Non disse alla moglie che sarebbe partito di Fabio Galvano

Non disse alla moglie che sarebbe partito Non disse alla moglie che sarebbe partito Lo racconta Valentina Gagàrina nel libro «108 minuti e un'intera vita» - Il primo incontro con la «Vostòk», scomoda sfera con un piccolo oblò: «Tornò a casa eccitato, i suoi occhi brillavano» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — «Da allora sono passati vent'anni. Già venti. Ma in famiglia ricordiamo quel giorno d'aprile come se fosse ieri. A dire il vero non compresi subito che cosa il nostro Yuri avesse fatto quel 12 aprile. "Per la prima volta al mondo", scrivevano i giornali. "Per la prima volta al mondo", diceva la radio. E il suo nome era dovunque». La grande avventura di Yuri Gagàrin. di quella solitaria orbita terrestre durata 108 minuti dalla quale ebbe avvio l'era spaziale, rivive in un libro (108 minuti e un'intera vita) che la moglie del primo cosmonauta. Valentina, ha scritto per il ventesimo anniversario dell'impresa. Dal marzo 1988, quando il marito morì durante un volo d'addestramento con un aereo militare, Valentina Gagàrina vive con le due figlie Elena (22 anni) e Galina (quasi 20, nacque poco dopo l'impresa spaziale del padre) nella -Città delle stelle-, poco distante da Mosca. La sua è un'esistenza ritirata: respinge regolarmente le richieste di interviste, vive con gli onori che il Cremlino decretò per il suo -eroe-. Il regime la riscopri quando Armstrong andò sulla Luna, per farle augurare ogni bene agli J americani, e nuovamente oggi \ per il grande anniversario che l'Urss celebra con la fanfara delle grandi occasioni. Riviviamo con lei, attraverso le pagine del libro, la grande avventura di Yuri Gagàrin. Il primo incontro con la navicella Vostòk, per esempio, quella scomoda sfera con un piccolo oblò. «Era l'estate del 1960. Un giorno Yuri tornò a casa tutto eccitato. I suoi occhi brillavano, e non cessava di sorridere. Non disse una parola, ma sapevo che non vedeva l'ora di spartire con me la sua felicità. "Qualcosa d'interessante oggi?", gli domandai. "Abbiamo visto la navicella spaziale". "Che navicella?". "Quella su cui uno di noi volerà". "Tu?". "Chissà, ma non importa. Siamo stati nell'ufficio di Sergej Korolev, capo dei progettisti. Ci hanno fatto vedere in giro. Lavoravano senza sosta alla navicella. Più che una navicella è una palla, una grossa palla. (...) Poi ci è stato chiesto se qualcuno voleva dare un'occhiata dentro e infilarsi nella cabina e io ho domandato: posso?". "Te lo hanno permesso?". "SI. tutti l'abbiamo provata". E così fu il primo a entrare in quella navicella. Esitò un attimo. Si guardò le scarpe e si fermò. Poi se le tolse e entrò scalzo. Si diede un'occhiata attorno, esaminò e toccò tutto. Usci e diede il suo verdetto: "Charashò". tutto bene. Non so quando fu fatta la scelta finale del primo cosmonauta. (...) Ma molti anni dopo seppi che proprio quel giorno, vedendo Yuri cosi eccitato, nel momento in cui domandava "posso?", Sergej Korolev diede una gomitata a uno dei suoi collaboratori e disse: "Quello sarà probabilmente il primo a volare"». Valentina Gagàrina ricorda il marito come «un uomo sempre nell'ingranaggio della vita». E spiega: «Una volta lesse le parole di Maksim Gorkij: "Ci sono soltanto due tipi di vita: quella che fa marcire e quella che consuma. I vigliacchi e gli avari sceglieranno la prima, i coraggiosi e i generosi la seconda". Divenne una sorta di criterio al quale subordinare tutte le sue azioni». Ecco il Gagàrin allegro e spregiudicato, coraggioso, il Gagàrin che fu scelto come -primo ambasciatore- dell'Urss nel cosmo per una serie di qualità attentamente vagliate da Evghenij Karpov. primo direttore del centro di addestramento, ed elencate dalla moglie: «Patriottismo illimitato, fede assoluta nel successo del volo, eccellente salute, inestinguibile ottimismo, intelletto flessibile e inquisitivo, coraggio e decisione, pignoleria, inventiva, autocontrollo, semplicità, modestia, grande calore umano e rispetto per gli altri». «108 minuti, scrive Valentina. Sovente cerco di soppesarli sulla scala dei 34 anni della sua vita. Non so se sia possibile paragonare avvenimenti cosi dissimili l'uno dall'altro, dissimili come il movimento e il riposo. Un giorno o un anno della vita sono diversi da un altro giorno o un altro anno. Ma sono uguali come quantità di sforzo umano, e il loro limite è fissato dal lavoro e dalla posizione che uno ha fra coloro che fanno questo lavoro. «Ci furono momenti in cui egli osservò la sua strada nella vita dall'altezza di ciò che aveva fatto? Non credo. Io ritengo che sia sempre rimasto esattamente come era prima del volo, proprio perché non si guardava alle spalle. Preferiva guardare avanti. Era la sua natura. Ora ammiro il suo ritratto. Gli occhi luminosi e brillanti. Le labbra sorridenti e le rughe agli angoli degli occhi, anch'essi sorridenti. Mi sembra che sia qui. con noi. E' semplicemente uscito, andato da qualche parte, e presto ritornerà-. Co me quel giorno che divenne il primo uomo nello spazio e alla moglie non disse niente perché non temesse. Fabio Galvano

Persone citate: Armstrong, Karpov, Maksim Gorkij, Sergej Korolev, Valentina Gagàrina, Yuri Gagàrin

Luoghi citati: Mosca, Urss