Gli strani errori del signor Pesenti di Marco Borsa
Gli strani errori del signor Pesenti Gli strani errori del signor Pesenti MILANO — C'è voluto più di un anno per convincere Carlo Pesenti, banchiere e cementiere di Bergamo, a tirar fuori il nome della banca più fortunata del dopoguerra, l'Istituto Opere Pie di Religione, che nel 1972 fece alla società Italmobiliare un prestito di SO miliardi indicizzato al franco svizzero il cui rimborso costò HO miliardi di perdita al debitore e altrettanti utili al creditore. Il nome, con il relativo contratto di mutuo, un mistero su cui la Borsa sta ricamando da due anni, è stato esibito infatti al tribunale di Milano dove l'azionista dell'Italmobiliare Insana ha impugnato oltre un anno fa il bilancio della società perché in assemblea nessuno gli aveva dato retta quando aveva chiesto chiarimenti su questo fantomatico prestito costato cosi caro agli azionisti. La vicenda processuale intorno al documento non è chiusa però perché quello esibito è solo una fotocopia, neppure autenticata, di un originale che, finché non sarà tirato fuori, lascerà gli avvocati di Inzana nel dubbio che il contratto del 1972 in realtà non sia mai stato stipulato. Qualunque sia l'esito del procedimento, quello che è certo, leggendo il contratto esibito dall'Italmobiliare e i bilanci della società, è che Carlo Pesenti sarebbe il più sprovveduto banchiere del dopoguerra, una immagine in stridente contrasto con il ritratto che ne fa chi ha negoziato affari con lui. Il famoso prestito di 50 miliardi, infatti, poteva essere rimborsato già nel 1975, prima della grande svalutazione della lira, con perdite molto più contenute per la società. Ma Pesenti non ci pensò. Neppure negli anni successivi pensò di chiudere questa partita convinto, evidentemente — caso certamente unico nella finanza italiana — che il franco svizzero sarebbe sceso rapidamente. Eppure nelle relazioni di bilancio agli azionisti della Italmobiliare sia del 1973 che del 1974 si parla ripetutamente di «un progressivo e preoccupante processo Inflazionistico», di «inflazione galoppante», di «riflessi Inevitabili sul sistema valutario». Nella relazione Italmobiliare del luglio 1973 si legge infatti che «nel corso deLl'esercizio 1972-73 (quando cioè fu contratto il famoso prestito, ndr) si è assistito ad un fenomeno inquietante... alla situazione di grande liquidità in cui 11 sistema bancario è stato quasi improvvisamente investito», situazione di cui, aggiunge la relazione «la vostra società ha potuto beneficiare dal punto di vista economico attraverso una riduzione del costo del denaro In conclusione, c'era denaro in abbondanza a prezzi favorevoli ma Pesenti preferì farsi dare i soldi dallo Ior indicizzati al franco svizzero. Quando il banchiere bergamasco si doleva della «grande liquidità» in circolazione, la Italmobiliare aveva già perso 20 miliardi sul famoso prestito perché nel luglio 1973 il franco svizzero valeva 221 lire contro le 157,50 del cambio al momento del prestito. In pratica, cioè, la Italmobiliare avrebbe già abbondantemente perso il capitale sociale che allora era di 16 miliardi, se avesse chiuso l'operazione in quel momento. Evidentemente Pesenti continuava a pensare ad un crollo imminente del franco svizzero perché di questo rischio non fece cenno agli azionisti Italmobiliare. Anzi, li rassicurò in questi termini: «Il comportamento della vostra società è sempre stato ispirato da prudenza nei propri programmi operativi; anche nell'esercizio in esame (1972-73, ndr) l'attività ha continuato con questo indirizzo che l'ha sempre tenuta al riparo da avventurose operazioni». Marco Borsa
Persone citate: Carlo Pesenti, Pesenti
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