I 108 minuti di Gagàrin

I 108 minuti di Gagàrin VENT'ANNI FA IL PRIMO UOMO VOLO' OLTRE LATMOSFERA TERRESTRE I 108 minuti di Gagàrin Tanto durò l'impresa che lo portò intorno alla Terra - La navicella superò i trecento chilometri dì altitudine e i 28 mila chilometri Torà - «Appena accesi i motori una forza irresistibile mi teneva inchiodato al sedile» - Il menù durante il volo Vent'anni fa, il 12 aprile 1961, un comunicato di quattro righe dell'agenzia Tass informava il mondo, con studiata concisione, che un uomo, un russo, si era sollevato al di sopra dell'atmosfera e — privo di ogni gravezza terrestre — aveva compiuto in poco più di ottantanove minuti primi un giro completo intorno al pianeta. Poi era atterrato, sano e salvo, in qualche parte dell'Asia centrale. Poi si preciserà che era sceso invece nei pressi di Saratov, sul Volga. L'impresa di Yuri Gagàrin, il ventisettenne maggiore d'aviazione e collaudatore-pilota. scelto da un misterioso regista a diventare il primo «spaziale» della storia (anche qui si saprà solo alcuni anni più tardi che si è trattato dell'accademico Sergej Korolev, progettista capo dell'astronautica russa), faceva seguito ad altre imprese che assegnavano allora all'Unione Sovietica l'indiscusso primato nell'avventura cosmica dell'umanità: il lancio del primo Sputnik senza uomini a bordo, ma con soltanto una radio dal potente bip-bip (4 ottobre 1957), il volo del Lunik 3 (4-10 ottobre 1959) che era andato a fotografare la faccia nascosta della Luna, l'invio in orbita della cagnetta Laika. destinata a sacrificarsi, il successivo invio di un altro animale, il cane Cernuska, felicemente recuperato -in perfetta normalità fisiologica-. Era chiaro, dunque, che presto sarebbe toccato all'uomo avventurarsi .sulla via delle stelle», come si diceva allora con presuntuoso entusiasmo. Eppure il volo di Gagàrin destò ovunque un'impressione enorme, un senso di sorpresa. Veramente l'uomo non era più legato a questo pianeta biancazzurro? Sappiamo oggi quanto sia lungo, e difficile, il cammino. Ma l'impresa progettata dai tecnici di Baikonur, il «cosmodromo» del Kazakstan ancor oggi vietato agli stranieri tranne che per poche «visite guidate», e voluta da quel maestro delle public relations che fu Nikita Kruscev, segna veramente l'inizio dell'era spaziale. Ma torniamo a quel 12 aprile di vent'anni fa. Il veicolo spaziale di Gagàrin, denominato Vostòk (Oriente, nel senso di aurora) pesava 4725 chilogrammi, compresa una parte dell'ultimo stadio del razzo vettore. Venne lanciato in un'orbita decisamente ellittica (175 km di perigeo e 302 di apogeo, con 65 gradi 4 primi e 12 secondi di inclinazione sul piano equatoriale) alle ore 1,07 locali e ricuperato, dopo un'orbita completa intorno alla Terra, intorno alle 2.55, cioè dopo 108 minuti di volo, dei quali quasi 90 trascorsi nell'orbita circumterrestre. Gagàrin era stato scelto ufficialmente per il volo soltanto il giorno prima da un'apposita commissione di Stato, dopo un lungo ballottaggio con Gherman Titov. Il razzo è posto sulla rampa di lancio il giorno X meno uno. Alle 13 Gagàrin saluta con un breve discorso il personale di terra della base (i russi sono molto formalisti in ogni occasione), poi si reca alla palazzina dei servizi sanitari per un ultimo controllo medico: pressione 115-160, cuore 64 pulsazioni, temperatura 36,8. Perfetto. Gli spiegano anche quale sarebbe stato il suo menù durante il volo: 160 grammi di purea di legumi. 160 grammi di paté di carne, 160 grammi di cioccolata fusa. Dormi, dirà lui stesso, -come un bambino-. -Appena accesi i motori, racconterà poi ancora Gagàrin, cominciai subito ad accorgermi che l'accelerazione cresceva. Una forza irresistibile mi teneva inchiodato al sedile. Nel muovere braccia e gambe provavo una sensazione di dolore. Nonostante ciò, l'accelerazione era pur sempre inferiore a quella che ci avevano insegnato a sopportare nelle sedute di allenamento. Anche le vibrazioni erano meno intense. Il razzo aveva ormai attraversato gli strati densi dell'atmosfera e l'ogiva terminale si staccò automaticamente da esso. Fu cosi che potei scorgere, per la prima volta, la Terra. -Durante il volo, non mi ero mai sentito solo. La radio mi teneva legato al mio Paese con un filo vitale invisibile. Nello spazio potevo lavorare, ricevere ordini, trasmettere quasi senza interruzione informazioni sul funzionamento di tutti gli apparecchi di bordo. Tutto avveniva secondo i piani prestabiliti...-. II racconto di Gagàrin è conciso. Non altrettanto scarni saranno i commenti degli osservatori, dei tecnici. Ormai si tratta di realtà entrate per cosi dire nella coscienza comune, allora erano rivelazioni, fatti nuovi che sembravano assurdi alla gente, quasi opere di magia. La mancanza di peso, soprattutto, l'uomo che si libra nella sua chiusa navicella d'acciaio e che può stare in piedi o coricato o a testa in giù e non se ne accorge, perché nello spazio non c'è né alto né basso. Gli oggetti che «galleggiano, nel vuoto accanto a te, i liquidi da sorbire da un tubetto perché altrimenti si dissolvono nel vuoto. Il cielo che appare al di là degli oblò d'un nero assoluto, con tante stelle che risplendono come diamanti dai diversi colori. Il rapido succedersi di aurore e tramonti, l'altrettanto rapido passare dello sguardo sulla Terra che trascorre vicina, ecco ora siamo sul Sahara, ecco è già l'oceano, poi di nuovo la terraferma, poi di nuovo l'oceano. Questa, la nuova frontiera aperta da Gagàrin. la dimostrazione pratica (anche se il volo durò soltanto un'ora e mezzo) che l'uomo può sopravvivere nello spazio, lavorare, comunicare con la base a Terra, essere visto dalla base stessa mediante le telecamere, resistere anche a tutti quei diòturbi (allucinazioni iniziali, turbe al meccanismo labirintico dell'orecchio, decalcificazione, difficoltà peristaltiche) che la medicina spaziale oggi affronta con sufficiente sicurezza. Gagàrin è stato il primo, il pioniere, il pilota della caravella che ha varcato l'Atlantico. Come tanti pionieri, la sua estate felice è stata breve. Morirà, il 27 marzo 1968. il giorno stesso del suo compleanno, in un banale incidente aereo. Umberto Oddone

Persone citate: Gherman Titov, Nikita Kruscev, Sergej Korolev, Umberto Oddone, Yuri Gagàrin

Luoghi citati: Unione Sovietica