La Regione ha approvato giovedì la legge di Liliana Madeo

La Regione ha approvato giovedì la legge La Regione ha approvato giovedì la legge Sardegna: la rivoluzione si chiama «bilinguismo» «La questione della lingua esprìme tensioni e distanze sociali, come l'arretratezza e la disperazione di chi non trova lavoro», ^iiceJAntoneJloMat^ docente universitario DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SASSARI _n Consiglio regionale sardo ha riconosciuto la parità giuridica della lingua sarda con quella italiana. Il provvedimento adesso passa all'esame del Parlamento nazionale. La decisione ha valore storico. Parte da un'iniziativa popolare, che risale al '78. Si è scontrata con diffidenze e chiusure dei partiti popolari. Ha aperto un aspro scontro all'interno della nuova maggioranza di sinistra. L'approvazione degli articoli votati è frutto di lunghi patteggiamenti. La de ha concesso di libertà di coscienza ai suoi consiglieri al momento del voto. Sul tema del bilinguismo i partiti si sono trovati a misurarsi con un movimento d'opinione che si è gonfiato via via, coinvolgendo classi sociali, movimenti politici e culturali che mai di questo problema avevano fatto un loro cavallo di battaglia. •Caro Direttore, le inviamo il n, 10 del nostro giornalino intitolato Storia del popolo sardo. Noi non abbiamo trovato libri di storia in Sardegna adatti ai bambini e perciò abbiamo pensato di fare questo giornalino da distribuire in tutte le classi della nostra scuola. Purtroppo, così come avviene per la lingua, anche la storia sarda viene bandita dalle nostre scuole. Studiamo sempre la storia dei popoli vincitori, cioè di quelli che ci hanno sempre dominato, ma non conosciamo la nostra storia. Secondo noi questo è assurdo». Cosi i bambini della 5* A di Nurri, provincia di Nuoro, scrivono al direttore di un giornale locale, accludendo le loro «dispense» di storia: testo in italiano, vignette di commento — a volte satiriche — con didascalia in sardo. In questo paesino che si trova nel cuore della Sardegna è diventato già operante, evidentemente grazie a insegnanti attenti in modo particolare al tema, quanto sostengono i teorici della questione della lingua e cultura sarda, pur nella gamma delle posizioni che li dividono. La punta più avanzata fra questi teorici è rappresentata dai gruppi che hanno sostenuto la proposta di legge di iniziativa popolare, presentata nel '78 e oggi in discussione, che si prefigge l'introduzione in Sardegna di un «bilinguismo perfetto-. Nell'80, quando il movimento di opinione si era gonfiato in maniera ormai incontenibile, anche de e pei hanno presentato due proposte di legge in materia, molto più sfumate, in cui non si parla di -bilinguismo» ma di «integrazione-: basterebbe però che una delle due andasse in porto, per assistere a una vera rivoluzione nelle scuole sarde. L'art. 22 del testo democristiano dice che ogni materia d'insegnamento — dall'italiano all'educazione musicale — deve essere integrata dall'insegnamento parallelo di come quella stessa materia si è sviluppata in Sardegna. L'art. 23 aggiunge: «La lingua sarda nelle sue varietà locali diventa parte integrante dell'educazione linguistica, al fine di valorizzare il patrimonio etnico-linguistico sardo e per favorire l'acquisizione della lingua italiana-. La proposta di legge comunista mette l'intera questione della sperimentazione linguistica e del recupero dell'identità sotto l'egida dell'Irrsae, l'Istituto regionale per la ricerca, la sperimentazione e l'aggiornamento educativo, che è il massimo organismo pubblico in Sardegna nel settore dell'istruzione. Ai ritardi, alla cautela, alle perplessità con cui si sono mossi su questo terreno i due maggiori partiti, corrispondono poi acute contraddizioni al loro interne. Gramsci aveva scritto: • Ogni volta che affiora la questione della lingua, significa che si sta imponendo una serie di altri problemi: la formazione e l'allargamento della classe dirigente, la necessità di stabilire rapporti sempre più intimi e sicuri fra i gruppi dirigenti e la massa popolare nazionale, cioè di riorganizzare l'egemonia-. Antonello Mattone, storico, docente all'università di Sassari, comunista, commenta: • Come sempre nella stona isolana, l'acutizzarsi della discussione sulla lingua è l'indice di una più generale radicalizzazione della questione sarda in termini economici, sociali, politici. Non è un caso che ad ogni svolta e crisi decisiva della società isolana vengano rimessi in discussione i contenuti stessi dell'autonomia, i suoi poteri, la sua reale capacità di incidere nello sviluppo economico e di aprire nuove prospettive alla Sardegna. La questione della lingua esprime tensioni e istanze sociali che vanno al di là di una discussione accademica. A monte c'è l'arretratezza dei nostri paesi, la disperazione di chi non trova più lavoro, le contraddizioni laceranti da cui è investita la Sardegna. C'è la crisi di un modello di sviluppo e il fallimento della rinascita-. In casa de le differenziazioni sono ancora più stridenti. Un ex deputato, Lilliu. scrive sulla rivista bilingue Nazione Sarda che se alla prima repubblica in Italia succede la seconda repubblica, la cosa tocca ben poco la Sardegna, che appunto è Sardegna. In Consiglio regionale, l'on. Isoni ha fatto un appassionato intervento, nel dibattito sulla fiducia, nella varietà gallurese-monteacutina del sardo. E dall'ufficio di presidenza è venuto il veto a tali sortite. Ma è stato anche il decano dei democristiani. Masia, ad aprire in Consiglio regionale le cele¬ brazioni del trentesimo dello statuto, nel febbraio '78, con alcune battute in sardo. E sempre due democristiani. Soddu e Roich, sono stati i primi ad usare in Consiglio regionale l'impegnativa dizione di «nazionesarda-. Nella situazione attuale della Sardegna, «la stessa di tutte le minoranze d'Europa e del mondo, nate nelle sacche dello sviluppo del capitale-, c'è anche chi vede motivi per nutrire una qualche speranza di uscire dalla subalternità. Per il prof. Leonardo Sole, linguista, docente all'università di Sassari, «un possibile veicolo di salvezza lo si rintraccia seguendo quel filo rosso che collega le minoranze emarginate, la loro sofferenza, la loro ribellione, la volontà di gente che riprende consapevolezza della propria storia e vuole vivere sui propri codici-. Liliana Madeo

Persone citate: Antonello Mattone, Gramsci, Isoni, Leonardo Sole, Lilliu, Masia, Soddu