«Moretti, l'accusiamo di avere ucciso Moro» di Clemente Granata

«Moretti, l'accusiamo di avere ucciso Moro» Confronto tra i magistrati romani e il capo Br «Moretti, l'accusiamo di avere ucciso Moro» I giudici gli hanno contestato anche gli omicidi di Varisco, Bachelet, Minervini, Galvaligi - Mandato di cattura per l'assassinio di Rossa DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — -Mario Moretti le contestiamo di aver sequestrato e assassinato l'on. Moro e gli uomini della sua scorta, di aver assassinato Varisco, Bachelet, Minervini, Galvaligi, di aver sequestrato il magistrato D'Urso e l'armatore Costa e ancora di aver assassinato Esposito, Tuttobene, Casu, Tosa, Battaglin e il sindacalista Rossa... Di aver assassinato a Milano, tre agenti in via Schierano...*. Sono passate da poco le 13. In una stanza al quarto piano della questura il capo delle Br. arrestato sabato scorso, ascolta le accuse, che gli muove la giustizia nelle persone dei magistrati romani Imposimato e Priore, del magistrato genovese Di Noto e di quello milanese Spataro. Poi sarà il turno del professor Enrico Fenzi, imputato del sequestro D'Urso e dell'omicidio Galvaligi. Moretti ha l'aspetto dimesso, con quel volto non rasato da quasi una settimana, con quell'abito nero e la camicia gialla aperta sul collo, che appaiono sovrabbondanti. Si susseguono nella stanza della questura i nomi delle vittime, dei morti e dei feriti colpiti nelle «campagne di sangue» teorizzate, organizzate, in parte direttamente eseguite dall'imputato. Dolori, lutti, orrori, che hanno contrassegnato la storia d'Italia degli ultimi anni. Delitti in gran parte già addebitati a Moretti: solo la contestazione dell'assassinio del sindacalista Cgil avvenuto a Genova nel gennaio 1979 costituisce una novità (coimputati nell'organizzazione del delitto sono Raffaele Fiore. Prospero Gallinari, Rocco Micaletto e Anna Maria Brioschi. esecutori: Riccardo ' Dura. Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi, nome ancora sconosciuto alle cronache). Il capo delle Br appare indifferente, impassibile. Solo le gocce di sudore che qualche volta gl'imperlano la fronte possono rappresentare le tracce di un'emozione peraltro improbabile. Non è un interrogatorio quello cui è sottoposto il capo delle Br. si tratta di una «presa di contatto» tra magistrati e imputati per le contestazioni formali, tanto è vero che manca l'avvocato romano Di Giovanni, che Moretti ha nominato subito dopo l'arresto, ma con la reale intenzione di non discostarsi dal comportamento abituale dei terroristi detenuti: il rifiuto del processo, il tentativo di rovesciare i ruoli e di vestire i panni dell'accusatore. Tanto è vero che le uniche parole pronunciate come un monotono ritornello, dal capo delle Br davanti agli inquirenti sono: -Mi dichiaro prigioniero politico*. La catena dei delitti è lunga, la lettura dei capi d'imputazione richiede molto tempo, circa quattro ore. Poco dopo le 17 Moretti torna nella cella di sicurezza della caserma Sant'Ambrogio. Lo vediamo passare in via Fatebenefratelli all'uscita dalla questura. E' su un furgone blindato, circondato da una ventina di agenti. Seguono il furgone due «Alfette» con funzionari della Digos e altri poliziotti. Moretti getta uno sguardo distratto verso la strada e il gruppo dei cronisti, gli auto- mezzi raggiungono piazza Cavour e scompaiono inghiottiti dal traffico. Ora è il turno di Enrico Fenzi, più brevi per lui le contestazioni, ma cariche di significato: il docente genovese è accusato di banda armata e dell'organizzazione del sequestro d'Urso e dell'omicidio Galvaligi, i due delitti che hanno caratterizzato la criminale attività delle Brigate rosse nella capitale durante l'inverno scorso. Fenzi non è dunque personaggio di secondo piano. Le accuse sanzionano il suo ruolo di dirigente della organizzazione eversiva e terroristica, un ruolo quasi identico a quello ricoperto da Moretti e dal latitante professor Senzani. Anche Fenzi. secondo le sommarie, frammentarie notizie che si posssono raccogliere, rifiuta di sottoporsi al processo. Eppure Moretti nelle poche frasi pronunciate subito dopo il suo arresto e nel testo della lettera inviata al presidente della corte di assise in cui chiedeva di essere ammesso alle udienze del dibattimento «Gap-Feltrinelli», per continuare la lotta accanto agli altri detenuti, è parso poco propenso ad accettare il ruolo di capo, di organizzatore e dirigente. -Non sono quello che vi immaginate* ha detto. Che cosa significa ciò? Una tattica difensiva adottata per tentare di sminuire le proprie responsabilità e di ottenere una riduzione della pena? Un'ipotesi di questo tipo è inaccettabile e lo dimostra in modo inequivocabile il successivo comportamento dell'imputato. Chi ha seguito e diretto per lungo tempo le indagini sul terrorismo armato sottolinea che da un lato il capo delle Br vuol sminuire l'importanza dell'operazione compiuta dagli investigatori, dall'altro intende riproporre, pur nel momento di una sconfitta rilevantissima e forse proprio a causa di ciò. l'immagine di un'organizzazione criminale solida, capace di autoriprodursi e di resistere nei momenti critici. Sicché l'arresto di una singola persona deve apparire trascurabile Clemente Granata

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