenti degli Stati federati alla stessa struttura del governo; dietro questo grosso rimescolamento par di vedere sempre la mano e l'attenzione di Rajiv. Che anche se non vi si mostra direttamente coinvolto, lascia comunque scorgere segni della sua presenza e della sua volontà di decisione. Al punto che due tra i più stretti consiglieri del primo ministro sono uomini di sua scelta e di sua fiducia: e non v'è più nulla che la Gandhi decida che non passi, in qualche modo, attraverso il giudizio e l'attenzione di questi «supervisori». C'è stato anche un atto pubblico che, nelle scorse settimane, sembrava dovesse segnare ufficialmente l'ingresso di Rajiv nella vita politica: era l'organizzazzione d'un grande meeting di sostegno alla politica agraria del governo. Era un atto politico di forte rilievo, perché l'80 per cento degli indiani trae il suo magro reddito dalia campagna, e tutto l'affare venne delegato alle manidi Rajiv. Ne è sortita una delle più grandi manifestazioni della storia indiana, con 2 milioni di persone trasportate nella capitale da 136 treni speciali e da 10 mila bus e camion, alloggiate per un paio di giorni in un villaggio di tende, controllate da un servizio d'ordine pressoché perfetto con 20 mila uomini ed elicotteri. Indirà Gandhi ne ha avuto un importante appoggio politico: s'attendeva che desse anche l'annuncio della «investitura». Rajiv non ha voluto; ha mostrato di saperci fare, ma è ancora indeciso. Il tempo comunque va con lui. Mimmo Candito Indirà Gandhi col figlio Rajiv: segni d'una nuova «scalata»

Persone citate: Gandhi, Mimmo Candito