Dopo Praga, Berlino Est promette «fraterna solidarietà» a Varsavia di Fabio Galvano
Dopo Praga, Berlino Est promette «fraterna solidarietà» a Varsavia Honecker ha aperto il 10° Congresso del partito Dopo Praga, Berlino Est promette «fraterna solidarietà» a Varsavia «La vera amicizia si manifesta nelle situazioni difficili» - È un messaggio urgente a Kania - Attesa per il prossimo discorso dell'ideologo del pcus, Suslov DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Anche da Berlino Est, dove si è aperto ieri il decimo Congresso del partito socialista unito (Sedi, emerge, come da Praga nei giorni scorsi, l'espressione di una - fiducia condizionata» nei confronti della Polonia. La condizione di quella fiducia è che Varsavia sappia uscire con le proprie forse dall'attuale crisi, perché l'alternativa sottintesa resta quella di sempre: la disponibilità dei -Paesi fratelli» a garantire con qualsiasi messo il socialismo in quell'importante anello del blocco Est-europeo. Come lunedì scorso a Praga, ieri a Berlino Est non sono stati i sovietici a riproporre la dottrina bresneviana della sovranità limitata: da Husak la parola è passata al segretario del Sed, Erich Honecker, sebbene resti una certa attesa per il discorso che farà l'-ideologo» del pcus, Michail Suslov (probabilmente domani). Due volte il leader tedesco-orientale ha toccato la Polonia: prima indirettamente, parlando di «indistruttibile alleanza fraterna con l'Urss» e di fermo impegno a rafforsare «l'unità e la coesione» del Patto di Varsavia (unico sentiero per un «buon sviluppo» dei Paesi socialisti); poi, affrontando esplicitamente il caso polacco. «La vera amicizia — ha detto — si manifesta soprattutto nelle situazioni difficili. Questo riguarda il nostro atteggiamento verso la Repubblica Popolare Polacca». // partito comunista tedesco-orientale, ha affermato, «ha sempre dichiarato la sua fraterna solidarietà con i comunisti polacchi, con tutti i patrioti della Polonia che difendono e rafforzano il socialismo nel loro Paese». Riflettendo le parole pronunciate lunedì dal cecoslovacco Husak, Honecker ha aggiunto: «Nelle nostre azioni siamo stati e continueremo a essere guidati da queste considerazioni, tanto più che al vertice del Patto di Varsavia svoltosi a Mosca nel dicembre 1980 i compagni polacchi hanno dichiarato che. a dispetto di tutti gli intrighi delle forze controrivoluzionarie, la Polonia era, è e rimarrà socialista». Mosca ha dato ampio rilievo, attraverso la Tass, alle parole di Honecker. Non c'è da stupirsene: esse riflettono con rigorosa fedeltà la posizione assunta dal Cremlino di fronte alla crisi polacca. E non bisogna dimenticare che la Germania Est, con la Cecoslovacchia, ha rivolto le critiche più severe all'estate di Dansica e alla linea morbida adottata dal poup nei confronti di 'Solidarietà*. Non a caso i congressi di Praga e di Berlino Est sono stati — unici fra quelli dei Paesi del Patto — onorati dalla presensa di delegasioni fuori del comune: con Breznev a Praga, con Suslov nella capitale tedesco-orientale. Honecker ha interpretato in chiave moderata la linea del Cremlino, resistendo alle pressioni esercitate su di lui dai «falchi» del Politburo tedesco: Husak aveva dovuto fare più concessioni ai sostenitori di una linea dura. In ogni caso, da Berlino Est come da Praga emerge chiaramente l'impressione che a questo punto i sovietici siano anche disposti ad adottare soluzioni estreme, ma cerchino ancora (sia pure con una serie di appoggi psicologici, come le manovre militari) la soluzione interna ai problemi di Varsavia. L'importante, dalla Cecoslovacchia come dalla Germania Est, è che Varsavia comprenda l'urgenza del messaggio, e gli avvenimenti polacchi delle ultime ore sembrerebbero confermare che i dirigenti del poup hanno recepito il monito del Cremlino. Anche Mosca sembra darne atto a Kania e al primo ministro Jaruselski: non con giudizi espliciti, che non rientrerebbero nella norma, ma assegnando insolito rilievo alle decisioni prese venerdì dal Parlamento Polacco (il Sejm). Così la Tass, nel più ampio resoconto delle ultime settimane sugli avvenimenti polacchi, riporta quello che del discorso di Jaruselski rientra più espli¬ citamente in una linea sovietica: la proibisione degli scioperi per due mesi («nell'interesse dell'intero popolo»): l'ininto ai mass media e direttamente ai giornalisti a «esercitare prudenza nel pubblicare informazioni, da soppesare attentamente»: l'obiettivo del partito, che è anche di evitare che «36 milioni di persone soffrano la fame» (si riparla di razionamento): lo sforzo necessario per «arrestare la svalutazione dello zloty», l'invito ai sindacati ad «astenersi quest'anno dal richiedere altri aumenti salariali». Del discorso di Jaruzelski e della successiva decisione del Parlamento, tuttavia, Mosca sottolinea anche altri aspetti, in particolare «la necessità di garantire la sicurezza e la disciplina dei mezzi di trasporto e soprattutto delle ferrovie, il funzionamento dei sistemi di comunicazione, la produzione delle centrali elettriche, l'operatività di oleodotti e gasdotti, il meccanismo dell'industria della difesa»: insomma tutti i settori che — sottolinea la Tass — «sono particolarmente importanti per le capacità difensive del Paese e per i suoi impegni come alleato». E', quello militare, il vero nodo della Polonia in una prospettiva sovietica. Mosca ormai lo dice esplicitamente, e soprattutto dice che anche i polacchi l'hanno capito. Fabio Galvano
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