Lama: prima si riduca l'inflazione poi potremo parlare di contingenza di Eugenio Palmieri
Lama: prima si riduca l'inflazione poi potremo parlare di contingenza I sindacati fanno il punto in vista del vertice di domani Lama: prima si riduca l'inflazione poi potremo parlare di contingenza ROMA — Un sabato di riflessione soprattutto per il sindacato. Nel corso di una lunga riunione, la Cgil ha messo a punto la tesi che Lama sosterrà domani nel previsto vertice con Camiti e Benvenuto: la proposta Tarantelli (Cisl) non può essere accettata cosi com'è ma va in qualche modo capovolta. Prima il governo deve dimostrare di avere come obiettivo la riduzione del tasso d'inflazione e di perseguirlo con atti inconfutabili (come la riduzione di tariffe, prezzi amministrati o il controllo sui listini di alcune aziende leader ecc.) poi, ma solo allora, il sindacato potrà, affrontare il problema del costo del lavoro e quindi della indicizzazione dei salari. Per tutta la giornata si sono susseguiti incontri e interventi per lo più tesi a ricomporre una frattura senza precedenti negli ultimi dieci anni. Una affannosa ricerca di un minimo comune denominatore in vista della decisiva riunione della segreteria Cgil, Cisl e Uil di domani, preludio al confronto di martedì con il governo. Un confronto che potrebbe trasformarsi in uno scontro, tanto che Forlani, almeno nelle intenzioni, è deciso a procedere all'attesa .fase due» della manovra economica (i tagli alla spesa pubblica e i ritocchi tariffari) con il Consiglio dei ministri di giovedì. Anche se si parla di un rinvio a venerdì per il prevedibile prolungarsi delle discussioni all'interno del sindacato: in alcuni ambienti ministeriali non si esclude addirittura uno slittamento a dopo il congresso socialista. Il raffreddamento della scala mobile e l'insieme delle proposte del documento sindacale di incerta paternità costituiscono il tema dell'accesa dispusta tra le tre confederazioni. A livello di base e di strutture intermedie c'è molto malumore e negli ultimi giorni si è diffusa l'impressione che difficilmente la scala mobile potrebbe essere toccata senza provocare pericolosi contraccolpi nei luoghi di lavoro. Ieri un gruppo di studiosi della Cgil, presenti Lama e Trentin, ha discusso l'intera questione nel tentativo di definire una posizione autonoma che tenga conto anche degli schieramenti emersi nella Uil e nella Cisl. La situazione è ancora molto fluida e nessuna proposta definitiva è maturata. Si procede con i piedi di piombo. L'obiezione generale nella Cgil è che la fissazione di un «tetto» agli scatti della contingenza non farebbe che posticipare, aggravandoli, gli impulsi inflazionistici. Secondo le prime indicazio- ni scaturite dal dibattito di ieri il governo dovrebbe individuare «in piena autonomia* un obiettivo di riduzione del tasso di inflazione «con atti conseguenti». Questi atti potrebbero essere: blocco o riduzione di alcune tariffe e dei prezzi di alcuni beni di prima necessità; contrattazione della dinamica dei prezzi di alcune imprese leader di settore in rapporto al tasso di inflazione previsto; alcuni interventi strutturali che ovviamente richiederebbero tempi più lunghi. Soltanto a questo punto, è una delle ipotesi raccolte negli ambienti della Cgil, si potrebbe parlare dì costo del lavoro «e all'interno di questo anche di scala mobile». Insomma una strategia opposta a quella contenuta nei diciotto punti circolati in questi giorni: il governo dia prova di capacità effettiva di riduzione dell'inflazione e poi si potrà parlare anche di scala mobile. E' la tesi che Lama sostiene oggi in un articolo sulV Unità ed una posizione che secondo alcuni sindacalisti della Cgil non esclude la strada del compromesso. Non c'è dubbio che le decisioni della segreteria Cgil, Cisl e Uil pesano sulla maggioranza di governo. Non a caso in numerose dichiarazioni e prese di posizione molti sindacalisti si sono affrettati a chiarire che i risultati del dibattito in corso, proprio perché si tratta di uno dei momenti più delicati dell'unità del movimento, non devono servire a rafforzare il governo con manovre che hanno poco a che vedere con i contenuti, né a facilitare il compito di quelle forze che puntano a ribaltare l'attuale quadro politico. Le perplessità sull'ipotesi di un ritocco della scala mobile sono venute dalle parti più diverse: l'economista democristiano Siro Lombardini, ex ministro dell'Industria, ne ha parlato apertamente alla radio, il segretario generale aggiunto della Cgil, Marianetti, le ha ribadite a Milano. Eugenio Palmieri
Persone citate: Forlani, Lama, Marianetti, Siro Lombardini, Trentin
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