Processo Feltrinelli: Moretti alla Corte «Sono imputato e voglio essere presente» di Marzio Fabbri

Processo Feltrinelli: Moretti alla Corte «Sono imputato e voglio essere presente» Inutile lettera del capo Br ai giudici, la sua posizione è stata stralciata Processo Feltrinelli: Moretti alla Corte «Sono imputato e voglio essere presente» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Il procuratore generale Serafino Chiella sta sviluppando la sua requisitoria al processo d'appello GapFeltrinelli-Curcio. Si sta per mettere la parola fine su episodi degli inizi dell'attività delle Brigate rosse e di altri gruppi eversivi, molto probabilmente alle radici dei dieci anni di sangue che sono seguiti e le cui fasi differenti sono riassumibili in tre nomi che in aula risuonano di continuo: Feltrinelli, morto nel '72; Curcio, in carcere dal '76, e Mario Moretti, caduto in trappola solo sabato scorso. Eppure in aula ci sono solo 4 avvocati e due persone di pubblico: neppure un imputato pensa che valga la pena rimanere sino alla fine. Veramente ce ne sarebbe uno che insiste per venire ma ormai ia sua posizione è stata stralciata dalle altre e sarà processato da solo. Si tratta proprio di Moretti e naturalmente il suo atteggiamento è solo strumentale: lo fa per sottrarsi all'isolamento cui è costretto in questura dal momento dell'arresto e per poter incontrare gli amici, in particolare Renato Curcio Cosi -Moretti Mario», come si firma, scrive una lettera al presidente del collegio che ha rinunciato a giudicarlo: -Venuto a conoscenza che è in corso presso la Corte d'assise d'appello il processo Gap-Feltrinelli in cui, mi si dice, sono imputato, è mia intenzione presenziarvi personalmente benché sia ormai ampiamente dimostrato che il processo storico della guerra di classe non può essere giudicato nelle aule dei vostri tribunali. In quanto militante comunista delle Brigate rosse — aggiunge Moretti — intendo essere presente assieme ai miei compagni alla battaglia, per quanto piccola e insignificante possa essere, che mi vede coinvolto. Rinnovo pertanto la richiesta di essere riunito agli altri compagni di questo processo e di presentarmi in aula. In qualità di combattente comunista — conclude — non posso delegare a nessuno il compito che mi spetta e ancor meno a un avvocato, sia esso di fiducia o di ufficio». Il resto è riassumibile in breve. Per i 15 imputati rimasti sono state sollecitate sostanzialmente le stesse pene inflitte in primo grado diminuite delle condanne che si riferivano a reati minori in prescrizione o coperti da amnistia. Ecco le richieste: per Carlo Fioroni, all'epoca ben lontano dall'essere pentito e che doveva ancora rapire a scopo di estorsione l'amico e compagno Carlo Saronio, 4 mesi per ricettazione di documenti di identità (4 mesi in assise); per Enzo Fontana conferma dei 3 anni per detenzione d'arma (due anni dopo quella detenzione uccise un agente e per quello ha una condanna a 27 anni); per Umberto Farioli due anni e tre mesi (2 e otto mesi in primo grado) per detenzione di arma; per Franco Marinoni e Verena Vogel conferma dell'applicazione dell'amnistia; per Giorgio Semeria la conferma di 3 anni e 4 mesi; per Giacomo Cattaneo la riduzione da 4 anni e sei mesi a 4 anni e tre mesi per il sequestro del dirigente della Sit-Siemens Idalgo Macchiarmi; per Augusto Viel 3 anni e 4 mesi come in primo grado; per l'avvocato Giovanni Battista Lazagna 4 anni contro i 4 e sei mesi; per Giuseppe Saba già uomo di fiducia di Feltrinelli 4 anni e 8 mesi invece dei 5 anni dell'assise; per Pierluigi Zuffada. Attilio Casaletti e Renato Curcio, in relazione all'evasione di quest'ultimo dal carcere di Casale Monferrato, 5 anni e 10 mesi (6 anni); per Marinella Gassa assoluzione con formula piena (insufficienza di prove); Marzio Fabbri

Luoghi citati: Casale Monferrato, Milano