Tribunali militari: evitato referendum del 17 maggio? di Giuseppe Fedi

Tribunali militari: evitato referendum del 17 maggio? li provvedimento dovrebbe passare in sede legislativa Tribunali militari: evitato referendum del 17 maggio? ROMA — La via per evitare il referendum sui tribunali militari è spianata. «Se non sorgeranno intoppi la legge passerà prima del 17 maggio» informa il socialista Felisetti. -Abbiamo vinto a tavolino, salvo sorprese e ripensamenti, ma eravamo pronti al 'match' elettorale» commenta il radicale Cicciomessere. «E' una buona soluzione — fa sapere Lelio Lagorio —. Il ministero della Difesa vi ha direttamente partecipato». 'Un gran bel passo avanti per chi da anni si batte per una giustizia militare degna di tal nome» — incalza Falco Accame. Le commissioni congiunte Difesa e Giustizia sono orientate ad approvare il provvedimento in sede legislativa prima di Pasqua. Potrebbe essere cosi evitata la discussione in aula a Montecitorio con relative insidie. Una risposta in questo senso si avrà martedì. Quindi sarà la volta di Palazzo Madama dove sarebbe già stata raggiunta un'intesa di massima per varare la riforma prima della tornata referendaria di maggio. Dice Cicciomessere: -Il nostro sì è intervenuto dopo l'impegno preso dai relatori, il comunista Martorelli e il de Stegagnini di presentare due emendamenti al testo del governo nella direzione auspicata dai radicali». Quali sono queste innovazioni? -Si tratta del congelamento dell'organico dei magistrati militari all'attuale livello (circa 80), accantonando la proposta governativa di portarlo a 101, e dell'abolizione della speciale sezione mista della Corte di Cassazione, composta da giudici militari e civili, per demandare alle ordinarie sezioni "laiche" della suprema corte anche il ricorso sui reati militari». Il punto essenziale della riforma della giustizia militare è l'istituzione del grado di appello. Il sistema attuale prevede un giudizio di primo grado e il ricorso al tribunale supremo, formato esclusivamente da ufficiali delle forze armate. Con la nuova legge, sul modello della giustizia civile, verrà introdotto il doppio grado di giudizio e il ricorso per Cassazione, mentre il tribunale supremo militare non ci sarà più. Molto più incerto, invece, si presenta il futuro della legge di riforma dell'ergastolo che eviterebbe anche questo referendum. La maggioranza, secondo voci raccolte a Montecitorio, sarebbe disposta ad accogliere sostanzialmente le richieste dei radicali. La «celere approvazione» delle leggi sui due temi referendari dovrebbe andare di pari passo con «un atteggiamento meno intransigente» del pr sulla istituzione dell'anagrafe patrimoniale dei parlamentari (già approvata a Palazzo Madama e sul raddoppio del finanziamento pubblico dei partiti, attualmente all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera). Un accordo di natura squisitamente politica, sul quale tuttavia gravano una serie di pesanti incognite. Se i missini non vogliono sentir parlare di abolizione del carcere a vita, i radicali, favorevoli a modificare per via legislativa le norme di cui hanno chiesto l'abrogazione, non paiono affatto disposti ad accettare «accordi sottobanco». Adelaide Aglietta è categorica: -Non venderemo l'ergastolo in cambio di un'altra cosa». Saranno le urne a decidere sull'abolizione o meno dell'ergastolo? I margini per una soluzione legislativa in tempo utile, prima cioè del 17 maggio, sono ristretti. Consapevole degli ostacoli da superare. Lelio Lagorio auspica una soluzione in extremis. - Visto il buon esito del risultato raggiunto sui tribunali militari dice il ministro della Difesa — penso che lo stesso animo e la stessa procedura potremmo mettere anche sulla questione dell'ergastolo che, volendo, si può abolire sostituendolo con una pena prolungata». Giuseppe Fedi

Persone citate: Adelaide Aglietta, Cicciomessere, Falco Accame, Felisetti, Lelio Lagorio, Martorelli, Stegagnini

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