Tokyo accusa il sommergibile atomico Usa di aver abbandonato i naufraghi del cargo

Tokyo accusa il sommergibile atomico Usa di aver abbandonato i naufraghi del cargo Tokyo accusa il sommergibile atomico Usa di aver abbandonato i naufraghi del cargo DALLA REDAZIONE 01 NEW YORK NEW YORK — Per la quarta volta in sei anni, un sottomarino nucleare si è scontrato con una nave nelle acque giapponesi, rischiando una catastrofe. Questo incidente, giovedì mattina, è stato il più grave di tutti. La nave, il mercantile nipponico Nissho Mani è colata a picco: mentre i tredici membri dell'equipaggio si sono salvati, il comandante e il secondo sono annegati in mare. Il sottomarino americano, il George Washington, uno dei più potenti del mondo, ha subito solo danni lievi. Ma ha corso due enormi pericoli: che esplodessero i suoi motori atomici o i suoi missili nucleari Polaris. L'incidente ha sconvolto sia le autorità di Washington che quelle di Tokyo, che hanno avviato consultazioni immediate per impedire che ne avvengano altri dello stesso genere. Sullo scontro tra la Nissho Maru e il George Washington esistono due versioni, una della Marina mercantile giapponese, l'altra della Marina militare Usa: coincidono per quanto riguarda la meccanica dello scontro. L'incidente ha avuto luogo a una distanza di circa 160 chilometri a Sud della base navale di Sasebo, in condizioni atmosferiche -proibitive», ossia in una fitta nebbia e con il mare mosso. Il sottomarino, di circa seimila tonnellate, con sedici missili a bordo, ha colpito e squarciato il fondo del mercantile, che pesa 2.350 tonnellate. La responsabilità della sciagura, fino a questo momento, non è ancora stata attribuita a una delle due parti. Sulle conseguenze immediate dell'incidente, le versioni di Washington e di Tokyo sono invece discordi. Secondo Washington, il sottomarino si è portato immediatamente in superficie, cercando di soccorrere i naufraghi. Ma il mercantile era scomparso nella nebbia e nella pioggia: -Avendolo perso di vista — ha sostenuto un comunicato — il comandante ha chiesto che le ricerche fossero iniziate da un aereo militare». Dopo breve tempo, anche l'apparecchio si ritirava senza aver trovato nessuno. Secondo Tokyo, i tredici marinai, che si erano aggrappati ad un battello pneumatico, erano invece •inquadrati dal periscopio». La televisione giapponese ha affermato che se il soccorso fosse stato immediato, né il comandante, né il secondo del mercantile sarebbero morti. Evidentemente, è stato detto, gli americani hanno perso il controllo dei propri nervi. I sopravvissuti del Nissho Maru hanno alimentato le polemiche paragonando il comportamento del George Washington a quello di un'auto che investe un pedone e poi fugge. I tredici sopravvissuti vennero presi a bordo di un incrociatore giapponese, diciotto ore più tardi, a una notevole distanza. La Marina militare americana ha ammesso che vi è stato un ritardo di dodici ore nel dare l'allarme alle autorità nipponiche, ma ha spiegato che la preoccupazione principale dell'equipaggio del sottomarino al momento della tragedia è stata di controllare che dagl'impianti e dalle armi atomiche non si verificassero fughe di materiale nucleare. Rispondendo implicitamente alle accuse nipponiche, un portavoce ha detto che l'equipaggio -ha agito in base al manuale, con straordinario coraggio». La Marina militare americana, comunque, ha sottoposto a inchiesta il comandante del sottomarino Robert Woehl. La Settima Flotta americana, a cui appartiene il George Washington, ha numerosi sottomarini nel Pacifico Orientale, e buona parte di essi opera da una base dell'isola di Guam, tremila e più chilometri a Sud di Tokyo. I tre precedenti incidenti, a cui si è accennato all'inizio, hanno toccato due sommergibili sovietici e uno americano. Le prime due volte i sottomarini si sono impigliati in reti di' pescatori giapponesi. La terza, nove marinai russi sono morti in un'esplosione al largo di Okinawa. Su questo incidente permane un fitto mistero. Non si sa ancora oggi — ed esso risale allo scorso agosto — se vi sia stata o no una fuga di materiale nucleare. Il sottomarino prese fuoco, e arrivarono in suo aiuto vascelli della Marina militare sovietica.

Persone citate: George Washington, Robert Woehl