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Un coro a tre voci dall'Est Un coro a tre voci dall'Est (Zhivkov, Husak, Honecker) La Pravda ha rivolto un plauso ai governi dell'Europa Occidentale per aver fatto naufragare i tentativi di Haig e Weinberger di schierarli con la «linea bellicosa» di Reagan. Allo.stesso tempo, il massimo organo sovietico si compiace per il fatto che la cosiddetta comunità socialista sia uscita ulteriormente rafforzata dai tre congressi dei partiti fratelli svoltisi l'uno dopo l'altro: quello bulgaro, quello cecoslovacco e quello tedesco. Il viaggio degli americani avrebbe in j somma messo a nudo il distac\co degh euroPei da Washing ;ton- mentre ì viaggi di Breznev a Praga, di Scerbitski a Sofia e 'di Suslov a Berlino avrebbero j dato prova dell'inesistenza di qualsiasi incrinatura fra gli j <ia]lTÌ europei» e Mosca, L'immagine che ne scaturisce è la seguente: gli interessi e le tendenze nelle due Europe si intrecciano e si riversano verso Mosca, chi, invece, ne viene scartata è Washington. I tre congressi, omologati dalla presenza dei tre massimi esponenti sovietici, hanno aggiunto all'immagine (su cui ovviamente poggia la strategia europea del Cremlino) un particolare piuttosto curioso. In tutte e tre le assise dell'Est la posizione dei dirigenti locali è stata di qualche tono più ermetica e perentoria nei confronti dell'Occidente e della Polonia di quanto lo sia stata quella esposta nei discorsi di Breznev, Suslov e Scerbitski. Questa volta non si è registrata nemmeno la solita discrepanza fra il moderatismo opportunistico del segretario generale del pcus e la rigidità canonica del sommo sacerdote ideologico. Negli attacchi alle trame imperialiste e nei richiami all'ortodossia rivolti ai dirigenti di Varsavia, Zhivkov, Husak e Honecker hanno soppiantato gli ospiti sovietici. C'è da scommettere che non si trattava di discrepanze, nemmeno Frane Barbieri (Continua a pagina 2 in settima colonna)