Un tesoro nascosto nel bosco

Un tesoro nascosto nel bosco Sorprendenti risultati di una indagine della Regione Marche Un tesoro nascosto nel bosco Soltanto nel territorio marchigiano ci sono più dì 4 milioni di metri cubi di legname completamente ùiutilizzato-Sitrattad ceduo che non viene tagliato da oltre vent'anni ANCONA — Dice un proverbio che «la carestia aguzza l'ingegno» e a questa antica massima si è di certo ispirata una indagine che la Finanziaria della Regione Marche ha presentato per lo sfruttamento dei boschi cedui (o da taglio) abbandonati nel territorio montano delle Marche. Ne sono scaturiti elementi sorprendenti, da cui si rileva che mentre importiamo legnami, paste per carta, e cellulosa per un valore che ha toccato i 635 miliardi nel 1979. soltanto nelle Marche ci sono oggi più di 4 milioni di metri cubi di legname completamente inutilizzati, frutto del mancato taglio dei boschi negli ultimi 20 anni. L'indagine condotta con la collaborazione dell'Ente nazionale cellulosa e delle Comunità montane e coordinata dal professor Erveto Giordano, dell'Università di Bari, è stata fatta sui boschi di tre comuni dell'Alto Maceratese — Visso. Ussita e Castel San¬ t'Angelo — assunti come campione ed è durata due anni. Vi hanno collaborato gli uffici tecnici dei comuni e del Corpo forestale dello Stato, i giovani impiegati in questa ricerca in base alla legge 285. esperti e docenti universitari. Ora i risultati del cosiddetto «Progetto bosco ceduo», raccolti in un complesso studio-pilota, sono stati messi a disposizione anche di altre regioni dalle caratteristiche simili alle Marche le quali potranno sfruttarne i principi di impostazione e i criteri di rilevamento. L'idea è partita proprio dall'area appenninica marchigiana per le caratteristiche di un territorio che ha subito per circa 20 anni un esodo costante di popolazione. Tanto per dare qualche dato: in sei comuni dell'Alto Maceratese lo scorso anno non c'è stata alcuna nascita e il rapporto tra popolazione attiva e territorio è di 1.3 unità per chilometro quadrato. Tutto questo ha comportato che il bosco da taglio, per oltre il 60 per cento di proprietà privata, è rimasto in abbandono considerata la scarsa convenienza del taglio in rapporto anche alle spese di manodopera. Tutto ciò comporta che. fatta eccezione per il 15 per cento della produzione destinata a fonte di calore (la legna da ardere) e rispettati i margini di garanzia per la conservazione del suolo e la protezione della natura, le Marche non utilizzano circa 230 mila metri cubi l'anno di legname, per un valore di oltre 6 miliardi. Carpini, ornelli. aceri montani e in genere tutte le essenze legnose che caratterizzano i boschi di latifoglie della zona montana delle Marche e che in seguito alla irrazionale conduzione appaiono in forte degrado, potrebbero, secondo lo studio della Regione, offrire un ottimo materiale da triturazione, idoneo sia per produrre paste termomeccaniche, sia per truciolati, oggi largamente impiegati nella fabbricazione di pannelli e di mobili in genere. Materia prima, quindi, nei boschi marchigiani non ne manca, ma occorreranno centri di raccolta e impianti di lavorazione. Per questo alla prima indagine della Finanziaria regionale delle Marche ne seguirà una seconda sui costi di raccolta, trasporto e trasformazione dei materiali legnosi in modo da rivitalizzare con nuove attività le zone che i montanari hanno abbandonato per i magri redditi trasferendosi verso la pianura. Un primo dato emerso è che i tre comuni campione del Maceratese potrebbero benissimo mantenere una fabbrica per la lavorazione di paste di legno ricavate da 30 mila metri cubi di materiali, sfruttando 170 ettari di bosco l'anno con una rotazione di 25 anni. In una zona sempre più in abbandono, sarebbe il primo passo verso una nuova vita.

Persone citate: Carpini