Scomodi testimoni della società

Scomodi testimoni della società Scomodi testimoni della società Trecento barboni (forse 400) per le strade di Torino - Non c'è una soluzione globale ai loro problemi e così vagano soli nell'indifferenza I barboni a Torino sono trecento, forse quattrocento: un censimento non è mai stato fatto. Ogni tanto ne arriva uno da lontano a infoltire la schiera (pare che ci siano più vagoni sui binari morti a Porta Nuova che altrove. E questo vuol dire più possibilità di ricovero). Vivono nell'ombra. Un prete che si occupa di loro, don Mario Foradini, parroco di S. Secondo, dice, senza mezzi termini: «Ai poltici l'argomento non interessa». II problema non sarà di grande dimensione, ma non si può ignorarne la portata umana. E' esploso da poco, probabilmente nel modo sbagliato, in una specie di guerra tra Comune e ospizio privato, tra burocrazia ed eccessi ideologici. Da un lato si voleva chiudere l'asilo notturno, dall'altro l'amministrazione comunale era accusata di non aver mantenuto la promessa di creare tre centri sociali. E' dovuto intervenire d'autorità il prefetto con un'ordinanza perentoria: o tenete aperto l'asilo di via Ormea. oppure lo requisisco. Ma un foglio di carta bollnta o un telegramma non corregge né elimina la presenza scomoda di cittadini di serie inferiore, nessi in fondo alla classifica forse per comodità. E proprio vero che il numero fa la forza, ed è altrettanto vero che i più poveri, specialmente se sono pochi, rischiano l'indifferenza. Una decina appena sono i «rilosoti della strada», quelli che hanno scelto la panchina e la minestra della carità per vocazione. Gli altri portano, dentro i loro stracci, tribolazioni mai confessate: sono i testimoni impassibili di giorni che si annunciano con disamore e qualche crudeltà (è di pochi mesi addietro io .ium.a ui un baibone «incendiato» per gioco da un paio di mascalzoni). L'età media supera i quarantanni, sono parchi di parole con i curiosi, coltivano in silenzio le malattie, specialmente l'alcolismo parecchio dilfuso. Tra i relitti, quelli che la società considera tali, vaga dalla stazione alla panchina anche una dozzina di donne. Una piccola corte dei miracoli che campa di carità. Non sollecitano aiuti perché manca loro la forza di credere in qualcosa che valga la pena Del resto se sono cosi vuol dire che hanno perso il coraggio di qualsiasi fede. Non rifiutano tuttavia una mano amica, ma ci si continua a interrogare su chi debba tenderla. Sfiorando un giorno questo argomento un lettore ha scritto: perché non prenderli in casa? La proposta dà la misura della miopia, il problema appartiene a tutti, è collettivo e il ricorso al privato e l'alibi dell'egoismo. E' anche vero che non basta indignarci ogni tanto, inviare messaggi nella bottiglia: non basta l'ordinanza del prefetto o lo scontro fra consiglieri in Comune. Non basta infine promettere un rifugio e passare in tondo alla graduatoria degli impegni questo, perché coinvolge solo qualche scarto umano. Lo scorso anno cinque barboni sono morti di freddo. Alla televisione don Foradini ha raccontalo la storia di uno che vive (si fa per dire) lungo la Stura in una capanna infestata dai topi Questi rapidi Masti dovrebbero se non altro servire a non farci ammalare del sospetto che tutto può impunemente accadere p.p.b.

Persone citate: Foradini

Luoghi citati: Torino