Proteste contro il Parco di Nuoro «Non vogliamo una riserva indiana»

Proteste contro il Parco di Nuoro «Non vogliamo una riserva indiana» Dovrebbe sorgere nel Gennargentu su un'area di 100.000 metri quadrati Proteste contro il Parco di Nuoro «Non vogliamo una riserva indiana» Il progetto viene contestato perché ritenuto contrario alle esigenze delle popolazioni interessate: fra l'altro si voleva vincolare l'attività pastorale a forme di conduzione del tutto sconosciute NUORO — Si è tornato a parlare, dopo 10 anni, del progetto di un parco sul Gennargentu. e dopo 10 anni le ragioni che furono allora alla base di un fermo rifiuto sono state ritenute ancora perfettamente valide. «Prima gli uomini poi i mufloni-, «Senza le capre le aquile muoiono-, «Dalla natura il nostro lavoro- sono alcuni degli slogan che i partecipanti ad un affollato convegno tenutosi a Villagrande, alle pendici del monte Spada, hanno gridato. Applausi e consensi sono andati agli oratori che si sono dichiarati contrari al progetto, fischi e dissensi agli oratori favorevoli. Promotrice del convegno è stata l'Amministrazione provinciale di Nuoro che ha chiesto alle amministrazioni dei Comuni che ricadono nell'a¬ rea del parco (la cui estensione dovrebbe andare da 90 mila a 120 mila ettari) ed alle autorità locali e regionali la loro opinione su un progetto di legge del governo centrale che prevede l'istituzione di otto parchi naturalistici nel territorio italiano, uno dei quali quello del Gennargentu. Finalità dell'istituzione la salvaguardia di un ambiente in continuo degrado, terreno di rapina di speculatori che saccheggiano e distruggono le risorse naturali. Ma lo stesso presidente della Provincia, il socialista Mario Cheri, ha per primo dichiarato la sua avversione ad un progetto di parco concepito fuori del suo ambiente ed in totale inosservanza delle leggi che affidano alle Regioni autonome competenze in materia. «Ma al di là di questi aspetti lesivi della nostra autonomia — ha detto Cheri — non siamo d'accordo con il progetto del governo nella iasione non corrispondente alla realtà in cui è collocato, nel ruolo passivo e subalterno in cui viene relegato l'uomo, del disinteresse assoluto in cui si pone rispetto a valori essenziali come il consenso e la partecipazione, quasi che fosse possibile e realistico ipotizzare nella realtà del Gennargentu un parco non diciamo subito, ma solo tollerato dalle popolazioni-. Dieci anni fa. quando venne proposto il primo progetto di piano, l'opposizione delle popolazioni interessate si manifestò con inusitata violenza. Attraverso decine di convegni, assemblee e dibattiti, promossi inizialmente dal Circolo culturale di Orgosolo. fu manifestato il netto rifiuto di un tentativo di organizzare le attività economiche nei territori inclusi nel progetto di parco al di fuori, anzi in contrasto, con le esigenze di quelle popolazioni, in particolare per quanto riguardava l'attività pastorale — che costituisce la base dell'economia del territorio — che si voleva vincolare a forme di conduzione sconosciute e totalmente inadatte a zone dove vigono da sempre il pascolo brado e la transumanza. Oggi la paura di essere costretti ad operare all'interno di una «riserva indiana» è rispuntata ed ha fatto riesplodere la protesta. «/ politici e soprattutto il governo — ha detto il pastore Michele Cabiddu — debbono misurare con molta prudenza i propri passi perché i rischi che corrono sono molti. Noi pastori abbiamo in corpo tanta rabbia e tanta delusione. Ci hanno sempre abbandonati a noi stessi, al nostro destino di uomini soli, costretti a vivere giorno per giorno senza avvenire con il veleno in corpo. Questa volta non permetteremo che si faccia un parco-beffa sulla nostra pelle-. «Perché l'ecologia della città vuole espellere l'uomo dalla natura? Perché vogliono le chiavi del santuario?- si è chiesto Pasquale Zucca, sindaco di Baunei. polemizzando con le associazioni naturalistiche. Ecco la risposta: «Per fare commercio del sacro-. «Non ci entusiasma molto il parco solo come oasi di bosco e di verde. Potrebbe anzi essere considerato quasi un insulto, in una condizione di generale e diffuso sottosinluppo-, ha gridato il presidente della Provincia ottenendo scroscianti applausi. «La filosofia delle riserve indiane non passerà, ha detto un altro sindaco. Totore Usai di Seui. Il progetto precedente è fallito, nel frattempo siamo cresciuti e pur comprendendo l'esigenza di salvaguardare la natura combatteremo la nostra battaglia e la vinceremo-. No ad un parco cosi concepito dall'alto e dal di fuori, dunque. «Non vogliamo demonizzare l'idea del parco — ha detto il deputato comunista Francesco Macis — ma rivendichiamo la competenza primaria ed escluswa della Regione e degli altri Enti locali-. Il presidente Cheri. nel chiudere l'animatissimo ed affollato convegno, ha proposto la formazione di un comitato « che abbia il compito di indh'iduare un territorio da destinare a parco, precisarne la delimitazione e specificare la destinazione delle diverse zone-. Se ne parlerà fra altri 10 anni? . , . _. Antonio Pinna

Persone citate: Antonio Pinna, Francesco Macis, Mario Cheri, Michele Cabiddu, Pasquale Zucca, Spada

Luoghi citati: Baunei, Nuoro, Orgosolo, Seui